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Segnalazione: Heavy Rain

L'assassino dell'origami terrorizza un'intera città.
La polizia brancola nel buio. E una nuova vittima è scomparsa. La ricerca di Shaun Mars porterà quattro persone senza alcun legame tra loro a misurarsi con un pericoloso rompicapo, in cui ciascuno potrà porsi la medesima domanda: fino a che punto si è disposti a spingersi per amore?

Capolavoro.
Non si può dire nient'altro di questo "videogioco" (le virgolette sono d'obbligo).
Heavy Rain è un prodotto atipico nel panorama videoludico. Più che un videogame è un vero e proprio film interattivo, che ti tiene incollato dall'inizio alla fine.
Noi, ieri, non siamo riusciti a staccarci. L'abbiamo iniziato alle 2, e l'abbiam terminato a mezzanotte. Anche se "terminato" è una parola grossa.

La bellezza di Heavy Rain è che sei tu a decidere l'andamento della trama. Qualsiasi decisione presa durante la partita influenza pesantemente il prosieguo del videogioco, cambiandolo completamente e radicalmente.

So che ci sono almeno una ventina di finali alternativi e differenti.
Pian piano, col tempo, vedrò di giocarli tutti.

Per il momento posso solo consigliarvi questo gioiello, se avete una PS3.


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Silvio Forever: autobiografia non autorizzata di Silvio Berlusconi

Bene o male.
Purchè se ne parli.

Ho appreso poco fa (e ammetto di essere rimasto piuttosto perplesso) dell'uscita (quasi) imminente di questo Silvio Forever: autobiografia non autorizzata di Silvio Berlusconi.
Autori: Stella&Rizzo, assieme a Faenza&Macelloni.

Non posso non pensare alla scena de "Il Caimano" quando i protagonisti si domandano: "Un film su Berlusconi? Che bisogno c'è di un altro film su Berlusconi? Tanto, nel bene o nel male, Berlusconi ha già vinto!"

Più che altro mi domando: chi lo andrà a vedere questo film?

I "Berluscones"? No di certo.
Chi ha un'informazione "sufficiente" nei suoi confronti (mi ci butto nel mezzo)? Neppure (se sarà una biografia non autorizzata con tanto di collage di immagini straconosciute, andate su YouTube, troverete tutto quello che volete).
La classica "casalinga di Voghera"? Nemmanco.

Chi andrà, allora?
Quei "fastidiosi e celeberrimi" radical chic, dimodochè possano (stra)parlarne nelle loro conventicole e nei loro "circoletti"? Forse.

Fatto sta che io, di quest'uscita improvvisa, ribadisco, resto molto perplesso.
Chi sa, sa già.
Chi non sa, è perchè non vuole sapere. O fa finta di farlo.

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Italietta

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Top 5: Film

Una bella Top 5 sui film! Perchè no. Ne abbiamo stilata una sui libri, una sui manga, una sulle graphic novel, prima o poi doveva toccare alla "celluloide".
Naturalmente, come le tre precedenti Top 5, anche questa non ha pretese oggettive, segue solo le mie preferenze in materia cinefila, e non fa distinzioni tra i vari generi.

5° Posto: Hook, Capitan Uncino
Il tempo vola, Peter. E voli anche tu, vedo!
Il mio film dell'infanzia. Mi hanno sempre portato al cinema sin da bambino, anche a vedere roba abbastanza "pesantuccia" (penso a filmoni come "Schindler's List"; nonostante avessi 8 anni, mi piacque tantissimo). Hook, però, mi ha fulminato. Ho letteralmente consumato la videocassetta, e l'avrò visto almeno una volta a settimana per 2-3 anni consecutivi, tanto che lo so quasi tutto a memoria.
L'idea di fondo è geniale: cosa sarebbe successo se Peter Pan si fosse innamorato, avesse lasciato l'Isola che non c'è, e fosse diventato adulto, dimenticandosi completamente chi era stato un tempo? E cosa succederebbe se il suo acerrimo rivale, Capitan Uncino, decidesse di rapirgli i figli per costringerlo a tornare sull'Isola e battersi con lui una volta per tutte?
Sognante, epico, spettacolare!
Un film divenuto, col tempo, un cult! E colonna sonora da paura!

4° Posto: Nightmare 4: Il non risveglio
Obiettivamente non è il miglior Nightmare della saga (la palma d'oro va senza dubbio al primo e al terzo), ma è il mio preferito poichè a mio parere presenta la miglior caratterizzazione in assoluto di Freddy, che non è solo "il mostro" dei primi capitoli, e non è la macchietta dei 2 successivi. E' un'entita quasi onnipotente, "Il Signore dei Sogni" (non a caso, il titolo originale è proprio "The Dream Master" che tra un incubo e l'altro può permettersi anche di giocare con la vittima e concedersi qualche battuta a effetto.

3° Posto: Ritorno al futuro, Parte II
Passato, presente, futuro, universo alternativo, doppioni di sè stesso e paradossi spazio/temporali. Cosa si può volere di più da un film di "fantascienza"? Per quanto mi riguarda, il miglior film della saga. Senza contare che ha il più bel "finale" della trilogia (nonchè uno dei cliffhanger più azzeccati, spettacolari e divertenti di tutti i tempi).

2° Posto: Il secondo, tragico Fantozzi
Stesso identico discorso per Hook. Coi film di Villaggio ci sono cresciuto, tanto che guardare "un" Fantozzi con me è impresa ardua - conoscendo a menadito la quasi totalità delle battute di tutti i film -.
"Il secondo, tragico Fantozzi" è senza ombra di dubbio il migliore di tutta la saga. Montaggio spettacolare, episodi entrati ormai nell'immaginario collettivo - basta pensare a quello della celeberrima "corazzata Potiomkin" -, un Villaggio in forma smagliante, satira ferocissima e, per certi versi, ancora attuale.
Da vedere.
E se potete, recuperate anche i libri di Villaggio su Fantozzi. Meritano

1° Posto: C'era una volta in America
Può un solo film contenere tutto?
Sì, può. Il capolavoro assoluto di Sergio Leone contiene al suo interno tutto.
C'è vita. E c'è morte.
C'è odio. E c'è amore.
C'è Storia. E un pizzico di fantasia.
C'è amicizia. E c'è tradimento.
E c'è quella che ritengo la colonna sonora perfetta.
Capolavoro inarrivabile.
Punto.

E voi? Quali sono i vostri film preferiti in assoluto?

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One Piece - Eiichiro Oda

E' difficile parlare di One Piece.
Sarà che sono di parte, sarà che se ne parlo potrei essere tacciato di conflitto di interessi (in fondo gestisco assieme ad altri valorosi "solamente" uno dei siti italiani più importanti e visitati che trattano dell'argomento), ma penso che, arrivati a metà di quest'opera, qualche parola bisogna spenderla.
Anche qui, sul mio blog personale.

