Si parlava di pessime storie e di prese per i fondelli, dunque.
Di sicuro, la più grossa presa per i fondelli per quanto riguarda l'ultimo periodo è rappresentata da Dylan Dog 279, intitolato "Il Giardino delle Illusioni".
Premessa
Da "giovine" sono stato un grandissimo fan di Dylan Dog. Adoravo il personaggio, mi piacevano le storie, idolatravo gli speciali. Poi, intorno al numero 130 ho smesso di leggerlo.
Non perchè non mi piacesse più, non perchè non mi andasse di spendere soldi, ma perchè ho cominciato a cercare "altro". La "storiella" autoconclusiva del Dylan sclaviano non mi bastava più. E allora ho lasciato.
Così, dopo tutti questi anni, quando ho visto quel numero sullo scaffale dell'edicola, ho avuto nostalgia e ho voluto vedere se e in che modo era cambiato Dylan Dog.
Il guaio era non solo che era cambiato (in peggio), ma che mi trovavo di fronte ad una storia che era tutto, tranne che dylandoghesca.
La trama è presto detta: Dylan Dog ha avuto l'incarico da tale signor Hackford di perlustrare il labirinto della villa che ha comprato di recente.
All'interno di questo labirinto, come apprendiamo via via che leggiamo l'albo, vige una sorta di maleficio che fa smarrire che vi si avventura, facendogli vivere tutti i suoi peggiori incubi e pensieri negativi.
Nelle storie "vecchie" io ero sempre abituato a leggere di un Dylan Dog intento a farsi "i cazzi suoi" (nella fattispecie, suonare il clarinetto/costruire il veliero/farsi prendere per il culo da Groucho) prima di essere chiamato dal malcapitato che gli spiega il caso assurdo del mese, farsi la bonazza di turno, ottenere consigli più o meno validi dall'ispettore Bloch, e risolvere alla fine il caso, dopo aver parlato col "mostro" di passaggio (in un modo o nell'altro, con spiegazioni logiche o illogiche che fossero).
In questo albo invece non succede nulla di tutto ciò.
Assistiamo ad una storia onirica, dove il protagonista dell'albo è il subconscio di Dylan Dog. Subconscio che, in quanto tale, è soggetto a un viaggio illusorio e introspettivo dove a farla da padrone è l'immaginario e la paura stessa del protagonista.
Avrei accettato - e apprezzato - l'albo se la storia avesse avuto come presupposto il sogno. Dylan Dog sogna, e gli succedono cose assurde. Ok, ci siamo. Mi sta bene.
Ma se il presupposto è: Dylan Dog entra nel labirinto (che non si sa per quale motivo è maligno e stregato), ha una serie di "avventure allucinanti"(nell'accezione di allucinazione) e di punto in bianco, alla penultima pagina, implora il labirinto di lasciarlo andare (e il labirinto stregato -sempre senza sapere come o perchè sia stregato - obbedisce), allora, ancora una volta, mi sento preso per il culo.
Mi sento preso per culo perchè tu, "narratore", devi darmi una spiegazione (logica, illogica, o idiota che sia) del perchè chi entra nel labirinto comincia ad avere queste visioni. E non mi interessa se l'albo è un albo che tratta di una storia di "fantasia". Tu narratore hai il dovere morale di farmi capire come funzionano queste cose fantastiche.
Sarà forse che dopo 10 anni che non leggevo Dylan Dog mi aspettavo qualcosa di diverso, ma non di così drasticamente diverso; sarà che forse dopo oltre 20 anni chi scrive le storie di DD stia cercando di battere strade narrative nuove, ma a me questo numero mi ha fatto ribrezzo.
E, lo ribadisco, mi sono sentito totalmente preso in giro.
Continua a farti del male...
Di sicuro, la più grossa presa per i fondelli per quanto riguarda l'ultimo periodo è rappresentata da Dylan Dog 279, intitolato "Il Giardino delle Illusioni".
Premessa
Da "giovine" sono stato un grandissimo fan di Dylan Dog. Adoravo il personaggio, mi piacevano le storie, idolatravo gli speciali. Poi, intorno al numero 130 ho smesso di leggerlo.
Non perchè non mi piacesse più, non perchè non mi andasse di spendere soldi, ma perchè ho cominciato a cercare "altro". La "storiella" autoconclusiva del Dylan sclaviano non mi bastava più. E allora ho lasciato.
Così, dopo tutti questi anni, quando ho visto quel numero sullo scaffale dell'edicola, ho avuto nostalgia e ho voluto vedere se e in che modo era cambiato Dylan Dog.
Il guaio era non solo che era cambiato (in peggio), ma che mi trovavo di fronte ad una storia che era tutto, tranne che dylandoghesca.
La trama è presto detta: Dylan Dog ha avuto l'incarico da tale signor Hackford di perlustrare il labirinto della villa che ha comprato di recente.
All'interno di questo labirinto, come apprendiamo via via che leggiamo l'albo, vige una sorta di maleficio che fa smarrire che vi si avventura, facendogli vivere tutti i suoi peggiori incubi e pensieri negativi.
Nelle storie "vecchie" io ero sempre abituato a leggere di un Dylan Dog intento a farsi "i cazzi suoi" (nella fattispecie, suonare il clarinetto/costruire il veliero/farsi prendere per il culo da Groucho) prima di essere chiamato dal malcapitato che gli spiega il caso assurdo del mese, farsi la bonazza di turno, ottenere consigli più o meno validi dall'ispettore Bloch, e risolvere alla fine il caso, dopo aver parlato col "mostro" di passaggio (in un modo o nell'altro, con spiegazioni logiche o illogiche che fossero).
In questo albo invece non succede nulla di tutto ciò.
Assistiamo ad una storia onirica, dove il protagonista dell'albo è il subconscio di Dylan Dog. Subconscio che, in quanto tale, è soggetto a un viaggio illusorio e introspettivo dove a farla da padrone è l'immaginario e la paura stessa del protagonista.
Avrei accettato - e apprezzato - l'albo se la storia avesse avuto come presupposto il sogno. Dylan Dog sogna, e gli succedono cose assurde. Ok, ci siamo. Mi sta bene.
Ma se il presupposto è: Dylan Dog entra nel labirinto (che non si sa per quale motivo è maligno e stregato), ha una serie di "avventure allucinanti"(nell'accezione di allucinazione) e di punto in bianco, alla penultima pagina, implora il labirinto di lasciarlo andare (e il labirinto stregato -sempre senza sapere come o perchè sia stregato - obbedisce), allora, ancora una volta, mi sento preso per il culo.
Mi sento preso per culo perchè tu, "narratore", devi darmi una spiegazione (logica, illogica, o idiota che sia) del perchè chi entra nel labirinto comincia ad avere queste visioni. E non mi interessa se l'albo è un albo che tratta di una storia di "fantasia". Tu narratore hai il dovere morale di farmi capire come funzionano queste cose fantastiche.
Sarà forse che dopo 10 anni che non leggevo Dylan Dog mi aspettavo qualcosa di diverso, ma non di così drasticamente diverso; sarà che forse dopo oltre 20 anni chi scrive le storie di DD stia cercando di battere strade narrative nuove, ma a me questo numero mi ha fatto ribrezzo.
E, lo ribadisco, mi sono sentito totalmente preso in giro.