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Black Mirror

Da qualche tempo a questa parte sto cominciando a seguire i consigli e i suggerimenti dei ragazzi della fanpage, in una sorta di “do ut des”. Io li riempio di cazzate su libri, film, fumetti e telefilm sul blog, sul sito, sul forum e su facebook, e loro in cambio mi indicano sempre qualcosa di buono da vedere, leggere e ascoltare. Fin’ora è andata sempre bene, tutto ciò che mi è stato consigliato è sempre stato oltremodo gradito. Sarà anche perché ormai mi hanno “inquadrato”.

Perciò dopo insistenti spinte a vedere Black Mirror ho ceduto e l’ho visto.
Serie britannica dello scorso anno, si è rivelata un piccolo pugno nello stomaco. L’ideatore della serie è tale Charlie Brooker, il papà di quello che so essere un capolavoro, Dead Set (è in lista anche questo).

Il titolo è già un programma – oltre che molto iconico -: Black Mirror.
Sin da subito mi ha fatto pensare agli schermi spenti delle nostre tv al plasma, degli smartphone, dei pc, dei tablet. Soprattutto tenendo conto che il cuore pulsante della serie è la “tecnologia” che diventa “dannosa”. E a quanto pare la spiegazione del titolo è proprio quella (a visione ultimata ho fatto qualche ricerca e sono incappato in un’intervista all’autore, che specificava proprio il rimando a quegli oggetti spenti).

Ma di cosa parla nello specifico questa miniserie?

Ci sono tre episodi differenti tra loro, ognuno dei quali ambientato in diverse “realtà”, più o meno verosimili. Ognuno di questi episodi indaga a fondo in quello che potremmo tranquillamente chiamare “lato oscuro della tecnologia”, dove i media tradizionali sono ormai piegati alla velocità dei social network, dove la vita è finalizzata alla partecipazione di un reality show che può letteralmente cambiare tutto, e dove avere accesso, in ogni istante, ad ogni preciso ricordo può essere una maledizione.
Tecnicamente non c’è nulla di nuovo né di eclatante nella critica che Black Mirror vuole fare alla società contemporanea.

Sappiamo tutti come sono diventati i media, come programmi quali reality show possono condizionare la vita di una fetta della popolazione e come l’utilizzo di social network e affini, in certi casi, siano diventati (in un certo qual modo) dannosi perché in molti li utilizzano come veri e propri sostituti della propria memoria.
Rimane il fatto che le storie contenute nei tre episodi di Black Mirror colpiscono.
Fanno comunque riflettere.
E alle volte fanno star male suscitando schifo e sdegno.

[Occhio agli spoiler(ini-ini), d’ora in poi]

È il caso, ad esempio, del primo episodio, The National Anthem.
La principessa Susannah, idolo della nazione (una sorta di Lady D.), è stata rapita. Le condizioni del suo rilascio sono semplici: il Primo Ministro, in diretta tv e streaming, deve avere un rapporto sessuale completo…con un maiale entro le 4 del pomeriggio. Qualsiasi infrazione a questa (semplice?) regola condannerà a morte la principessa.
Dei tre episodi è sicuramente quello ambientato nel mondo più “simile” al nostro. La critica al mondo dei media, ormai superati in tutto e per tutto dalla velocità dei social network è lampante. Se un tempo uno stato poteva imporre il silenzio stampa su fatti dichiarati top secret, oggi basta un tweet, uno status aggiornato su facebook o un video su Youtube (come quello in cui viene mostrata la principessa rapita mentre detta le condizioni del riscatto) per diffondere una notizia e far sì che questa diventi virale.
Inoltre lo spettatore viene messo comunque di fronte ad una scelta, sin dall’inizio: se succedesse veramente una cosa del genere, il programma con il Primo Ministro che fa sesso col maiale lo vedrebbe oppure no?

Immaginate se al suo post ci fosse Silvio...