L'opera di Eiichiro Oda si configura, all'inizio, come uno shonen di stampo classico, sebbene il mondo in cui One Piece è ambientato (nella fattispecie, quello dei "pirati") sia piuttosto inusuale nel panorama del fumetto orientale "classico".

L'incipit dell'opera è da manuale.
Gold Roger, soprannominato "il Re dei Pirati", un attimo prima di essere giustiziato lascia in eredità il suo tesoro, nascosto in un certo posto, al primo che lo troverà.
La sua morte, che nelle intenzioni del Governo e delle autorità militari, sarebbe dovuta servire da esempio, incendia invece i cuori delle persone, che cominceranno ad andare in cerca di questo fantomatico tesoro dando così inizio alla "grande era della pirateria".
Diversi anni dopo l'esecuzione di Roger, Monkey D. Rufy, ragazzo allegro e un po' scapestrato, comincia la sua avventura. In testa ha un obiettivo: diventare il nuovo Re dei Pirati e scovare questo fantomatico tesoro nascosto - sembra - alla fine della celeberrima Rotta Maggiore.

La storia, che all'inizio sembra la "classica" avventura, nel giro di pochi numeri comincia a fare maledettamente sul serio. Lungo il suo cammino, oltre a dover affrontare gli avversari che gli si pareranno di fronte, Rufy troverà compagni affidabilissimi, ognuno dei quali caratterizzato in maniera splendida e di cui conosciamo la storia e il loro passato grazie a un uso sapiente dei flashback.

L'intreccio narrativo è impressionante: Oda riesce a tirare le fila di un discorso aperto o lievemente accennato nei primi volumi e riproporlo a 50 volumi di distanza, denotando una coerenza narrativa e logica spaventosa, e mostrando che tutta l'opera (nei suoi punti cardinali) è ben studiata e congegnata.

Benchè poi One Piece si configuri in prima istanza come un manga avventuroso permeato da una "linea" comica sempre presente, in realtà è un'opera estremamente trasversale dove la mescolanza di generi (si passa con naturalezza dall'avventura, all'horror, al thriller, alla fantascienza, e così via) e gli spunti di riflessione sui temi più svariati (l'importanza della Storia e della Memoria, la lotta per l'affrancamento da una tirannia, problemi derivanti dalla discriminazione razziale, e così via) si amalgamano per creare un prodotto di altissima qualità che punta sempre a stupire il lettore e a immergerlo totalmente nella storia e nel suo mondo.

Paradossalmente, parlarne in questo modo è anche assai riduttivo.
Bisognerebbe leggerlo per comprendere il grado di profondità che questo manga riesce a raggiungere, senza essere mai banale o ripetitivo.

Se avete intenzione di cominciare a leggere qualcosa, se avete intenzione di cominciare a leggere un manga, One Piece è quello che fa per voi.

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La foto della settimana: Involuzione della Specie (2)

La dimostrazione lampante che Darwin non ha capito un tubo...

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Ma Edgar aveva ragione...

Domenica scorsa, io e Deborah abbiamo visto "Gli Aristogatti".
Classico Disney che più classico non si può, capolavoro di 40 anni fa (stupendamente portati), ancora oggi prodotto più che godibile.
La storia è stranotissima: Madame Adelaide, ricca signora della Parigi di inizio '900, decide di fare testamento e lasciare tutti i suoi ricchissimi averi alla sua gatta, Duchessa, e ai suoi tre cuccioli.
Sconvolto per la decisione, Edgar, maggiordomo di Madame Adelaide, architetta un piano diabolico: abbandonare Duchessa e i cuccioli, facendo credere che siano scappati, in modo da intascare l'eredità, che secondo i dettami di Madame Adelaide, spetterebbe a lui nel momento in cui i gatti fossero passati a miglior vita.
Il piano viene attuato, e i gatti vengono abbandonati di notte, nei pressi di un mulino lontano da Parigi. Risciranno a tornare a casa e ad avere la loro rivincita sul maggiordomo grazie all'aiuto del "famigerato" gatto randagio Romeo "er mejo der Colosseo" e dei suoi scalcagnati amici jazzisti.

Un classico dei classici Disney, insomma.
Romeo e i gatti sono entrati nell'immaginario collettivo, così come il tema musicale "Tutti quanti voglion fare il jazz" è uno dei più noti in assoluto delle produzione made in Disney.
Tuttavia, guardando questo capolavoro, una cosa è evidente: Edgard aveva ragione.

Mapporcapupattola!
Pensateci!
'Sto povero Cristo che sgobba dalla mattina alla sera, tutti i giorni, 56 ore su 24, per far contento 'sta vecchia zitellaccia fissata con gli animali, obbedendo a tutti i suoi ordini, scarrozzandola in giro ovunque, accogliendo in casa i più improbabili ospiti , che si vede "scavalcato" da un'eredità che gli appartiene di diritto da dei stramaledettissimi gatti?

Ma che andassero a quel paese quei mici del cavolo! 
Edgar fatto bene a fare quello che ha fatto!
Chiunque sano di mente avrebbe agito come lui.
La scena in cui viene a sapere che alla morte di Madame Adelaide gli eredi della sua fortuna saranno i gatti, è magistrale (guardatela QUI, dal minuto 7:20 in poi). A Edgar vien un colpo al cuore, comincia a farsi due conti ("Un gatto campa in media 13 anni, ma se procrea genera più o meno 4-5 gatti anch'essi dalla vita di 13 anni..."), capisce che ha davanti a sè un loop infinito di gatti a cui badare e che non arriverà mai l'eredità tanto agognata dopo una vita passata a servire e riverire.

W Edgar, dunque!
W la sua crema di crema alla Edgar!

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Survival Vlog - Documento #4

Quant’è che non registro un messaggio? Due settimane? Un mese?
Bah, chi cazzo se ne fotte ormai.

Sono morti. Sono morti tutti. Sono rimasto solo io. Ma non sono stati i gialli, no. E’ impossibile che superino le mura del quartier generale della Nato e penetrino nel bunker dove mi trovo ora. No. I miei compagni non hanno retto. Si sono uccisi. Non hanno retto a questo anno di isolamento. Non ce l’hanno fatta.

Eravamo rimasti in dieci, dopo aver ricevuto quel fottuto messaggio due anni fa.
All’epoca, a Bagnoli, eravamo circa una sessantina. Ve lo ricordate, no? Vi avevo detto che noi che eravamo rimasti avevamo reso il nostro quartiere una specie di fortezza impenetrabile dall’esterno. I Gialli non avrebbero mai potuto valicare la montagna di scogli che abbiamo usato per occludere tutte le strade che portano a Bagnoli.

Per circa tre anni siamo riusciti a sopravvivere. Abbiamo vissuto soprattutto pescando. Al comune, c’era questo apparecchio che serviva a desalinizzare l’acqua, e quindi col mare vicino…
Non abbiamo avuto problemi di acqua potabile. Ce la siamo cavata, insomma...

