Perchè in Francia sanno fare rivoluzioni e manifestazioni coi controcazzi. Altro che gli scioperetti italici "utili per pararsi il culo" (cit.), o quelle inutili manifestazioni stile "popolo viola"...
Continua a farti del male...
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La storia di Berlusconi e Fini riassunta in 4 minuti come se fosse una soap opera. Geniale!
Buon divertimento!
Continua a farti del male...
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Sta arrivando...
Il nuovo supereroe sta arrivando...
E sarà il terrore dei malintenzionati...
Forse...
Continua a farti del male...
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Declino e rapido decadimento
Non mi voglio ergere a paladino e/o difensore del mos maiorum moderno, eppure questo video che giosafat mi ha suggerito (e lo ringrazio per questo) offre un quadro devastante della nostra società, dove chi fa cultura (o cerca di farla o ricercarla) viene deriso, poichè l'anticultura è diventata la vera cultura del Nostro Paese.
Terrificante.
Continua a farti del male...
Terrificante.
In Francia ti accorgi...
...che la cultura ha un peso.
Lo vedi.
Lo senti.
Lo tocchi.
La gente legge ovunque si trovi: per strada, sulle panchine, al parco, nella metro. Ogni tre persone, ce ne sono due con un libro in mano.
O con un fumetto.
Perchè in Francia, il fumetto, è cultura.
All'interno della fumetteria che abbiamo visitato, i più "giovani" eravamo io e Deborah. La fumetteria era gestita da un signore distinto di mezza età, che conversava amabilmente di graphic novel con altri due signori che avevano più o meno una quarantina d'anni.
In bella vista, appena entrati, erano esposti diversi fumetti di produzione francese, oltre a uno scaffale dedicato ai manga (bottino di guerra personale: One Piece #1 francese). Anche il piano di sopra era intasato da graphic novel, per lo più francesi.
Proprio perchè in Francia danno importanza alla propria nazionalità e alla propria cultura.
Le librerie, enormi, così come i megastore come quello della Virgin o della Fnac, sono particolarmente attenti alla cultura francese. Ci sono i libri (e i film, i telefilm, i fumetti, i cd musicali, eccetera) in lingua straniera a parte, divisi per nazionalità, e poi ci sono quelli esclusivamente francesi.
Fa male ammetterlo (dato che si tratta della "stramaledetta e odiata" Francia), ma da questo punto di vista, in Italia siamo lontani anni luce.
Continua a farti del male...
Lo vedi.
Lo senti.
Lo tocchi.
La gente legge ovunque si trovi: per strada, sulle panchine, al parco, nella metro. Ogni tre persone, ce ne sono due con un libro in mano.
O con un fumetto.
Perchè in Francia, il fumetto, è cultura.
All'interno della fumetteria che abbiamo visitato, i più "giovani" eravamo io e Deborah. La fumetteria era gestita da un signore distinto di mezza età, che conversava amabilmente di graphic novel con altri due signori che avevano più o meno una quarantina d'anni.
In bella vista, appena entrati, erano esposti diversi fumetti di produzione francese, oltre a uno scaffale dedicato ai manga (bottino di guerra personale: One Piece #1 francese). Anche il piano di sopra era intasato da graphic novel, per lo più francesi.
Proprio perchè in Francia danno importanza alla propria nazionalità e alla propria cultura.
Le librerie, enormi, così come i megastore come quello della Virgin o della Fnac, sono particolarmente attenti alla cultura francese. Ci sono i libri (e i film, i telefilm, i fumetti, i cd musicali, eccetera) in lingua straniera a parte, divisi per nazionalità, e poi ci sono quelli esclusivamente francesi.
Fa male ammetterlo (dato che si tratta della "stramaledetta e odiata" Francia), ma da questo punto di vista, in Italia siamo lontani anni luce.
Segnalazione: Devilman - Go Nagai
Devilman di Go Nagai è un manga che ha più di 40 anni.
Eppure, nostante sia "datato", affosserebbe tranquillamente la maggior parte dei titoli prodotti oggi e presenti sul panorama internazionale, tanto per i temi trattati quanto per il modo in cui i temi vengono trattati.
Sarebbe un delitto parlare della trama, a causa dei numerosissimi colpi di scena.
Si può dire solo che, prima dell'avvento dell'uomo, la Terra era dominata dai Demoni, i quali, a causa di una glaciazione, rimasero intrappolati. Ora i demoni stanno tornando. E hanno intenzione di sterminare la razza umana per appropriarsi nuovamente del loro mondo.
Inutile comunque girarci intorno: l'opera di Go Nagai è un capolavoro.
E' una mistione di generi superba ed eccellente, un'opera che mischia in modo perfetto humor, horror, religione, mitologia, azione, thriller, fantastico e fantascienza.
Cosa si può volere di più?
Un Lucano? No, altro Go Nagai!
Continua a farti del male...
Eppure, nostante sia "datato", affosserebbe tranquillamente la maggior parte dei titoli prodotti oggi e presenti sul panorama internazionale, tanto per i temi trattati quanto per il modo in cui i temi vengono trattati.
Sarebbe un delitto parlare della trama, a causa dei numerosissimi colpi di scena.
Si può dire solo che, prima dell'avvento dell'uomo, la Terra era dominata dai Demoni, i quali, a causa di una glaciazione, rimasero intrappolati. Ora i demoni stanno tornando. E hanno intenzione di sterminare la razza umana per appropriarsi nuovamente del loro mondo.
Inutile comunque girarci intorno: l'opera di Go Nagai è un capolavoro.
E' una mistione di generi superba ed eccellente, un'opera che mischia in modo perfetto humor, horror, religione, mitologia, azione, thriller, fantastico e fantascienza.
Cosa si può volere di più?
Un Lucano? No, altro Go Nagai!
La foto della settimana
Continuiamo con i Demotivational veramente demotivanti.
E questo, a mio avviso, è veramente geniale e ben fatto!
O no? Continua a farti del male...
E questo, a mio avviso, è veramente geniale e ben fatto!
O no? Continua a farti del male...
Auguri, Buta!
Oggi è il mio compleanno!
- sono graditi gli auguri, grazie -
E per la veneranda età di 26 anni, la mia cara e dolce pulzella mi ha regalato nientepopòdimenoche...
Il cofanetto di Nightmare!
Ci sbavavo da anni. E "finalmente" sono riuscito a metterci le mani sopra.
La confezione è eccelsa, i contenuti speciali all'interno dei dvd sono interessanti, gli occhialini per vedere il finale di Nightmare 6 sono un toccasana, e la federa del cuscino "graffiata" dal guanto di Freddy è epica!
Un regalo davvero stupendo!
Grazie amore!
Continua a farti del male...
- sono graditi gli auguri, grazie -
E per la veneranda età di 26 anni, la mia cara e dolce pulzella mi ha regalato nientepopòdimenoche...
Il cofanetto di Nightmare!
Ci sbavavo da anni. E "finalmente" sono riuscito a metterci le mani sopra.
La confezione è eccelsa, i contenuti speciali all'interno dei dvd sono interessanti, gli occhialini per vedere il finale di Nightmare 6 sono un toccasana, e la federa del cuscino "graffiata" dal guanto di Freddy è epica!
