Una volta trovai scritto da qualche parte che quelli che si lamentavano del fatto di non essere in grado di “voler” leggere 700 albi di Spiderman (all’epoca si era all’alba del Superior, ovvero l’incarnazione Octopussiana del bimboragno) erano poi quelli che in 2 settimane si sparavano 800 capitoli di One Piece*.
Fatto sta che il comicbook americano, agli occhi di noi europei (e non solo) riveste da sempre quel ruolo “iconico” di “vero fumetto”.
È anzi assai probabile che quando pensate alla parola, “fumetto”, per associazione, la prima immagine che vi viene in mente non è Dylan Dog, non è Goku, non è Tin Tin: ma è quella di un Superman svolazzante, di un Batman stretto nel suo mantello a scrutare Gotham dall’alto di una guglia, o di un Uomo Ragno che si dondola su di un grattacielo grazie alla sua ragnatela.
Almeno, per quanto mi riguarda, è così.
Da quasi 80 anni, il supereroe dei fumetti fa parte del nostro immaginario collettivo, tanto che è diventato impossibile sbarazzarcene.
E allora perché, secondo l’amico Sam, in un certo qual modo, il fumetto supereroistico è morto?
Continua a farti del male...
Fatto sta che il comicbook americano, agli occhi di noi europei (e non solo) riveste da sempre quel ruolo “iconico” di “vero fumetto”.
È anzi assai probabile che quando pensate alla parola, “fumetto”, per associazione, la prima immagine che vi viene in mente non è Dylan Dog, non è Goku, non è Tin Tin: ma è quella di un Superman svolazzante, di un Batman stretto nel suo mantello a scrutare Gotham dall’alto di una guglia, o di un Uomo Ragno che si dondola su di un grattacielo grazie alla sua ragnatela.
Almeno, per quanto mi riguarda, è così.
Da quasi 80 anni, il supereroe dei fumetti fa parte del nostro immaginario collettivo, tanto che è diventato impossibile sbarazzarcene.
E allora perché, secondo l’amico Sam, in un certo qual modo, il fumetto supereroistico è morto?