Poi, un giorno, abbiamo sentito questo rumore che squassava l’aria. Un rumore antico, di quelli che non sentivamo da prima della pandemia.
Un elicottero. Viaggiava così a bassa quota che siamo riusciti a vedere il portellone laterale aprirsi, un tizio che si affacciava e che buttava giù una cascata di fogli.

Quando la pioggia di carta finì, e l’aereo era ormai lontano, raccogliemmo i fogli. Era un avviso di evacuazione.

Una cosa colpì tutti, subito. Sull’avviso c’era scritto che dal molo Beverello stava per partire un cargo che avrebbe portato in salvo eventuali sopravvissuti.

Ricordo che successe il parapiglia.
La gente impazzì letteralmente. C’era chi urlava, chi piangeva, chi pensava che forse, da qualche parte, c’era davvero una speranza di salvezza. Il problema, però, era arrivarci, a quel cazzo di molo Beverello.

Eravamo isolati da 3 anni. Non sapevamo com’era la situazione fuori. Di tanto in tanto, qualche Giallo saltava fuori – spesso venivano dalla spiaggia, quindi, forse, erano mostri sospinti dalla corrente -, ma non avevamo la minima idea di cosa ci fosse al centro della città, se non c’era più nessuno, o se era infestata di Gialli.

Quella sera tenemmo una riunione. 50 decisero di andarsene. Io, Marco, Antonio, Salvatore, Marco Valerio, Valeria, Nando, Maria Antonia, Giovanna e Cristina decidemmo di restare.

Non sapemmo più niente di loro. Mi piace pensare che siano riusciti a raggiungere il Molo e adesso siano davvero da qualche parte, al sicuro.

Col senno di poi, fecero bene ad andarsene. Se trovarono la morte, la trovarono subito. Non dovettero subire e affrontare l’orrore che affrontammo noi dopo…

Un paio di mesi dopo la partenza dei nostri amici, la situazione a Bagnoli precipitò di punto in bianco. All’improvviso, dalla spiaggia, cominciarono a spuntare, giorno dopo giorno, gruppi di gialli sempre più numerosi.

All’inizio pensavamo che fossero i soliti corpi sospinti dalla corrente. Solo una mattina, rimasti a fare la guardia proprio nei pressi della spiaggia, vedemmo che non era la corrente a sospingerli. Erano loro che emergevano dal mare.

Vi avevo detto che i Gialli avevano cominciato a nuotare per aggirare le barriere di scogli che ostruivano le strade per arrivare a Bagnoli… Più che nuotare, i Gialli camminavano sul fondale marino e approdavano alla spiaggia.

Mi sono sempre chiesto come mai siamo riusciti a stare 3 anni in santa pace, e poi, di punto in bianco, abbiamo avuto questo assalto continuo e ininterrotto. Continuo a chiedermelo tutt’oggi. Perché risposte non ce ne sono.

Se le prime volte siamo riusciti a cavarcela spaccando la testa a quei mostri con mezzi di fortuna – io avevo una katana che avevo comprato ad una fiera fumettistica -, quando capimmo che ci saremmo presto trovati frotte di 50-60 gialli alla volta avevamo due opzioni: scappare, o scappare.

Marco Valerio propose di raggiungere il porticciolo di Coroglio. Da Bagnoli riuscivamo a vedere che erano stranamente ancorate ancora diverse barche. Antonio disse che era pericoloso uscire così allo scoperto, e che se i gialli strisciavano sul fondo del mare, era pericoloso starsene sopra una barca.

Decidemmo di provare a rifugiarci alla Nato. Quando avevamo chiuso le strade, avevamo notato che la base era stata completamente abbandonata a sé stessa. Cosa molto strana, in effetti…

Lungo viale Kennedy, il vialone che porta alla base, il giorno in cui decidemmo di andare non c’erano gialli, per fortuna. Le entrate erano tutte sigillate, i cancelli chiusi, e le mura, alte una decina di metri, presentavano in cima pali aguzzi e filo di ferro.

Riuscimmo a scavalcare e a penetrare senza eccessiva difficoltà.
Dentro, la base, immensa, era completamente deserta. Non c’era nessuno.

Impiegammo più di una settimana a perlustrarla tutta. I palazzi, le abitazioni, gli uffici, i negozi e i centri commerciali erano stati tutti lasciati a loro stessi.
Il bunker lo trovammo all’inizio della seconda settimana di permanenza, sotto quello che era proprio il centro comandi ufficiale della base.
Marco Valerio si era messo ad armeggiare coi computer, per vedere, dopo 3 anni, se la Rete teneva ancora. Inutile dire che mentre eravamo isolati a Bagnoli, la rete elettrica era totalmente in disuso. Alla Nato, invece, teneva ancora, merito probabilmente dei pannelli solari piazzati un po’ ovunque lungo la base e sui tetti degli edifici.

Fu proprio in quel momento che uno dei pannelli traslucidi, che formavano le mura di quella sala, venne avanti, scivolò sulla destra, e rivelò un passaggio formato da un lungo corridoio.

L’attraversammo.

Il corridoio, illuminato da neon, e ricoperto da pannelli tutti impiastricciati, dopo una curva a gomito sulla destra cominciava ad inclinarsi. Scendemmo per una decina di minuti, e ci trovammo davanti a questo portone d’acciaio, con una di quelle manopole rotonde che si vedono soprattutto nei film dei sottomarini.

L’aprimmo.
Entrammo.
Eravamo all’interno di una stanza ampia e quadrata. C’era un’altra porta, uguale a quella che avevamo appena aperto, sulla parete opposta. Aprimmo anche quella.

Ci trovavamo all’interno del bunker che ci avrebbe ospitato per più di un anno. Era immenso.

E’ immenso.

Capimmo che qua sotto potevamo sopravvivere anni e anni.
C’era cibo liofilizzato in quantità, acqua desalinizzata grazie a un impianto identico a quello presente all’interno del comune, e che probabilmente era collegato direttamente al mare.
Sopravvivemmo.

Di tanto in tanto uscivamo fuori, ma preferivamo rimanere chiusi qui sotto. Non so perché, forse avevamo paura. Sapevamo che quei dannati mostri non avrebbero mai potuto scavalcare i muri e i cancelli della base, ma all’epoca avevamo paura.

Forse è stata colpa della solitudine, forse dell’angoscia, forse dell’isolamento. Ma invece di rilassarci e stare un po’ più tranquilli, abbiamo cominciato a diventare paranoici. Quando uscivamo fuori dal bunker, indossavamo maschere antigas. Non sapevamo se il morbo poteva essere trasmesso anche per via aerea, io non lo so tutt’oggi. Pensandoci, è stata una cosa stupidissima. Siamo stati 3 anni fuori, senza mai “ammalarci”, e ora che eravamo al sicuro, avevamo più paura di prima.