Un regalo davvero stupendo!
Grazie amore!
Continua a farti del male...
Top 5: Graphic Novel
Dopo la Top 5 sui miei cinque libri e manga preferiti, era d'obbligo una Top 5 sulle Graphic Novel che più mi son piaciute.
E così come le due precedenti Top 5, anche questa non ha pretese oggettive e segue solo le mie preferenze in materia fumettistica.
5° Posto: Magneto - Testamento
Più che una graphic novel, è un saggio di storia. Attraverso gli occhi del futuro Magneto, ripercorriamo le tappe dell'ascesa del nazismo, vediamo l'attuazione delle leggi razziali, lo scoppio della guerra e l'infamità dei campi di concentramento.
Una graphic novel superba e maestosa, che dovrebbero far leggere anche nelle scuole.
Ne avevo parlato QUI
4° Posto: Superman - Red Son
Cosa sarebbe successo se l'astronave di Superman fosse atterrata in Russia, e non in America? Come sarebbe diventato il celeberrimo Uomo d'Acciao se fosse stato allevato in una fattoria ucraina e fosse divenuto l'icona principale del regime comunista sovietico? E che impatto avrebbe avuto l'ideologia comunista sull'Uomo del Domani?
A queste - e altre - domande trovere risposta se leggerete questa strabiliante graphic novel. Un'ucronia del mondo DC in piena regola, dove Superman (pur rimanendo sempre un eroe che difende la verità e la legalità), si impone sul mondo quasi come fosse una divinità in piena regola, tramutando la Terra in un "paradiso comunista". D'antologia Lex Luthor, ma soprattutto Batman, diventato terrorista.
3° Posto: Le cronache di Wormwood
Woormwood è un produttore televisivo. E' fidanzato con una bellissima ragazza. Ha un coniglietto adorabile. Ed un amico con cui sfogarsi in un bar vicino casa.
Però...
Woormwood è l'Anticristo. Tradisce la fidanzata con un sacco di altre ragazze, tra cui Giovanna d'Arco. Il coniglio parla, si incazza, naviga su internet e sfotte gli amanti di Star Wars sui forum appositi. E l'amico del bar altri non è che la reincarnazione di Gesù Cristo.
Serve aggiungere altro?
Per saperlo, non vi resta che leggere questa dissacrante opera geniale...
2° Posto: Batman - Il ritorno del Cavaliere Oscuro
E' LA storia su Batman.
Quella imprescindibile, quella che "si deve leggere per forza", quella che "non sei lettore di fumetti se non l'hai mai letta", quella dov'è presente tutto l'universo sul Crociato col Mantello che conta. Superman compreso.
Imprescindibile
1° Posto: 300
Epicità trasmessa su carta.
E non serve aggiungere altro.
Fuori classifica: Watchmen, V per Vendetta, The Killing Joke, Che fine ha fatto l'uomo del domani?, Batman: Anno Uno, From Hell.
E voi? Quali sono le vostre graphi novel preferite?
Continua a farti del male...
E così come le due precedenti Top 5, anche questa non ha pretese oggettive e segue solo le mie preferenze in materia fumettistica.
5° Posto: Magneto - Testamento
Più che una graphic novel, è un saggio di storia. Attraverso gli occhi del futuro Magneto, ripercorriamo le tappe dell'ascesa del nazismo, vediamo l'attuazione delle leggi razziali, lo scoppio della guerra e l'infamità dei campi di concentramento.
Una graphic novel superba e maestosa, che dovrebbero far leggere anche nelle scuole.
Ne avevo parlato QUI
4° Posto: Superman - Red Son
Cosa sarebbe successo se l'astronave di Superman fosse atterrata in Russia, e non in America? Come sarebbe diventato il celeberrimo Uomo d'Acciao se fosse stato allevato in una fattoria ucraina e fosse divenuto l'icona principale del regime comunista sovietico? E che impatto avrebbe avuto l'ideologia comunista sull'Uomo del Domani?
A queste - e altre - domande trovere risposta se leggerete questa strabiliante graphic novel. Un'ucronia del mondo DC in piena regola, dove Superman (pur rimanendo sempre un eroe che difende la verità e la legalità), si impone sul mondo quasi come fosse una divinità in piena regola, tramutando la Terra in un "paradiso comunista". D'antologia Lex Luthor, ma soprattutto Batman, diventato terrorista.
3° Posto: Le cronache di Wormwood
Woormwood è un produttore televisivo. E' fidanzato con una bellissima ragazza. Ha un coniglietto adorabile. Ed un amico con cui sfogarsi in un bar vicino casa.
Però...
Woormwood è l'Anticristo. Tradisce la fidanzata con un sacco di altre ragazze, tra cui Giovanna d'Arco. Il coniglio parla, si incazza, naviga su internet e sfotte gli amanti di Star Wars sui forum appositi. E l'amico del bar altri non è che la reincarnazione di Gesù Cristo.
Serve aggiungere altro?
Per saperlo, non vi resta che leggere questa dissacrante opera geniale...
2° Posto: Batman - Il ritorno del Cavaliere Oscuro
E' LA storia su Batman.
Quella imprescindibile, quella che "si deve leggere per forza", quella che "non sei lettore di fumetti se non l'hai mai letta", quella dov'è presente tutto l'universo sul Crociato col Mantello che conta. Superman compreso.
Imprescindibile
1° Posto: 300
Epicità trasmessa su carta.
E non serve aggiungere altro.
Fuori classifica: Watchmen, V per Vendetta, The Killing Joke, Che fine ha fatto l'uomo del domani?, Batman: Anno Uno, From Hell.
E voi? Quali sono le vostre graphi novel preferite?
Oggi sarò a...
Ma non vi preoccupate!
Il Viagra della Mente non si ferma e continuerà a rimanere aggiornato in questa settimana di assenza butica! Perciò continuate a venire a trovarmi!
Continua a farti del male...
Il Viagra della Mente non si ferma e continuerà a rimanere aggiornato in questa settimana di assenza butica! Perciò continuate a venire a trovarmi!
Il Caimano - Nanni Moretti
Il Caimano è un film che rappresenta "la summa" dell'intera produzione cinematografica di Moretti, il quale, pur apparendo solo per pochi minuti, in realtà è ben presente all'interno della pellicola.
Moretti parla direttamente con lo spettatore attraverso i protagonisti del film, e con lo spettatore ci scherza.
Perchè fare un film su Berlusconi?
Che senso ha?
Tanto Berlusconi, nel bene o nel male, ha già vinto.
Non sarebbe stato meglio fare un film "un po' più suo"?
Queste sono le domande più frequenti che ricorrono e vengono ripetute.
Poichè Il Caimano non è un film solo su Berlusconi, ma è anche un film su Berlusconi, in pieno stile morettiano.
La prima parte della pellicola è incentrata sulla sceneggiatura de "Il Caimano" che Teresa, una giovane regista, fa leggere a Bruno Buonomo, produttore di film trash e prototipo dell'italiano medio che vive nell'Italietta Berlusconiana.
