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Astroboy - Il più grande robot del mondo

Astroboy, assieme a quel robomicione di Doraemon, è di sicuro il simbolo per antonomasia del fumetto e dell’animazione giapponese.
Figlio – praticamente in tutti i sensi – di quel kranio immenso (citazione da “1000 punti carrarmato”, che se me la indovinate non so se congratularmi con voi o ridere di voi) che risponde al nome di Osamu Tezuka, Astroboy (al secolo Tetsuwan Atom) è uno di quei personaggi entrati di diritto nell’immaginario collettivo.

Tra le millemila avventure del piccolo robottino, ce n’è una molto bella di cui voglio parlarvi oggi in modo dettagliato: Il più grande robot del mondo.

Un emiro in esilio dal suo paese, con l’aiuto di un sedicente scienziato dal volto coperto, crea un robot fortissimo di nome Pluto, a cui viene impartito un ordine ben preciso: sterminare i 7 robot più avanzati del pianeta Terra, in modo da poter essere il più grande robot del mondo (per l’appunto).

Pluto parte immediatamente alla caccia dei robot avversari. Per muoversi e spostarsi da un punto all’altro del mondo, ruota il suo busto di 360° ad una velocità stratosferica, librandosi in volo e divenendo simile a un tornado capace di spazzare via tutto.
Il primo robot a cadere sotto i suoi potenti colpi  è il mite Montblanc, pacifico montanaro che si occupa prevalentemente della cura della natura e dei boschi.

Il secondo, nell'ordine, dovrebbe essere proprio Astroboy. Recatosi a casa sua per affrontarlo, però, il gigantesco Pluto si troverà davanti la piccola Uran, sorella di Astroboy. E qui succede la prima cosa "strana": i due robot empatizzano. Pluto e Uran si trovano simpatici, ridono, scherzano e dai loro occhi traspare la voglia di fare amicizia. Ma Pluto è una macchina costruita esclusivamente allo scopo di distruggere, e quindi non può fare altro che rapire Uran, per ricattare Astroboy e indurlo alla lotta.

Astroboy ci casca: corre in aiuto della sorella con l'intenzione di battersi contro Pluto- nonostante il professor Ochanomizu, il ministro nipponico della scienza nonchè luminare nell'ambito delle intelligenze artificiali glielo vieti tassativamente -, ma nello stesso momento accorre Brando, un robot "lottatore" turco, uno di quelli che Pluto deve eliminare.
Brando è furioso con Pluto, reo di aver ucciso il suo amico Montblanc, e cerca vendetta. Intima ad Astroboy di farsi da parte, perchè sarà lui a battersi.

Il piccolo Astroboy perciò è costretto a farsi da parte e lasciare il campo a Brando. Ma prima che inizi la battaglia, Pluto riconsegna Uran a suo fratello.
"Non voglio che si faccia male", dirà.

Il duello comincia. Pluto elimina Brando, ma rimane grandemente danneggiato. Si salverà solo grazie all'aiuto di Astroboy, il quale, nonostante veda in Pluto un nemico, non può fare altro che aiutare quello che è in tutto e per tutto un suo simile.

La storia procede.
Tutti gli altri robot avanzati vengono uccisi uno a uno, inesorabilmente. Contro Pluto non hanno scampo nè il prode North (vera e propria arma robotica), nè Gesicht (un avanzatissimo robot poliziotto in dotazione all'interpol europea), nè Heracles (un robot fichissimo dalle sembianze di un oplita spartano), nè il dolcissimo Epsilon, androide alimentato dall'energia solare che si occupa dei bambini di un orfanotrofio.

Resta solo Astroboy, che si sente inadeguato contro Pluto, decisamente più forte di lui. Più e più volte il piccolo androide chiederà di essere modificato per essere messo in pari con Pluto, ma ogni volta la modifica verrà rifiutata, per la "classica" logica della forza che non si può sconfiggere solo con la forza.

Astroboy però non è convinto. Sa che Pluto è infinitamente più forte di lui, dato che, per salvare il professor Ochanomizu penetrato nel laboratorio dell'emiro e dello scienziato creatore di Pluto, ha dovuto per forza di cose affrontarlo. E sarebbe anche stato sconfitto, se Pluto non gli avesse concesso di battersi in ritirata dato che in precedenza il piccolo robot gli aveva salvato la vita.

Si arriva così allo scontro finale, che si tiene nei pressi della bocca un vulcano.
I due androidi cominciano a darsele di santa ragione, benchè traspaia il fatto che Pluto agisca in un certo modo perchè creato in un certo modo. Più e più volte ribadirà di fare quello che fa perchè il suo scopo è lottare. Anche se, di tanto in tanto, è evidente il fatto che anche lui è capace di provare sentimenti che vanno al di là della semplice "voglia di combattere": è evidente nel modo in cui si pone nei confronti di Uran; è evidente nel modo in cui lascia andare Astroboy; è evidente anche nel modo di combattere contro gli altri robot (contro Epsilon asserirà che è costretto a farlo); addirittura, ad un certo punto, dirà che gli sarebbe piaciuto molto essere amico di Astroboy, ma che il suo "istinto robotico" preme solo in direzione della lotta.

Non vi dico come questa avventura finisce: sarebbe un delitto da parte mia rivelarvi un finale - a mio avviso - stupendo e azzeccatissimo. E non mi lascio andare nemmeno ad analisi di carattere tecnico o personale.

Vi dico e vi consiglio solo (se potete) di recuperare o l'avventura cartacea presente all'interno del manga, o le due puntate dell'anime (intitolato, naturalmente, "Il più grande robot del mondo").

E vi raccomando di tenere bene a mente questo post, che serve a gettare la base per un post che posterò tra qualche giorno, che credo sarà chilometrico e che, agli appassionati di fantascienza (e non solo), sono sicuro, farà venire voglia di comprare il fumetto di cui parlerò...

Ps: vi lascio in compagnia della prima parte del cartone animato, nel caso in cui vi piacerebbe vederlo. E' in inglese, ma si capisce benissimo. Altrimenti, potete sempre fare una ricerchina e scaricarlo in italiano.

3 commenti:

  1. ehm...c'entra qualcosa quel kranio immenso di Baudelaire???:)
    Jack Frusciante è uscito dal gruppo...l'ho finito 2 giorni fa,trovato per caso in un angolo buio della libreria di mia madre,ecco perchè lo ricordo....non è il mio genere,ma mi è piaciuto..

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