Siamo stati più di anno così. Siamo sopravvissuti, come sapete. Magari li avete visti, magari no, ma io i miei messaggi tramite web li ho mandati.

Ho visto pure che l’ultimo non è arrivato. La linea era assai disturbata l’ultima volta. Quel messaggio di quel ragazzo si è sovrapposto al mio…Ecco perché questa volta ho deciso di registrare prima su una videocamera normale, prima di metterla sul web. Così sarò sicuro che questa volta, il messaggio arriverà.

Vaffanculo a questa maschera di merda. Vaffanculo a tutto!
Io ho deciso: domani uscirò fuori di qui. Sono da solo. I miei compagni si sono tolti la vita. Io no. Non ho voluto. Voglio continuare a vivere. Finchè potrò.

Domani uscirò. Devo vedere con i miei occhi com’è la situazione fuori.
Porterò questa videocamera. Così, se mi dovesse succedere qualcosa, chi la troverà, se e quando sarà tutto finito, saprà come sono andate le cose.

Qui è sempre Angelo Cavallaro che parla.
Sopravvivete, se potete.
Io farò altrettanto.

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Immaginiamo, per assurdo, che... (2 di 2)

L'anomalia, in Italia, è a 360°.
Non è tutta colpa "sua", se stiamo come stiamo.
E' anche colpa sua.
Non tutta.
Anche.

Buona parte della colpa ce l'ha la sinistra.
Primo, perchè non è sinistra.
Secondo, perchè non è comunista.
Terzo perchè fa tutto, tranne opposizione.

Ci fosse stata un'opposizione (non dico "seria", mi limito a dire "opposizione") in questi ultimi quindici anni, già dopo l'esperienza fallimentare del primo governo Berlusconi nel '94, avrebbe potuto facilmente evitare le tre legislature "silviesche" che avrebbero seguito nel corso degli anni successivi.

Non sto ad elencare tutti i procedimenti penali a carico del Cavaliere Andateveli a cercare, se non li conoscete. E non credete a chi dice che Berlusconi è un poveraccio perseguitato "solo" perchè (e da quando) è entrato in politica. E' entrato in politica perchè se non l'avesse fatto, sarebbe andato in galera (dato che il suo gruppo aveva accumulato circa 5000 miliardi di lire di debiti), così come sarebbe andato in galera qualche anno prima per falsa testimonianza sulla P2 se non avesse goduto dell'amnistia 1989 (senza contare l'inchiesta per traffico di droga, all'inizio degli anni '80).

Con uno con un curriculum giudiziario "di tutto rispetto", un'opposizione normale ci sarebbe andata a nozze. E l'avrebbe demolito facilmente in campagna elettorale (come ipotizzavamo nel post di ieri).

E invece no.
A casa nostra non funziona in questo modo.
L'opposizione, in certi frangenti, è stata davvero la migliore amica di Silvio Berlusconi. Vedi la Bicamerale; vedi il patto su Mediaset; vedi la mancanza di una legge decente che regolamenti il conflitto di interessi.
E così via.

Non tutti, forse, si ricordano cos'è successo 3 anni fa.
Berlusconi era politicamente morto.
Fini l'aveva scaricato ("Siamo alle comiche finali", remember?), La Lega aveva cominciato a sganciarsi da lui, e anche tutti i partitucoli di destra sembravano poter fare a meno dell'Unto di Arcore.

Chi l'ha resuscitato dalla tomba, al grido "Senza Berlusconi non si può parlare di una nuova legge elettorale"?
Quel coglione (perchè questo è) di Veltroni.

Invece di gettarlo definitivamente nel dimenticatoio, è andato a ripescare il rudere arcoriano già in procinto di abbandonarsi nel suo mausoleo personale.
Col risultato che tutti, poi, sappiamo.

E grazie al cazzo che poi la gente dotata di buon senso si mette a ridere quando parla qualcuno dell'opposizione. Come ci si può fidare di questi "geni" della politica? Questi stessi geni che invece di approfittare di questo scandalo abnorme che sta investendo il Premiers, che si potrebbero permettere di dire qualcosa di serio e sensato, non solo non fanno altro che litigarsi (e dividersi) su "stronzate" come la leadership, ma non sono nemmeno in grado di offrire ai cittadini un'alternativa seria, proponendo un programma semplice, chiaro, e soprattutto, valido?

Non ci si può fidare. E' impossibile.

Ecco perchè non possiamo nemmeno lamentarci se al Governo abbiamo "gente di un certo livello".

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Immaginiamo, per assurdo, che... (1 di 2)

Immaginiamo, per assurdo, che Barack Obama chiami di notte il Dipartimento di Polizia di Washington, e si assicuri che una ragazza colà trattenuta - che secondo lui è la nipote di Lula - venga immediatamente rilasciata.
Nel giro di un paio d'ore, i media americani, liberi e indipendenti, saprebbero tutto. Accerterebbero che la ragazza "nipote" di Lula altro non era che una messicana minorenne che esercitava il mestiere più antico del mondo, che Obama avrebbe esercitato un vero e proprio abuso di potere e che, probabilmente, c'è qualcosa di più scottante dietro questa faccenda.

Abuso di potere.
Per mascherare sesso a pagamento.
Con una minorenne.

Tutti i network americani (assieme a tutti i network del mondo) impazzirebbero letteralmente alla notizia.
Uno scandalo del genere non s'era mai visto e sentito in nessuna Democrazia Occidentale. E' una roba talmente tremenda che in qualsiasi paese democratico provocherebbe non un terremoto, ma una vera e propria apocalisse politico/sociale.

Chi ci godrebbe di più, naturalmente, sarebbe l'opposizione. I falchi Repubblicani, in perenne assetto di guerra (istituzionale), cavalcherebbero immediatamente lo scandalo, presenterebbero in quattro e quattrotto una bella richiesta di impeachment, e otterrebbero nel giro di poco tempo (grazie anche alla collaborazione dei colleghi democratici, che non possono permettersi di avere uno "scandalo" del genere a casa propria) le dimissioni del Presidente.

Una volta partito il "tour" elettorale, i Repubblicani vincerebbero sicuramente le Presidenziali, forti non solo del consenso derivante dall'essere riusciti a sfruttare a proprio vantaggio lo "scandalo" del Presidente, ma del fatto che, in una Democrazia, chi è all'Opposizione è sempre pronto con Ministri Ombra, Programmi e Ipotesi di Governo "paralleli" a quelli legittimi, in modo da dare e presentare all'opinione pubblica un'alternativa sempre e comunque valida.

Ora, pensate a quello che sta succedendo a casa nostra.
Prendete pure un pacco di fazzolettini, sedetevi e mettetevi comodi.
Vi lascio piangere in tranquillità, fino a domani...