La sceneggiatura ripercorre le tappe dell'ascesa berlusconiana dagli inizi degli anni '70 fino al celebre discorso della "scesa in campo", e non lesina su fatti realmente accaduti (su tutti, l'irruzione del Caimano alla sede de "Il Giornale", direttoda Montanelli, dove l'allora editore affermò che dal momento in cui avrebbe cominciato a fare politica, l'azienda e i giornali "della famiglia" avrebbero dovuto iniziare a seguire la linea e la politica della sua politica).
La seconda parte invece è "il solito" film di Moretti, semplice, essenziale, scarno. Bruno Buonomo, nonostante i problemi familiari e lavorativi, prova in tutti i modi a produrre il film di Teresa, salvo incontrare numerosi ostacoli e dovere, alla fine, cancellare tutto. Perchè, come spesso accade (e lo vediamo ormai tutti i giorni), quando si cerca di parlare di figure "importanti" e mostrare la realtà così com'è, si provoca sempre paura e timore.
La verità, infatti, fa tremare "polsi e vene".
Una scena de "Il Caimano" però Buonomo la gira ugualmente: la scena finale, ovvero quella del processo al Caimano.
Ed è una scena agghiacciante.
Lo stesso Moretti interpreta "Il Caimano" e lo fa parlare con le sue stesse parole.
Parole che - ahinoi - si riveleranno estremamente profetiche.
Continua a farti del male...
Moretti parla direttamente con lo spettatore attraverso i protagonisti del film, e con lo spettatore ci scherza.
Perchè fare un film su Berlusconi?
Che senso ha?
Tanto Berlusconi, nel bene o nel male, ha già vinto.
Non sarebbe stato meglio fare un film "un po' più suo"?
Queste sono le domande più frequenti che ricorrono e vengono ripetute.
Poichè Il Caimano non è un film solo su Berlusconi, ma è anche un film su Berlusconi, in pieno stile morettiano.
La prima parte della pellicola è incentrata sulla sceneggiatura de "Il Caimano" che Teresa, una giovane regista, fa leggere a Bruno Buonomo, produttore di film trash e prototipo dell'italiano medio che vive nell'Italietta Berlusconiana.
La sceneggiatura ripercorre le tappe dell'ascesa berlusconiana dagli inizi degli anni '70 fino al celebre discorso della "scesa in campo", e non lesina su fatti realmente accaduti (su tutti, l'irruzione del Caimano alla sede de "Il Giornale", direttoda Montanelli, dove l'allora editore affermò che dal momento in cui avrebbe cominciato a fare politica, l'azienda e i giornali "della famiglia" avrebbero dovuto iniziare a seguire la linea e la politica della sua politica).
La seconda parte invece è "il solito" film di Moretti, semplice, essenziale, scarno. Bruno Buonomo, nonostante i problemi familiari e lavorativi, prova in tutti i modi a produrre il film di Teresa, salvo incontrare numerosi ostacoli e dovere, alla fine, cancellare tutto. Perchè, come spesso accade (e lo vediamo ormai tutti i giorni), quando si cerca di parlare di figure "importanti" e mostrare la realtà così com'è, si provoca sempre paura e timore.
La verità, infatti, fa tremare "polsi e vene".
Una scena de "Il Caimano" però Buonomo la gira ugualmente: la scena finale, ovvero quella del processo al Caimano.
Ed è una scena agghiacciante.
Lo stesso Moretti interpreta "Il Caimano" e lo fa parlare con le sue stesse parole.
Parole che - ahinoi - si riveleranno estremamente profetiche.
Vocabolario Treccani
A luglio avevo pubblicato sul blog QUESTO VIDEO QUI.
Prendendo spunto da quelle due simpatiche ragazze "veraci", la famigerata Treccani ha girato una serie di spassosissimi spot per pubblicizzare il suo vocabolario.
Buona visione! E buon divertimento!
- i video li trovate dopo "il salto" -
Continua a farti del male...
Buona visione! E buon divertimento!
- i video li trovate dopo "il salto" -
Vita Nuova - Dante
Al liceo avevo letto solo alcuni brani. Ora ho avuto modo di leggere l'intera opera (ho comprato un volume della Bur che racchiude l'opera omnia dantesca, a 9 euro. Impossibile dire di no).
La Vita Nuova di Dante fa scompisciare dalle risate.
Per carità, non fraintendetemi.
La Vita Nuovaè un trattato rivoluzionario per l'epoca e per noi in senso meramente letterario, un caposaldo della letteratura italiana e un capolavoro assoluto.
Ma al di là della prosa e delle superbe poesie che danno il la e inaugurano il Dolce Stil Novo, la Vita Nuova, per uno "dei tempi nostri", strappa risate a destra e manca.
Impossibile non divertirsi con il giovane Dante, che vedendo Beatrice fargli un cenno di saluto, si vede la vita totalmente sconvolta.
Il Sommo Vate ha avuto praticamente un colpo di fulmine, innamorandosi della Dolce Fanciulla; comincia ad avere torcimenti di stomaco, sudori freddi, palpitazioni di cuore, visioni, miraggi e allucinazioni auditive in puro stile fantozziano; non dorme, non mangia più, comincia a scrivere componimenti poetici e soprattutto, per celare il suo amore supremo, fa finta di essere innamorato di altre ragazze (le celeberrime "donne dello schermo", con cui uscirà molto spesso) che faranno sparlare le malelingue e i pettegoli della città tanto da indurre Beatrice a credere di non interessare più al Poeta. E a togliergli il saluto.
Cosa che farà impazzire di dolore il povero Dante, e condannerà i posteri che lo odiano e centinaia di migliaia di studenti svogliati a leggere le sue opere fino allo sfinimento e alle pene dell'inferno. Dantesco, ovviamente.
Insomma, la Vita Nuova è qualcosa di superbo, spassoso, godibile e divertente al tempo stesso. Se non l'avete mai letta...Fatelo assolutissimamente!
Continua a farti del male...
La Vita Nuova di Dante fa scompisciare dalle risate.
Per carità, non fraintendetemi.
La Vita Nuovaè un trattato rivoluzionario per l'epoca e per noi in senso meramente letterario, un caposaldo della letteratura italiana e un capolavoro assoluto.
Ma al di là della prosa e delle superbe poesie che danno il la e inaugurano il Dolce Stil Novo, la Vita Nuova, per uno "dei tempi nostri", strappa risate a destra e manca.
Impossibile non divertirsi con il giovane Dante, che vedendo Beatrice fargli un cenno di saluto, si vede la vita totalmente sconvolta.
Il Sommo Vate ha avuto praticamente un colpo di fulmine, innamorandosi della Dolce Fanciulla; comincia ad avere torcimenti di stomaco, sudori freddi, palpitazioni di cuore, visioni, miraggi e allucinazioni auditive in puro stile fantozziano; non dorme, non mangia più, comincia a scrivere componimenti poetici e soprattutto, per celare il suo amore supremo, fa finta di essere innamorato di altre ragazze (le celeberrime "donne dello schermo", con cui uscirà molto spesso) che faranno sparlare le malelingue e i pettegoli della città tanto da indurre Beatrice a credere di non interessare più al Poeta. E a togliergli il saluto.
