Quando si parla di lettura, che sia digitale oppure “analogica”, bisogna prima mettersi in testa una cosa ben precisa: in Italia non si legge (l’ho scritto talmente tante volte che ormai, ogni volta che lo riscrivo, viene la nausea a voi, ma soprattutto a me).
I dati Istat sul biennio 2012-2013 sono impietosi (e pure questo l’abbiamo già detto, ma “repetita juvant”): un italiano su due ha dichiarato di comprare un solo libro all’anno (il che vuol dire che non è detto che lo legga), viene considerato “lettore forte” chi legge un libro al mese (quindi 12 libri all’anno, contro la media europea, che si attesta attorno ai 30) e in linea generale, la lettura viene equiparata ad una perdita di tempo, o a un bisogno secondario da assecondare “giusto per”.
Normale, quindi, che anche la lettura del fumetto venga intesa come un passatempo, se non proprio come una cosa per e da bambini.
Non è un caso che alcuni (almeno dalle nostre parti) percepiscano ancora il fumetto come un prodotto “subculturale”.
Continua a farti del male...
I dati Istat sul biennio 2012-2013 sono impietosi (e pure questo l’abbiamo già detto, ma “repetita juvant”): un italiano su due ha dichiarato di comprare un solo libro all’anno (il che vuol dire che non è detto che lo legga), viene considerato “lettore forte” chi legge un libro al mese (quindi 12 libri all’anno, contro la media europea, che si attesta attorno ai 30) e in linea generale, la lettura viene equiparata ad una perdita di tempo, o a un bisogno secondario da assecondare “giusto per”.
Normale, quindi, che anche la lettura del fumetto venga intesa come un passatempo, se non proprio come una cosa per e da bambini.
Non è un caso che alcuni (almeno dalle nostre parti) percepiscano ancora il fumetto come un prodotto “subculturale”.