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Noritaka, il re della distruzione

Noritaka Sawamura non vede l'ora che cominci il primo giorno di liceo, in modo da lasciarsi alle spalle soprusi, vessazioni e umiliazioni continue subite durante i tre anni di scuola media. Ha voglia di fare nuove esperienze, trovare nuovi amici, e perchè no, cercarsi una ragazza.

L'occasione si presenta quasi subito: Noritaka entra nelle grazie della sua compagna di banco, la bella Nakayama, salvo poi "bruciarsela" durante una partita di basebell: evitando la pallina diretta verso lui, questa finisce dritta dritta sulla faccia di Nakayama, che ripudierà il nostro Noritaka dicendogli che odia le persone deboli.

Noritaka non ci sta. Vuole rifarsi, e per dimostrare alla ragazza che non è un debole, ha intenzione di iscriversi a uno dei tanti club di lotta e combattimento del liceo. Ma nessuno lo accetta, e viene rifiutato da tutti.
Eccetto che dal più scalcagnato dei club, quello di Kick-Boxing, la cui sede è all'interno di una catapecchia disastrata, il cui allenatore sembra un poveraccio buono a nulla, e il cui unico allievo è un thailandese di nome Tcha-Pua. Ma l'apparenza inganna: Tcha-Pua è un "signor" lottatore, e l'allenatore Maruyama altri non è che un ex-campione di Karate conosciuto col soprannome di "Demonio".

Riuscirà il nostro eroe a imparare il Kick-Boxing, e ad affrontare uno dopo l'altro i terribili avversari che gli si pareranno di fronte? E riuscirà a conquistare il cuore della bella Nakayama?

Si è fatto attendere ben 11 anni.
Ma alla fine è tornato! Noritaka Sawamura, il più scalcagnato atleta che fumetto abbia mai visto, è di nuovo tra noi! E chi dobbiamo (più o meno) ringraziare per questo bel regalo? Quei mafiosi della Planet Manga, ovvio...

Tralasciando la critica (giusta e) gratuita dovuta al prezzo osceno con cui è stato (ri)proposto Noritaka, è indubbio che si ha di fronte a un signor fumetto. Sin dalla sua prima pubblicazione era chiaro che Noritaka, con i suoi clichè e stereotipi si presentava come una parodia tout-court degli spoken giapponesi, i "classici" manga sportivi dove se non avevi carattere, non sputavi sangue, non ti inzuppavi di sudore e non versavi lacrime per i sacrifici, non vincevi.

Il bello di Noritaka sta proprio qui: il protagonista è un pusillanime che già di suo, in modo "naturale" e diametralmente opposto ad un atleta "classico" che punta all'obiettivo "X", versa ettoliti di sangue sbattendo e cadendo a destra e a manca, suda come una bestia per l'emozione di essere vicino al suo "amore", e piange come un disgraziato per la sorte avversa che lo perseguita costantemente.
Però ha carattere da vendere: e piano piano, come un novello "Karate Kid", nonostante la sua goffaggine e la sua idiozia cronica, riuscirà davvero a stupire tutti diventando un atleta e un lottatore di Kick-Boxing niente male, capace di stare alla pari con lottatori temibili e blasonati.
Merito anche degli strampalati (ed efficacissimi) allenamenti dell'allenatore Maruyama, grandissimo esperto di arti marziali.

Il tratto del manga eccezion fatta per il design di Noritaka, è sempre molto realistico, così come sono realistici e ben resi i combattimenti, le mosse e i colpi delle varie arti marziali presentati nel corso della storia. Non mancheranno spiegazioni sulla storia di questa o quella arte marziale, nè mancheranno le spiegazioni su come si esegue e si porta un determinato colpo. Anzi, da questo punto di vista, è davvero un piccolo compendio di arti marziali "su carta".

Noritaka si fa leggere con piacere: è spassoso, divertente, dissacrante, e ti inchioda letteralmente alla lettura, facendoti sbellicare dalle risate una pagina sì e l'altra pure, e lasciandoti sempre con la voglia di sapere come andrà a finire la faccenda.

Un cult imperdibile.

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La foto della settimana: Involuzione della Specie (1)

Tra l'altro, oggi, è pure ufficiale: il Cristo di Arcore è accusato di Concussione e Prostituzione Minorile, e il 6 Aprile comincerà il processo che lo vede imputato.
Foss'ch'foss'a vota bbona!

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Della Merda (Il labirinto femminile - Alfonso Luigi Marra)

C'è (c'era) una pubblicità che gir(av)a ossessivamente su tutte le reti televisive: una Manuela Arcuri dal volto inespressivo decant(av)a con voce atona che "Il labirinto femminile" di Alfonso Luigi Marra - uno straordinario epistolario d'amore in sms - "è bellissimo".

Ora, solo un allocco crederebbe a una stronzata (o bufala, o balla, o metteteci un dispregiativo a caso) del genere, ma la strategia di Marra (ex europarlamentare del Cristo di Arcore) è stata geniale: inondare le tv con quell'ignobile spot propagandistico abbastanza incomprensibile, in modo da attirare un numero "X" di idioti e decerebrati.

Sfido chiunque infatti a spiegarmi cosa significa che "Il labirinto femminile è un’opera per liberare la coppia e la società dallo strategismo sentimentale che le tormenta e ha enormemente rallentato il cammino della civiltà."

Che cazzo significa? Non ha senso!
Così come non hanno senso i successivi spot dei capolavori marriani, interpretati da testimonial d'eccezioni quali Lele Mora, Ruby Rubacuori (sì, quella Ruby là), e nientepopòdimenoche la figlia di Marra stesso (che recita un capolavoro così da Oscar che al confronto la performance della Arcuri è roba da teatro dell'arte).

Guardateli, cliccate sui nomi dei testimonial: non crederete a voi stessi.

Il problema, è che anche il libro è un qualcosa di incomprensibile.
Sul sito dell'autore infatti è possibile scaricare gratuitamente le prime 150 pagine dell'opera magna.

Dato che ho pietà delle vostre menti, mi limito a copiaincollarvi solo una parte dell'incipit del romanzo (anzi, della prima e-mail).

Ti dirò che alla fin fine mi ero scocciato pure io!
Non ho il gusto degli amori impossibili e sono stanco di questo tuo negarmi il diritto anche solo a una parola di chiarimento. Oggi, però, sfuggendo per un attimo ai tuoi alibi, hai evidenziato che, se ti prende il dubbio di non essere il chiodo fisso nella mia mente, ti agiti.
Ti agiti perchè sai che prima o poi non potrai più non dirti, o non potrai più nasconderti, che dietro quelle tue smanie in relazione a tutto quanto mi riguardi, che tu, sempre in virtù dei tuoi alibi, hai interpretato tempo fa, "scherzando",  come un volermi dominare, c'è invece una palese volontà di avermi.