Cosa che farà impazzire di dolore il povero Dante, e condannerà i posteri che lo odiano e centinaia di migliaia di studenti svogliati a leggere le sue opere fino allo sfinimento e alle pene dell'inferno. Dantesco, ovviamente.
Insomma, la Vita Nuova è qualcosa di superbo, spassoso, godibile e divertente al tempo stesso. Se non l'avete mai letta...Fatelo assolutissimamente!
In
Libri
Il prezzo dei fumetti e dei libri
Spropositato.
Ne vogliamo parlare? E parliamone.
Sarà pure un luogo comune, ma è un luogo comune vero: ormai il prezzo dei libri e dei fumetti è diventato qualcosa di assurdo.
Sfogliavo un best-seller in libreria l'altra giorno. Costo del volume: 25 euro.
Cose da pazzi.
Stessa cosa in fumetteria. Ci sono degli albi singoli, non autoconclusivi, di serie che arriveranno a 30 e rotti numeri...che costano ben 10 euro.
"Questa è blasfemia! Questa è pazzia!"
"Pazzia? Questa è...EDITORIAAAAAAAAAAA!"
La cosa bella è che anche il rapporto qualità/prezzo è andato a farsi benedire. Tanto i libri, quanto i fumetti, molto spesso vengono stampati su carte quasi trasparenti, dove si vedono le lettere (o le immagini) della pagina dietro.
Una cosa ignobile.
E' vero che è anche un po' colpa dell'euro - per la solita litania: "L'euro c'ha inguajato" -, però pensateci un attimo.
Che reazione avreste avuto se dieci anni fa qualcuno vi avesse detto: "Lo sai che tra un po' spenderai 50 mila lire per un libro nuovo, e 20 mila lire per un numero di un fumetto?"
Continua a farti del male...
Ne vogliamo parlare? E parliamone.
Sarà pure un luogo comune, ma è un luogo comune vero: ormai il prezzo dei libri e dei fumetti è diventato qualcosa di assurdo.
Sfogliavo un best-seller in libreria l'altra giorno. Costo del volume: 25 euro.
Cose da pazzi.
Stessa cosa in fumetteria. Ci sono degli albi singoli, non autoconclusivi, di serie che arriveranno a 30 e rotti numeri...che costano ben 10 euro.
"Questa è blasfemia! Questa è pazzia!"
"Pazzia? Questa è...EDITORIAAAAAAAAAAA!"
La cosa bella è che anche il rapporto qualità/prezzo è andato a farsi benedire. Tanto i libri, quanto i fumetti, molto spesso vengono stampati su carte quasi trasparenti, dove si vedono le lettere (o le immagini) della pagina dietro.
Una cosa ignobile.
E' vero che è anche un po' colpa dell'euro - per la solita litania: "L'euro c'ha inguajato" -, però pensateci un attimo.
Che reazione avreste avuto se dieci anni fa qualcuno vi avesse detto: "Lo sai che tra un po' spenderai 50 mila lire per un libro nuovo, e 20 mila lire per un numero di un fumetto?"
La Foto della Settimana
Ogni tanto, tra le maree di cazzate e idiozie senza senso, si trova ancora qualche Demotivational decente. Il problema è che si è perso del tutto quello slancio e quel messaggio unicamente demotivante che sì, strappava il sorriso (amaro, in pieno stile umoristico inteso nell'accezione pirandelliana del termine), ma puntava soprattutto a far pensare chi stava guardando e leggendo la "vignetta" in questione. Meno male che tra la melma, di quando in quando, salta fuori qualche perla...
Continua a farti del male...
Una sorpresa in Serbo
Dopo il superbo spettacolo offertoci ieri sera dagli ultras allo stadio Marassi di Genova, ora finalmente siamo riusciti a capire cosa intendeva Prandelli quando diceva: "Per la partità di mercoledì ho una sorpresa in Serbo per voi!"
- si ringrazia il prode Simone Esposito, dispensatore di questa perla nonostante l'infortunio alla mano. Guarisci presto, guaglio'! -
Continua a farti del male...
- si ringrazia il prode Simone Esposito, dispensatore di questa perla nonostante l'infortunio alla mano. Guarisci presto, guaglio'! -
Ratchet e Clank: a spasso nel tempo
Ratchet e Clank: A spasso nel tempo è stata una vera e propria sorpresa.
Non avevo mai giocato a nessun capitolo della saga del Lombax più famoso dell'Universo e del suo piccolo robotico amico.
Eppure non è stato un problema immergersi subito nel ricchissimo, coloratissimo, freneticissimo (esiste freneticissimo?), divertentissimo titolo dell'Insomniac Game.
Il gioco è una mistione di generi geniale. E quando parlo di mistione di generi intendo sia dal punto di vista videoludico che narrativo.
Si spazia dalla fantascienza dura&pura (con tanto di viaggi spaziali e guerre stellari, paradossi temporali e continuum tempo/spazio interrotti), all'avventura più sfrenata (da pianeti remoti popolati da creatura aliene all'alba della civiltà a città robitiche e ipertecnologiche), dalle fasi decisamente "action" di Ratchet (con tanto di assalti, assedi e battaglie campali) a quelle più riflessive di Clank (dove i puzzle, gli enigmi e i rompicapo la fanno da padrone).
Il tutto condito da una giusta dose di umorismo e comicità, che in titoli come questi non fanno mai male.
In definitiva, Ratchet e Clank: a spasso nel tempo è uno di quei titoli che lasciano soddisfatti appieno e ti fanno "sentire contento" di aver comperato la Ps3.
Consigliatissimo!
Continua a farti del male...
Non avevo mai giocato a nessun capitolo della saga del Lombax più famoso dell'Universo e del suo piccolo robotico amico.
Eppure non è stato un problema immergersi subito nel ricchissimo, coloratissimo, freneticissimo (esiste freneticissimo?), divertentissimo titolo dell'Insomniac Game.
Il gioco è una mistione di generi geniale. E quando parlo di mistione di generi intendo sia dal punto di vista videoludico che narrativo.
Si spazia dalla fantascienza dura&pura (con tanto di viaggi spaziali e guerre stellari, paradossi temporali e continuum tempo/spazio interrotti), all'avventura più sfrenata (da pianeti remoti popolati da creatura aliene all'alba della civiltà a città robitiche e ipertecnologiche), dalle fasi decisamente "action" di Ratchet (con tanto di assalti, assedi e battaglie campali) a quelle più riflessive di Clank (dove i puzzle, gli enigmi e i rompicapo la fanno da padrone).
Il tutto condito da una giusta dose di umorismo e comicità, che in titoli come questi non fanno mai male.
In definitiva, Ratchet e Clank: a spasso nel tempo è uno di quei titoli che lasciano soddisfatti appieno e ti fanno "sentire contento" di aver comperato la Ps3.
Consigliatissimo!
In
Videogames
Berlusconi e Fini: cronaca di una passione in soli 4 minuti!
La storia di Berlusconi e Fini riassunta in 4 minuti come se fosse una soap opera. Geniale!
Buon divertimento!
La foto della settimana
Sta arrivando...