15 Millions Merits invece è ambientato in un prossimo futuro. Qualcosa è cambiato nello status quo mondiale e gli individui adesso devono fare “la loro parte” producendo energia pedalando su delle cyclette, in modo da accumulare punti che potranno essere spesi per il proprio sostentamento e per l’acquisto di beni utili solo per abbellire il proprio avatar. A ciò si aggiunge il fatto che tutti vivono in cubicoli/prigione che proiettano ininterrottamente spot di reality show, video porno e programmi dal dubbio gusto, che hanno lo scopo di tenere sedate le coscienze e fare il più classico dei lavaggi del cervello. Il protagonista della puntata però non ci sta, soprattutto quando in questo mondo “fittizio” si imbatte in qualcosa di reale: la bella voce di una sua compagna, della quale si innamora, e alla quale regala il biglietto per partecipare ad Hot Shot, il reality show più importante, che premia il merito e il talento e dà la possibilità di abbandonare prigione, cubicoli e cyclette per una vita nuova.
Le cose naturalmente sono destinate a precipitare…
Qui la critica al mondo dei reality show è diretta e feroce. Le persone, “i talenti” che si presentano per un provino altro non sono che carne da macello, galline dalle uova d’oro che si devono sfruttare e spremere fino alla fine, con giudici che vedono nei concorrenti solamente spettacolo ideale per aumentare il proprio prestigio e la propria popolarità.

Un mondo dominato da Grandi Fratelli e Marie de Filippi...brrrrr...

The entire story of you and me chiude il cerchio. Ci troviamo di fronte ad una società simile alla nostra, ma un filino più avanzata dal punto di vista tecnologico. Attraverso un chip installato dietro l’orecchio è possibile rivedere e rivivere i propri ricordi, nonché proiettarli su qualsiasi dispositivo multimediale. Si possono così riguardare feste, matrimoni, cene, appuntamenti, colloqui di lavoro. E perché no, anche i rapporti sessuali con i vecchi partner. Ed è proprio l’attenzione di certi particolari, e il lavoro “chirurgico” di ripescaggio dei ricordi che consente al protagonista dell’episodio di capire cosa sta succedendo nella sua famiglia.
Insomma, immaginate di avere nel cervello una timeline di facebook interattiva, e riuscite a capire quali potenzialità e implicazioni – e quale dannazione, secondo me – si potrebbero avere da una tecnologia del genere.

Rivere un ricordo a caso. Quello della trombata del 2004!

Di sicuro Black Mirror è stata una bella scoperta (e grazie a tutti coloro che me l’hanno consigliata). Le tre puntate si possono vedere facilmente in una serata, dato che, eccezion fatta per la seconda che dura un’ora, le altre si aggirano intorno ai 45 minuti.
Quindi, potreste darci tranquillamente un’occhiata.
Ne vale la pena.

8 commenti:

  1. Ce l'ho nella lista di cose da vedere da un bel pò di tempo. Grazie per avermelo ricordato! :D E quasi quasi mi riguardo pure Dead Set. Merita, merita.

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    1. Io quello lo devo recuperà. Di sicuro quest'estate con calma me lo guardo. :D

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  2. Questo non lo conoscevo, lo "addo" subito alla lista.
    Dead Set visto e beh, quello non lo si dimentica facilmente!

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    1. Come detto a Giovanni, Dead Set è nella mia lista. :D

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  3. Mi sono fermato prima degli spolierini, perché dicendo che è una mini-serie me lo avevi praticamente venduto! :D E poi essendo fatto dallo stesso creatore di Dead set... *O*

    Ciao,
    Gianluca

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    1. Diciamo che non rivelano nulla gli spoilerini, ma ho messo l'avviso perchè forse questa è una di quelle serie di cui meno si sa, meglio è. A scatola chiusa fa più effetto. :D

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  4. Ottima segnalazione, che arriva giusto a proposito quando Fringe è finito, SuperNatural non mi è piaciuto manco il pilot e di Touch mi sono stufato già al termine del secondo episodio.
    Scar... ehm, cerco e poi ti dico. Intanto grazie. ;)

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    1. Fringe prima o poi devo recuperarlo. A questo punto aspetto direttamente l'anno prossimo (che mi pare si conclude del tutto, vero?). Pensavo, oltre al già citato Dead Set, di recuperare Person of Interest. Dicono non sia male.
      Su Black Mirror, fammi sapere! :D

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