Ecco, l'epistolario è tutto così. Scritto in maniera pomposa e inverosimile. Non sembra che a mandarsi messaggini ed e-mail siano due innamorati, ma sembrano veri e propri droidi protocollari di Star Wars in ambasciata. I messaggini sono falsi e artefatti - credo per voler dimostrare la tesi dello "strategismo sentimentale" di cui sopra (sempre ammesso che qualcuno capisca cosa significhi "strategismo sentimentale") -.

Senza contare che è comunque scritto da cani.
Periodi che si aprono in altre decine di periodi che non si chiudono, frasi a caso, linguaggio da (tardo) medioevo.
Ecco cos'è "'sto coso".
Merda che caga merda.

Potreste prendere un paio di "botta e risposta" a caso per rendervi conto dell'orrore su carta. Non che ce ne fosse bisogno, in effetti: bastava guardare solo l'espressione d'avorio della Arcuri per far capire che razza di prodotto è questo "Labirinto" inestricabile dal quale il nostro cervello sarà impossibilitato ad uscire per morte naturale dei neuroni.

E' comunque utile per farsi quattro risate, eh...
Se avete 10 minuti da buttare, il download gratuito di 'sta merda è quello che fa per voi.

Ps: in realtà, una cosa buona lo spot dell'Arcuri l'ha fatto. Le decine e decine di parodie de "Il Labirinto Femminile" sono una più spassosa dell'altra. E me ne sono servito pure io per l'intro del Report del volume 58 di One Piece...

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World War Z - Max Brooks

Ne avevo sentito parlare a destra e manca come di un capolavoro.
E se magari capolavoro non è, è di sicuro un bellissimo - e originalissimo - libro, questo di Brooks.

Se la storia di fondo è l'archetipo più (ab)usati della narrativa di genere horror che tratta di zombie (ovvero un'infezione virale che diventa pandemia e fa "resuscitare" i morti), la costruzione dell'intero romanzo è quantomai insolita e riuscitissima.

World War Z infatti si configura come una specie di documentario storico, dove i sopravvissuti alla "Guerra degli Zombie" raccontano in prima persona le loro esperienze personali, rendendo il volume verosimile e terrificante.



In World War Z, attraverso le parole e i racconti dei più disparati testimoni (dalla casalinga, all'ex soldato, al politico, al parente dell'eroe di guerra, al regista affermato, al traumatizzato, ecc...), l'autore riesce a ricostruire con puntualità l'evolversi della catastrofe che stava per portare all'estinzione il genere umano.

Si viene a sapere così che i primi casi riscontrati del "morbo" si ebbero in alcuni paesi remoti della Cina, che la questione divenne di dominio pubblico solo dopo gli avvistamenti in Sudafrica - benchè i governanti fossero già stati informati del pericolo imminente, e che gli eserciti, nonostante fossero supportati da apparati bellici modernissimi e ipertecnologici, poco potevano fare contro orde di milioni di morti viventi, che non accusavano sintomi di stanchezza, che non avevano paura, e che erano mossi solo dall'istinto primordiale di uccidere.

Alcuni racconti sono inquietanti e assolutamente "reali", tanto che ti fanno quasi credere che ci sia stata effettivamente una guerra degli Zombie.
Su tutti, mi ha colpito la testimonianza di uno dei dirigenti di una casa farmaceutica addetta alla produzione del Phalanx, una sorta di vaccino del tutto inutile contro il morbo;  il cinismo del dirigente è qualcosa di straordinariamente reale e naturale, dove emerge il lato puramente commerciale della realizzazione del Phalanx, creato soprattutto per cavalcare la paura delle persone nei confronti del morbo, in modo da ottenerne il maggior profitto possibile.

Davvero un ottimo libro, che si fa leggere (anzi, divorare, con piacere).

Un grazie a Deborah, che me l'ha regalato per San Valentino.

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Boris - Stagione 3

Il progetto "Machiavelli".
Ecco cosa ossessiona il talentuoso regista Renè Ferretti. Un progetto ambizioso e difficilissimo, una fiction a sfondo storico che nessuno è mai riuscito a realizzare e portare a termine. Ma Ferretti è fermo sulla sua decisione, e decide di esporre Machiavelli alla Rete. Che la avalla; ma non prima di due anni.

Ferretti è deluso. Dopo un'orripilante esperienza su un set milanese, viene chiamato inaspettatamente dalla Rete e messo davanti a una scelta: girare Machiavelli (riveduto e corretto in una "vera merda" da quella banda criminale formata dai "soliti" tre sceneggiatori), o far partire il serial tv che rivoluzionerà una volta per tutte il mondo della fiction italiana: Medical Dimension.
Ferretti accetta così di dirigere Medical Dimension. Senza sapere che il progetto, a quanto pare, è una vera e propria trappola mortale...

"Qualità" è il leit motive di Medical Dimension. Qualità nella regia, qualità nel team di lavoro, qualità negli attori. Ma come farà Ferretti ad ottenere qualità, se team e attori sono sempre gli stessi di Occhi del Cuore 2? E soprattutto, cosa si cela realmente dietro Medical Dimension?

Rispetto alle due precedenti stagioni, Boris 3 forse (forse) si prende un po' troppo sul serio. La qualità della serie resta altissima, ma l'andamento generale è più serioso (fatta eccezione per le parentesi riservate ai tre sceneggiatori e a qualche trovata geniale). Si ha come la sensazione che tutta la stagione (composta da 14 episodi, come al solito), sia solo un lungo preambolo che serve ad arrivare al "season finale" delle ultime due puntate.
Ultime due puntate che sono un capolavoro vero e proprio, che fondono momenti comicissimi che fanno spanciare dalle risate a momenti di riflessione pura.
Perchè il set di Medical Dimension (e di quello che verrà dopo), e tutto ciò che gli ruota attorno, sono davvero lo specchio tragicomico e perfetto di questa nostra Italietta.

Imperdibile.
Soprattutto perchè quest'anno esce il film al cinema.
Sperando che non sia fatto "a cazzo di cane".

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La foto della settimana

Scattata la scorsa settimana qua a Napoli, in via Port'Alba.
Eloquente. Non c'è nient'altro da aggiungere.
E immagino sappiata il numero 71 cosa sia, nella Smorfia, vero?

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Fatti di ieri...e fatti di oggi!

Io non mi sono prefisso di riferire le opinioni espresse di volta in volta dall'uno o dall'altro, se non in quanto esse si distinguono per nobiltà o per singolare bassezza; perchè penso che primo dovere dell'annalista sia non di abbandonare al silenzio le manifestazioni virtuose, e opporre alle parole ed alle azioni malvagie lo spettro dell'infamia ad esse riservata presso i posteri.
Purtroppo l'età di cui io parlo fu a tal segno corrotta per bassa adulazione, che non soltanto i cittadini di più elevato grado, il cui splendore aveva necessità di proteggersi col servilismo, ma tutti i consolari, e una gran  parte di quelli che avevano ricoperto la carica di pretore, e molti pure tra i semplici senatori, facevano a gara nell'acclamare ogni misura più vergognosa ed esorbitante.