Il nuovo supereroe sta arrivando...
E sarà il terrore dei malintenzionati...
Forse...
Naruto e Bleach: cronaca di una decadenza (2 di 2)
Bleach sarebbe potuto essere un capolavoro assoluto, decisamente migliore di Naruto e, sotto certi aspetti, anche di One Piece.
Per quanto mi riguarda, Kubo è uno degli illustratori migliori che il panorama nipponico offre. E per me disegna molto, ma molto meglio di Kishimoto e di Oda.
Però l’ho chiamato illustratore, e non mangaka. Perché Bleach, dal numero 21 in poi, si regge in piedi solo grazie a dei disegni superbi. E al giorno d’oggi, una “narrazione” fatta esclusivamente di disegni, se non è supportata – ovviamente – da una storia solida, è inutile e controproducente.
Ma anche qui andiamo con ordine.
Bleach è (stato) un manga in continua evoluzione.
I primi 3 numeri dell’opera sono una brutta copia di Yu degli Spettri. La leggenda vuole che Kubo avesse avuto l’intenzione di lasciare la serie ma che, ricevuta una lettera di Toriyama che lo spronava a perseverare nel suo lavoro, si sia rimboccato le maniche e abbia deciso di tenere duro.
I risultati sono sotto agli occhi di tutti.
Dal numero 4, Bleach cambia radicalmente sia lo stile della narrazione, che la storia. E dal numero 7, svolta completamente.
Io stesso ammetto che Bleach dal numero 7 al numero 20 è un buonissimo prodotto che offre una piacevole lettura: c’è avventura, ci sono (alcuni) buoni personaggi, c’è mistero, c’è suspance, ci sono un paio di sottotrame interessanti e c’è un colpo di scena eccellente (e shockante) che conclude in modo perfetto la saga della Soul Society.
Bleach mi piaceva anche di più di Naruto perchè per certi versi era la naturale evoluzione dello shonen classico traferito però in una dinamica narrativa moderna (ma ne parliamo domani, comunque)
I guai però cominciano dal numero 21,e sono guai pesanti, dato che non fanno che acuire alcuni problemi che facevano già scricchiolare l’opera.
Se possiamo sorvolare sul fatto che la trama di fondo della seconda parte di Bleach è assolutamente IDENTICA a quella della prima, non si può sorvolare sui personaggi che popolano questo manga.
In Bleach ci sono decine e decine e decine di personaggi buttati a caso, tutti stereotipati e solo vagamente sviluppati.
La maggior parte di loro sono inseriti nella storia “tanto per”, non hanno niente da offrire al lettore (se non noia) e non servono minimamente allo svolgersi della storia. Senza contare che i personaggi che dovrebbero avere un certo rilievo e un certo spessore, vengono sistematicamente eliminati dall’autore in una manciata di capitoli, se non proprio in un singolo capitolo (quando invece a personaggi inutili di cui sopra – penso agli ex espada e agli ex primera – vengono dedicati volumi interi).
Ma andiamo nello specifico.
Della “cricca” di Ichigo, a parte Ichigo stesso, l’unico che viene leggermente approfondito come personaggio è Ishida. Gli altri servono solo per fare scena.
Penso, su tutti, a Chad.
Praticamente un personaggio inutile, uno di quelli che si ama come si potrebbe amare un soprammobile tarlato e polveroso.
Senza contare tutti i millemila personaggi del Gotei 13. Gli unici sviluppati in maniera decente si contano sulle dita di una mano. E sono Kenpachi, Byakuya, e Renji.
Il resto serve solo all’autore per creare scene fighe (la maggior parte delle quali nemmeno ci vengono mostrate, come per esempio Kyoraku/Ukitake contro Yamamoto).
E che dire dei Vizard, degli Espada e di Aizen?
I Vizard: altra gente inutile, messa lì solo per dare un power up a Ichigo.
Gli Espada: come accennato sopra, Kubo ci mostra combattimenti inutili con gli ex-primera, dedicandogli volumi interi salvo poi dedicare un solo capitolo cruciale ai combattimenti degli espada principali, i numeri 1, 2 e 3.
Chi è al pari col Giappone nella lettura del manga, sa come sono andate a finire le cose.
E per quanto riguarda Aizen, poi, nel leggere quello che è successo, a tutti i lettori sono cadute braccia.
Kubo ha commesso lo stesso identico errore che ha commesso Hiroyuki Takei, ovvero ha creato un cattivo estremamente forte e imbattibile. Non sapendo come uscire dall’impasse, ha dovuto per forza di cose ricorrere a un deus ex machina forzatissimo, risultando così veramente, ma veramente pietoso. Senza contare che di punto in bianco sono resuscitati personaggi a tutti gli effetti morti in battaglia.
Ecco perché Bleach non mi piace più.
Ed ecco perchè anche Naruto non mi piace più.
Ovviamente sono mie considerazioni personali – e sottolineo personali -, che non intendono urtare la sensibilità di chi queste opere le ama e continua ad apprezzarle.
Tuttavia, astenetevi dal fare commenti piatti e banali del tipo “Non capisci gnente, gnè gnè”, “ torna a vedere e leggere Lady Oscar “ (che io prendo per un complimento, dato che il manga è estremamente istruttivo dal punto di vista storico), “naruto è stupendo”, “bleach è figo”.
Se deve essere un confronto, che sia civile e pacato.
Ma soprattutto, se ci deve essere una critica, che sia argomentata e ragionata.
Continua a farti del male...
Per quanto mi riguarda, Kubo è uno degli illustratori migliori che il panorama nipponico offre. E per me disegna molto, ma molto meglio di Kishimoto e di Oda.
Però l’ho chiamato illustratore, e non mangaka. Perché Bleach, dal numero 21 in poi, si regge in piedi solo grazie a dei disegni superbi. E al giorno d’oggi, una “narrazione” fatta esclusivamente di disegni, se non è supportata – ovviamente – da una storia solida, è inutile e controproducente.
Ma anche qui andiamo con ordine.
Bleach è (stato) un manga in continua evoluzione.
I primi 3 numeri dell’opera sono una brutta copia di Yu degli Spettri. La leggenda vuole che Kubo avesse avuto l’intenzione di lasciare la serie ma che, ricevuta una lettera di Toriyama che lo spronava a perseverare nel suo lavoro, si sia rimboccato le maniche e abbia deciso di tenere duro.
I risultati sono sotto agli occhi di tutti.
Dal numero 4, Bleach cambia radicalmente sia lo stile della narrazione, che la storia. E dal numero 7, svolta completamente.
Io stesso ammetto che Bleach dal numero 7 al numero 20 è un buonissimo prodotto che offre una piacevole lettura: c’è avventura, ci sono (alcuni) buoni personaggi, c’è mistero, c’è suspance, ci sono un paio di sottotrame interessanti e c’è un colpo di scena eccellente (e shockante) che conclude in modo perfetto la saga della Soul Society.
Bleach mi piaceva anche di più di Naruto perchè per certi versi era la naturale evoluzione dello shonen classico traferito però in una dinamica narrativa moderna (ma ne parliamo domani, comunque)
I guai però cominciano dal numero 21,e sono guai pesanti, dato che non fanno che acuire alcuni problemi che facevano già scricchiolare l’opera.