Tacito, Annales.

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Boris: Stagioni 1 e 2

E' un mondo oscuro e terrificante, quello in cui Alessandro, giovane stagista di regia, si troverà catapultato (e suo malgrado schiavizzato, sfruttato e malpagato): è il mondo del serial tv Gli Occhi del Cuore 2.
Un serial dove imperversano personaggi loschi, ambigui e controversi, tutti piegati alla logica del compromesso etico/morale e alla filosofia dello scambio e dell'opportunismo politico.
Perchè se la serie tv non è politicamente corretta (tanto da far piacere a questo o a quel senatore, e tanto da dover aspettare gli exit poll per decidere una delle scene più importanti della serie), se l'attrice di punta non è "figlia di", o se non cedi al ricatto della pubblicità occulta, Gli Occhi del Cuore 2 non può andare avanti.

Lo sa bene Renè Ferretti, regista talentuoso, che si è dovuto per forza di cose piegare a questo meccanismo e a questo gioco, dove partecipano attrici "cagne" e "divi" che si credono padreterni, direttori della fotografia cocainomani e nullafacenti cronici, il tutto condito da stagisti schiavi che possono essere insultati e maltrattati in tutte le maniere, e personale intoccabile (sempre perchè "protetto da", o "figlio" o "amico di").

Senza contare che la serie in sè, Gli Occhi del Cuore 2, è quel che è: "una merda", fatta "a cazzo di cane". Merito - o colpa - non solo delle cagne, dei padreterni e dei cocainomani di cui sopra, ma anche - o soprattutto - di un trio di sceneggiatori scalcagnato (spassosissimo) e improbabile.


Boris è uno specchio divertentissimo e tremendo della nostra società, racchiusa tra le semplici pareti della produzione di una sitcom - come direbbe Stanis - "molto italiana".

E soprattutto, è assieme a Romanzo Criminale e a Coliandro, uno dei pochi telefilm italiani che meritano di essere visti.

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Il vizio di leggere

Ho abbandonato la lettura perchè loro sono in tanti a scrivere ed io da solo a leggere, non c'è partita: parto troppo svantaggiato! Massimo Troisi

Alle volte ci penso pure io.
Smetto di leggere.
La lettura porta via ore "di vita" che potrebbero essere impiegate per altre faccende (all'apparenza) ben più interessanti.
Poi però capitano giornate come quella di ieri, dove Deborah mi regala per San Valentino (ok, regalo anticipato, ma vabbè ^_^) War World Z - La guerra mondiale degli Zombi. Lo comincio a leggere in metropolitana per vedere com'è, e per poco mi dimentico di scendere alla mia fermata, tanto che il "romanzo" - assolutamente geniale - m'aveva preso.

Torno a casa, appoggio il romanzo sul tavolo, e tiro fuori dallo zaino Maus, di Spiegelman. Graphic novel che è impossibile NON leggere. Gli occhi fanno il giro della stanza, e lo sguardo cade sulla zona "omerica": L'Iliade di Monti accostato all'Iliade e all'Odissea illustrati della Dami, accanto all'Iliade e all'Odissea a cura di Maria Grazia Ciani. E come non fai a leggere certe cose?

E come potrei non proseguire nella lettura del bellissimo "The Sandman", di Gaiman? Non si può, non si può, non si può! Alla faccia di chi dice che i fumetti sono roba per bambini. Leggete "The Sandman" (o un'altra graphic novel a caso, tipo Le Aquile di Roma di cui parlavamo l'altro giorno, o una delle opere di Urasawa) e poi ne parliamo.

Ma stiamo sempre là: non riesco a non leggere.
Perchè quello della lettura è un vero e proprio vizio. Al pari di chi fuma, di chi beve, di chi fa sport.
Forse è un poco costoso: ma è un vizio estremamente salutare.

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Le Aquile di Roma - Enrico Marini

Tito Valerio Falco è stato uno dei generali e addestratori di legioni più bravi e leali dell'imperatore Augusto. Convocato dal princeps in persona, si vedrà affidare alle sue cure il giovane Ermanamer, figlio del principe germanico Sigmar, trattenuto a Roma in qualità di ostaggio.
Sigmar, a cui Augusto stesso concede la cittadinanza romana e il nome di Caio Giulio Armino, entra subito in conflitto col figlio del suo tutore, Marco Valerio; tuttavia, col passare degli anni, i due diventano amici inseparabili, fino addirittura a siglare un patto di sangue che li lega indissolubilmente l'un l'altro.
Saranno l'infinita guerra contro le popolazioni germaniche, donne e scelte sbagliate, e il cursus honorum che entrambi sono tenuti ad affrontare, a separarli.
Fino a quando Augusto non concede a Marco Valerio, divenuto un eroe di guerra conosciutissimo, una missione importantissima: recarsi in Germania e scovare Arminio, che presta servizio sotto il generale Varo. L'accusa è infamante: Arminio è tacciato di essere un traditore, e di guidare la rivolta delle popolazioni germaniche.
Marco Valerio è incredulo e parte subito per il fronte germanico: non sa che quand'era piccolo, ad Arminio - anzi, al principe Ermanamer - venne predetto che sarebbe diventato il più grande guerriero del popolo germanico, colui il quale avrebbe unito tutte le tribù e avrebbe scacciato l'invasore romano...

Graphic Novel spettacolare, questa dell'italianissimo Enrico Marini, uno degli autori più importanti e acclamati in Francia (dove, a differenza della nostra Italietta, il fumetto ha una tradizione e una valenza soprattutto di tipo culturale e non di mero intrattenimento).
In questo primo volume, che serve a introdurre Marco Valerio e Arminio/Ermanamer, i due personaggi principali, tratteggia con efficacia - e con un tratto veramente, ma veramente superbo - il mondo romano in tutta la sua magniloquenza e in tutti i suoi aspetti principali.

La ricostruzione storica è accuratissima, e basterebbe anche solo questo per invogliare a leggere la graphic novel. Soprattutto, Marini indaga a fondo e ci mostra bene qual era la vita "normale" di una normale famiglia benestante della Roma imperiale.

Gli aspetti sociale e politici sono curatissimi: risulta evidente come un pater familias abbia diritto di vita e di morte sui suoi familiari; come venivano gestiti i rapporti tra e con le altre famiglie della nobilitas romana; come l'imperatore venisse percepito essenzialmente come primus inter pares e, di riflesso, come salvatore della Repubblica; come la sessualità fosse un elemento importante e libero da tabù.
Bellissime poi le scene dell'addestramento militare di Marco Valerio e Arminio da parte del miglior centurione di Tito Valerio, così come sono bellissime le scene ambientate durante la corsa dei cavalli al Circo Massimo.

Marini ha uno stile di disegno "cinematografico",e come ho già scritto, un tratto veramente, ma veramente superbo.

L'unico cruccio, per l'amante di Storia, è che forse già si intuisce come la faccenda potrebbe andare a finire. Dopo un'alternanza di piani temporali sull'infanzia e l'adolescenza dei due protagonisti, la narrazione si ferma e rimane ambientata al 9 d.C.
Arminio viene inviato in missione in Germania, da Varo.
Pensate a quello che ho scritto prima sul destino di Arminio/Ermanamer, fate 2+2 e otterrete il risultato.

Ps: il volume costa 14 euro. Prezzo forse un poco proibitivo, ma a mio parere ne vale la pena.
Cazzarola, è una graphic novel sui romani!

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One Piece volume 58

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Altro che Manuela Arcuri!

Altro che la Arcuri e il libro "Il labirinto femminile" di Alfonso Luigi Marra. Questo sì, che è uno "spot"!

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Astroboy - Il più grande robot del mondo

Astroboy, assieme a quel robomicione di Doraemon, è di sicuro il simbolo per antonomasia del fumetto e dell’animazione giapponese.
Figlio – praticamente in tutti i sensi – di quel kranio immenso (citazione da “1000 punti carrarmato”, che se me la indovinate non so se congratularmi con voi o ridere di voi) che risponde al nome di Osamu Tezuka, Astroboy (al secolo Tetsuwan Atom) è uno di quei personaggi entrati di diritto nell’immaginario collettivo.

Tra le millemila avventure del piccolo robottino, ce n’è una molto bella di cui voglio parlarvi oggi in modo dettagliato: Il più grande robot del mondo.

Un emiro in esilio dal suo paese, con l’aiuto di un sedicente scienziato dal volto coperto, crea un robot fortissimo di nome Pluto, a cui viene impartito un ordine ben preciso: sterminare i 7 robot più avanzati del pianeta Terra, in modo da poter essere il più grande robot del mondo (per l’appunto).

Pluto parte immediatamente alla caccia dei robot avversari. Per muoversi e spostarsi da un punto all’altro del mondo, ruota il suo busto di 360° ad una velocità stratosferica, librandosi in volo e divenendo simile a un tornado capace di spazzare via tutto.
Il primo robot a cadere sotto i suoi potenti colpi  è il mite Montblanc, pacifico montanaro che si occupa prevalentemente della cura della natura e dei boschi.

Il secondo, nell'ordine, dovrebbe essere proprio Astroboy. Recatosi a casa sua per affrontarlo, però, il gigantesco Pluto si troverà davanti la piccola Uran, sorella di Astroboy. E qui succede la prima cosa "strana": i due robot empatizzano. Pluto e Uran si trovano simpatici, ridono, scherzano e dai loro occhi traspare la voglia di fare amicizia. Ma Pluto è una macchina costruita esclusivamente allo scopo di distruggere, e quindi non può fare altro che rapire Uran, per ricattare Astroboy e indurlo alla lotta.

Astroboy ci casca: corre in aiuto della sorella con l'intenzione di battersi contro Pluto- nonostante il professor Ochanomizu, il ministro nipponico della scienza nonchè luminare nell'ambito delle intelligenze artificiali glielo vieti tassativamente -, ma nello stesso momento accorre Brando, un robot "lottatore" turco, uno di quelli che Pluto deve eliminare.
Brando è furioso con Pluto, reo di aver ucciso il suo amico Montblanc, e cerca vendetta. Intima ad Astroboy di farsi da parte, perchè sarà lui a battersi.

Il piccolo Astroboy perciò è costretto a farsi da parte e lasciare il campo a Brando. Ma prima che inizi la battaglia, Pluto riconsegna Uran a suo fratello.
"Non voglio che si faccia male", dirà.

Il duello comincia. Pluto elimina Brando, ma rimane grandemente danneggiato. Si salverà solo grazie all'aiuto di Astroboy, il quale, nonostante veda in Pluto un nemico, non può fare altro che aiutare quello che è in tutto e per tutto un suo simile.

La storia procede.
Tutti gli altri robot avanzati vengono uccisi uno a uno, inesorabilmente. Contro Pluto non hanno scampo nè il prode North (vera e propria arma robotica), nè Gesicht (un avanzatissimo robot poliziotto in dotazione all'interpol europea), nè Heracles (un robot fichissimo dalle sembianze di un oplita spartano), nè il dolcissimo Epsilon, androide alimentato dall'energia solare che si occupa dei bambini di un orfanotrofio.

Resta solo Astroboy, che si sente inadeguato contro Pluto, decisamente più forte di lui. Più e più volte il piccolo androide chiederà di essere modificato per essere messo in pari con Pluto, ma ogni volta la modifica verrà rifiutata, per la "classica" logica della forza che non si può sconfiggere solo con la forza.

Astroboy però non è convinto. Sa che Pluto è infinitamente più forte di lui, dato che, per salvare il professor Ochanomizu penetrato nel laboratorio dell'emiro e dello scienziato creatore di Pluto, ha dovuto per forza di cose affrontarlo. E sarebbe anche stato sconfitto, se Pluto non gli avesse concesso di battersi in ritirata dato che in precedenza il piccolo robot gli aveva salvato la vita.

Si arriva così allo scontro finale, che si tiene nei pressi della bocca un vulcano.
I due androidi cominciano a darsele di santa ragione, benchè traspaia il fatto che Pluto agisca in un certo modo perchè creato in un certo modo. Più e più volte ribadirà di fare quello che fa perchè il suo scopo è lottare. Anche se, di tanto in tanto, è evidente il fatto che anche lui è capace di provare sentimenti che vanno al di là della semplice "voglia di combattere": è evidente nel modo in cui si pone nei confronti di Uran; è evidente nel modo in cui lascia andare Astroboy; è evidente anche nel modo di combattere contro gli altri robot (contro Epsilon asserirà che è costretto a farlo); addirittura, ad un certo punto, dirà che gli sarebbe piaciuto molto essere amico di Astroboy, ma che il suo "istinto robotico" preme solo in direzione della lotta.

Non vi dico come questa avventura finisce: sarebbe un delitto da parte mia rivelarvi un finale - a mio avviso - stupendo e azzeccatissimo. E non mi lascio andare nemmeno ad analisi di carattere tecnico o personale.

Vi dico e vi consiglio solo (se potete) di recuperare o l'avventura cartacea presente all'interno del manga, o le due puntate dell'anime (intitolato, naturalmente, "Il più grande robot del mondo").

E vi raccomando di tenere bene a mente questo post, che serve a gettare la base per un post che posterò tra qualche giorno, che credo sarà chilometrico e che, agli appassionati di fantascienza (e non solo), sono sicuro, farà venire voglia di comprare il fumetto di cui parlerò...

Ps: vi lascio in compagnia della prima parte del cartone animato, nel caso in cui vi piacerebbe vederlo. E' in inglese, ma si capisce benissimo. Altrimenti, potete sempre fare una ricerchina e scaricarlo in italiano.

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