Se possiamo sorvolare sul fatto che la trama di fondo della seconda parte di Bleach è assolutamente IDENTICA a quella della prima, non si può sorvolare sui personaggi che popolano questo manga.
In Bleach ci sono decine e decine e decine di personaggi buttati a caso, tutti stereotipati e solo vagamente sviluppati.
La maggior parte di loro sono inseriti nella storia “tanto per”, non hanno niente da offrire al lettore (se non noia) e non servono minimamente allo svolgersi della storia. Senza contare che i personaggi che dovrebbero avere un certo rilievo e un certo spessore, vengono sistematicamente eliminati dall’autore in una manciata di capitoli, se non proprio in un singolo capitolo (quando invece a personaggi inutili di cui sopra – penso agli ex espada e agli ex primera – vengono dedicati volumi interi).
Ma andiamo nello specifico.
Della “cricca” di Ichigo, a parte Ichigo stesso, l’unico che viene leggermente approfondito come personaggio è Ishida. Gli altri servono solo per fare scena.
Penso, su tutti, a Chad.
Praticamente un personaggio inutile, uno di quelli che si ama come si potrebbe amare un soprammobile tarlato e polveroso.
Senza contare tutti i millemila personaggi del Gotei 13. Gli unici sviluppati in maniera decente si contano sulle dita di una mano. E sono Kenpachi, Byakuya, e Renji.
Il resto serve solo all’autore per creare scene fighe (la maggior parte delle quali nemmeno ci vengono mostrate, come per esempio Kyoraku/Ukitake contro Yamamoto).
E che dire dei Vizard, degli Espada e di Aizen?
I Vizard: altra gente inutile, messa lì solo per dare un power up a Ichigo.
Gli Espada: come accennato sopra, Kubo ci mostra combattimenti inutili con gli ex-primera, dedicandogli volumi interi salvo poi dedicare un solo capitolo cruciale ai combattimenti degli espada principali, i numeri 1, 2 e 3.
Chi è al pari col Giappone nella lettura del manga, sa come sono andate a finire le cose.
E per quanto riguarda Aizen, poi, nel leggere quello che è successo, a tutti i lettori sono cadute braccia.
Kubo ha commesso lo stesso identico errore che ha commesso Hiroyuki Takei, ovvero ha creato un cattivo estremamente forte e imbattibile. Non sapendo come uscire dall’impasse, ha dovuto per forza di cose ricorrere a un deus ex machina forzatissimo, risultando così veramente, ma veramente pietoso. Senza contare che di punto in bianco sono resuscitati personaggi a tutti gli effetti morti in battaglia.
Ecco perché Bleach non mi piace più.
Ed ecco perchè anche Naruto non mi piace più.
Ovviamente sono mie considerazioni personali – e sottolineo personali -, che non intendono urtare la sensibilità di chi queste opere le ama e continua ad apprezzarle.
Tuttavia, astenetevi dal fare commenti piatti e banali del tipo “Non capisci gnente, gnè gnè”, “ torna a vedere e leggere Lady Oscar “ (che io prendo per un complimento, dato che il manga è estremamente istruttivo dal punto di vista storico), “naruto è stupendo”, “bleach è figo”.
Se deve essere un confronto, che sia civile e pacato.
Ma soprattutto, se ci deve essere una critica, che sia argomentata e ragionata.
Naruto e Bleach: cronaca di una decadenza (1 di 2)
Spesso, quando pubblico i Report dei capitoli spoiler di One Piece su Youtube, trovandomi nella necessità di fare esempi che contengano paragoni con l'opera di Oda, parlo di Naruto e Bleach.
Innanzi tutto qualcuno potrebbe chiedermi: perché li tiri in ballo?
La risposta è semplice: li tiro in ballo perché assieme a One Piece, Naruto e Bleach sono i manga di punta di Jump, quelli maggiormente conosciuti e quelli che riscuotono il maggior successo.
Detto questo. Perché dico che Naruto è decaduto, e Bleach è diventato una
schifezza? Perchè non mi piacciono? O quanto meno, perché non mi piacciono più?
Non mi piacciono più perché a mio avviso, tanto Kishimoto, quanto Kubo, sono venuti meno a quel patto che un autore, quando comincia un’opera (sia essa un fumetto, un film, un telefilm o un libro), è tenuto a rispettare, rifilandoci un prodotto involuto, abbozzato e divenuto scadente.
Ma andiamo con ordine.
Perché Naruto mi piaceva: perché era a tutti gli effetti un buon manga. Anzi, ribadisco: è a tutti gli effetti un buon manga, almeno fino al numero 27. Dal numero 28 invece comincia una caduta di tono e di stile paurosa, arrivando ad avere un vero e proprio collasso verticale.
Naruto era uno shonen fresco, bello, a tratti anche intelligente, che aveva trovate narrative niente male (il mondo dei ninja e la loro organizzazione), sottotrame interessanti (su tutte, quella di Orochimaru e dei tre ninja supremi), ma soprattutto, che aveva nei suoi personaggi – e in particolar modo, in quelli secondari - la sua “forza portante” (perdonatemi l’orribile gioco di parole che chi segue il manga capirà sicuramente).
I personaggi di Naruto, tanti e variegati, erano sviluppati tutti in maniera pressoché perfetta e credibile, sia dal punto di vista strettamente grafico, sia dal punto di vista psicologico.
Davvero, erano uno meglio dell’altro.
Il bello di Naruto era dato dal fatto che era circondato da un sacco di bei personaggi, i quali partecipavano attivamente allo svolgersi della storia (pensiamo ai vari Shikamaru, Neiji, Rock Lee, Kiba, Gaara e via dicendo) e che non erano mai né piatti né banali, ma anzi, profondi, diversi e sfaccettati.
Senza contare che anche gli scontri avevano sempre una sfaccettatura complessa e non erano mai autoreferenziali. Anzi, erano davvero tutti ben fatti e belli profondi. Insomma, avevano un loro perché.
Senza andare a scomodare scontri epici come quello del terzo Hokage contro Orochimaru, o quello dei tre ninja supremi, mi piace ricordare che, per quanto mi riguarda, lo scontro finale tra Naruto e Sasuke, è uno degli scontri più belli, più toccanti, più significativi e anche dal punto di vista “psicologico”, più riusciti, che io abbia mai letto all’interno di un manga.
Il dopo però è sconfortante. Sin dalle prime battute, lo Shippuuden di Naruto è una noia mortale. I personaggi secondari, tranne qualche fugace apparizione, sono scomparsi del tutto. Il manga vive di una dialettica Naruto/Sasuke noiosa, dove ormai entrambi sono diventati improvvisamente dei padreterni che sconfiggono personaggi reputati padreterni imbattibili il numero precedente.
Secondo me si è persa quella freschezza, quella genuinità e anche quel lavoro psicologico che Kishimoto operava sui suoi personaggi, e si lascia spazio solo alla componente dell’azione, che rende il tutto piatto e banale.
Ecco perché Naruto non mi piace più.
Anzi, approfitto di questo post per ribadire che se qualcuno di voi è interessato ad acquistarlo, io me lo vendo con piacere. Se siete interessati, contattatemi in privato.
E ora passiamo a Bleach.
Continua a farti del male...
Innanzi tutto qualcuno potrebbe chiedermi: perché li tiri in ballo?
La risposta è semplice: li tiro in ballo perché assieme a One Piece, Naruto e Bleach sono i manga di punta di Jump, quelli maggiormente conosciuti e quelli che riscuotono il maggior successo.
Detto questo. Perché dico che Naruto è decaduto, e Bleach è diventato una
Non mi piacciono più perché a mio avviso, tanto Kishimoto, quanto Kubo, sono venuti meno a quel patto che un autore, quando comincia un’opera (sia essa un fumetto, un film, un telefilm o un libro), è tenuto a rispettare, rifilandoci un prodotto involuto, abbozzato e divenuto scadente.
Ma andiamo con ordine.
Perché Naruto mi piaceva: perché era a tutti gli effetti un buon manga. Anzi, ribadisco: è a tutti gli effetti un buon manga, almeno fino al numero 27. Dal numero 28 invece comincia una caduta di tono e di stile paurosa, arrivando ad avere un vero e proprio collasso verticale.
Naruto era uno shonen fresco, bello, a tratti anche intelligente, che aveva trovate narrative niente male (il mondo dei ninja e la loro organizzazione), sottotrame interessanti (su tutte, quella di Orochimaru e dei tre ninja supremi), ma soprattutto, che aveva nei suoi personaggi – e in particolar modo, in quelli secondari - la sua “forza portante” (perdonatemi l’orribile gioco di parole che chi segue il manga capirà sicuramente).
I personaggi di Naruto, tanti e variegati, erano sviluppati tutti in maniera pressoché perfetta e credibile, sia dal punto di vista strettamente grafico, sia dal punto di vista psicologico.
Davvero, erano uno meglio dell’altro.
Il bello di Naruto era dato dal fatto che era circondato da un sacco di bei personaggi, i quali partecipavano attivamente allo svolgersi della storia (pensiamo ai vari Shikamaru, Neiji, Rock Lee, Kiba, Gaara e via dicendo) e che non erano mai né piatti né banali, ma anzi, profondi, diversi e sfaccettati.
Senza contare che anche gli scontri avevano sempre una sfaccettatura complessa e non erano mai autoreferenziali. Anzi, erano davvero tutti ben fatti e belli profondi. Insomma, avevano un loro perché.
Senza andare a scomodare scontri epici come quello del terzo Hokage contro Orochimaru, o quello dei tre ninja supremi, mi piace ricordare che, per quanto mi riguarda, lo scontro finale tra Naruto e Sasuke, è uno degli scontri più belli, più toccanti, più significativi e anche dal punto di vista “psicologico”, più riusciti, che io abbia mai letto all’interno di un manga.
Il dopo però è sconfortante. Sin dalle prime battute, lo Shippuuden di Naruto è una noia mortale. I personaggi secondari, tranne qualche fugace apparizione, sono scomparsi del tutto. Il manga vive di una dialettica Naruto/Sasuke noiosa, dove ormai entrambi sono diventati improvvisamente dei padreterni che sconfiggono personaggi reputati padreterni imbattibili il numero precedente.
Secondo me si è persa quella freschezza, quella genuinità e anche quel lavoro psicologico che Kishimoto operava sui suoi personaggi, e si lascia spazio solo alla componente dell’azione, che rende il tutto piatto e banale.
Ecco perché Naruto non mi piace più.
Anzi, approfitto di questo post per ribadire che se qualcuno di voi è interessato ad acquistarlo, io me lo vendo con piacere. Se siete interessati, contattatemi in privato.
E ora passiamo a Bleach.
Eyeko Free Gift
Angolo del megamarchettone!
Questo post è rivolto a tutte le lettrici butiche, ma anche a quei lettori che hanno fidanzate al carico.
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Continua a farti del male...
Il giorno prima della felicità
Il napoletano è fatto apposta, dici una cosa e ti credono. In italiano c’è il dubbio: ho capito bene? L’italiano va bene per scrivere, dove non serve la voce, ma per raccontare un fatto ci vuole la lingua nostra che incolla bene la storia e la fa vedere. Il napoletano è romanzesco, fa spalancare le orecchie e pure gli occhi.
Non avevo mai letto nulla di Erri De Luca. L'avevo sempre e solo sentito parlare in televisione o per radio, e mi aveva sempre colpito la pacatezza e la precisione con cui parla e sceglie le parole.
Il giorno prima della felicità è un buonissimo racconto lungo, uno spaccato di vita diretto, dove il protagonista affronta il passaggio dall'adolescenza all'età adulta, "impara la vita" da un vero e proprio filosofo metropolitano (tale Don Gaetano, di professione portiere condominiale) e (ri)scopre l'amore.
Sarebbe molto bello se questo racconto (che racconta di racconti al cui interno vengono raccontati ulteriori racconti) divenisse un monologo teatrale recitato in napoletano, proprio perchè Il napoletano è fatto apposta, [...] è romanzesco, fa spalancare le orecchie e pure gli occhi.
Più di tutte però mi hanno impressionato le pagine in cui De Luca, attraverso le parole di Don Gaetano, rivive le Quattro Giornate di Napoli.
Sono poche pagine intense, crude, vere.
Nel leggerle, sembrava di ascoltare mia nonna e i suoi fratelli quando raccontano di quei terribili giorni. Anche loro, quand'erano bambini, con le magliette lacerate, i pantaloni corti e i piedi scalzi, correvano su e giù per i vicoli di Napoli aiutando i grandi ad alzare le barricate per fermare i carri armati dei tedeschi.
Vi incollo una piccola parte, che spero leggerete.
Ne vale la pena.
Poichè è importante ricordare certe cose del nostro (recente) passato.
I carri armati tedeschi riuscirono a passare lo sbarramento di via Foria, scesero a piazza Dante e si avviarono per via Roma. Là sono stati fermati. Giuseppe Capano, di anni 15, si è infilato sotto i cingoli di un carro armato, ha disinnescato una bomba a mano ed è riuscito da dietro prima dell’esplosione. Assunta Amitrano, anni 47, dal quarto piano ha tirato una lastra di marmo presa da un comò e ha scassato la mitragliatrice del carro armato. Luigi Mottola, 51 anni, operaio delle fogne, ha fatto saltare una bombola di gas spuntando da un tombino sotto la pancia di un carro armato. Uno studente di conservatorio, Ruggero Semeraro, anni 17, aprì il balcone e attaccò a suonare al pianoforte La Marsigliese, quella musica che fa venire ancora più coraggio. Il prete Antonio La Spina, anni 67, sulla barricata davanti al banco di Napoli gridava il salmo 94, quello delle vendette. Il barbiere Santo Scapece, anni 37, tirò un catino di schiuma di sapone sul finestrino di guida di un carro armato che andò a sbattere contro la saracinesca di un fioraio. La mira dei nostri cittadini era diventata infallibile nel giro di tre giorni. Le bottiglie incendiarie facevano il guasto ai carri armati, li accecavano di fiamme. Ero diventato esperto nel farle, ci mettevo dentro qualche scaglia di sapone per fare attaccare meglio il fuoco. Il diesel ce lo avevano dato i pescatori di Mergellina, che non potevano uscire per mare a causa del blocco del golfo e delle mine.
Sei persone in mezzo a una folla pronta inventavano la mossa giusta per inguaiare un reparto corazzato del più potente esercito che da solo aveva conquistato mezza Europa. Non era la prima volta che sei persone riuscivano nell’impresa. Già nel 1799 le armate francesi, le più forti del tempo, erano state fermate all’ingresso della città da un’insurrezione di popolo, dopo che si era sciolto l’esercito borbonico. Sei persone dotate di nome, cognome, età, mestiere, fermavano la riconquista tedesca della città.
Sei persone tirate a sorte dalla necessità risolvono la situazione mentre intorno gli altri fanno tante mosse generose ma imprecise. Quando spuntano sei persone, tutte in una volta, allora si vince.
Continua a farti del male...
Non avevo mai letto nulla di Erri De Luca. L'avevo sempre e solo sentito parlare in televisione o per radio, e mi aveva sempre colpito la pacatezza e la precisione con cui parla e sceglie le parole.
Il giorno prima della felicità è un buonissimo racconto lungo, uno spaccato di vita diretto, dove il protagonista affronta il passaggio dall'adolescenza all'età adulta, "impara la vita" da un vero e proprio filosofo metropolitano (tale Don Gaetano, di professione portiere condominiale) e (ri)scopre l'amore.
Sarebbe molto bello se questo racconto (che racconta di racconti al cui interno vengono raccontati ulteriori racconti) divenisse un monologo teatrale recitato in napoletano, proprio perchè Il napoletano è fatto apposta, [...] è romanzesco, fa spalancare le orecchie e pure gli occhi.
Più di tutte però mi hanno impressionato le pagine in cui De Luca, attraverso le parole di Don Gaetano, rivive le Quattro Giornate di Napoli.
Sono poche pagine intense, crude, vere.
Nel leggerle, sembrava di ascoltare mia nonna e i suoi fratelli quando raccontano di quei terribili giorni. Anche loro, quand'erano bambini, con le magliette lacerate, i pantaloni corti e i piedi scalzi, correvano su e giù per i vicoli di Napoli aiutando i grandi ad alzare le barricate per fermare i carri armati dei tedeschi.
Vi incollo una piccola parte, che spero leggerete.
Ne vale la pena.
Poichè è importante ricordare certe cose del nostro (recente) passato.
I carri armati tedeschi riuscirono a passare lo sbarramento di via Foria, scesero a piazza Dante e si avviarono per via Roma. Là sono stati fermati. Giuseppe Capano, di anni 15, si è infilato sotto i cingoli di un carro armato, ha disinnescato una bomba a mano ed è riuscito da dietro prima dell’esplosione. Assunta Amitrano, anni 47, dal quarto piano ha tirato una lastra di marmo presa da un comò e ha scassato la mitragliatrice del carro armato. Luigi Mottola, 51 anni, operaio delle fogne, ha fatto saltare una bombola di gas spuntando da un tombino sotto la pancia di un carro armato. Uno studente di conservatorio, Ruggero Semeraro, anni 17, aprì il balcone e attaccò a suonare al pianoforte La Marsigliese, quella musica che fa venire ancora più coraggio. Il prete Antonio La Spina, anni 67, sulla barricata davanti al banco di Napoli gridava il salmo 94, quello delle vendette. Il barbiere Santo Scapece, anni 37, tirò un catino di schiuma di sapone sul finestrino di guida di un carro armato che andò a sbattere contro la saracinesca di un fioraio. La mira dei nostri cittadini era diventata infallibile nel giro di tre giorni. Le bottiglie incendiarie facevano il guasto ai carri armati, li accecavano di fiamme. Ero diventato esperto nel farle, ci mettevo dentro qualche scaglia di sapone per fare attaccare meglio il fuoco. Il diesel ce lo avevano dato i pescatori di Mergellina, che non potevano uscire per mare a causa del blocco del golfo e delle mine.
Sei persone in mezzo a una folla pronta inventavano la mossa giusta per inguaiare un reparto corazzato del più potente esercito che da solo aveva conquistato mezza Europa. Non era la prima volta che sei persone riuscivano nell’impresa. Già nel 1799 le armate francesi, le più forti del tempo, erano state fermate all’ingresso della città da un’insurrezione di popolo, dopo che si era sciolto l’esercito borbonico. Sei persone dotate di nome, cognome, età, mestiere, fermavano la riconquista tedesca della città.
Sei persone tirate a sorte dalla necessità risolvono la situazione mentre intorno gli altri fanno tante mosse generose ma imprecise. Quando spuntano sei persone, tutte in una volta, allora si vince.
In
Libri
L'apprendista stregone
Io non l'ho visto.
Ero tentato di andarlo a vedere al cinema, è vero (sarà stata probabilmente colpa del fatto che quest'estate mandavano il trailer un minuto sì e l'altro pure), ma per fortuna non l'ho visto.
Proverò a recuperare questo (sicuro) abominio quando uscirà in dvd.
Scaricandolo, ovviamente.
Nel frattempo, vi lascio in compagnia della recensione di Raffaele "El Rafko" Sergi.
Buona lettura!
Ci sarà un motivo se tutti coloro che capiscono qualcosa di cinema affermano che gli ultimi film di Nicolas Cage sono uno più brutto dell'altro. Pazzesco come un attore di questo calibro, da pellicole validissime come "Via da Las Vegas" o "Il ladro di orchidee", sia scaduto a filmetti da quattro soldi quali "Segnali dal futuro", "Ghost Rider" e, ultimo ma non meno orrido, questo "Apprendista Stregone".
Alzi la mano chi ha capito qualcosa di questo film. Meglio ancora, alzi la mano chi ha capito che senso ha avuto la produzione di questo film.
A una attenta visione, poco o nulla sembra funzionare. La trama, ammesso che ci sia, è un pretestucolo che non riesce a stare in piedi, composto da scontatezza, banalità e cliché a non finire. Le - poche - gag sono tristissime, le varie citazioni a titoli più famosi completamente fuori luogo, e l'unica nota non del tutto negativa, l'abnorme utilizzo di effetti speciali, non è che un mezzo fiacco e stancante per distogliere l'attenzione dello spettatore da tutto il resto.
La storia in breve.
Dave, classico ragazzino sfigato, durante una gita scolastica finisce per puro caso nel negozio gestito da Balthazar, stregone di 777° livello (pokémon?), discepolo diretto del Mago Merlino. Questi, alla ricerca del "sommo merliniano" (eh già), il prescelto erede di Merlino che distruggerà per sempre la perfida Morgana (rinchiusa secoli or sono da Balthasar assieme all'amata Veronica all'interno di Grimhold, la matrioska-prigione), consegna al ragazzo l'anello del drago appartenuto a Merlino in persona, terminando di fatto la sua secolare ricerca. Qui però fa irruzione il perfido stregone Horvath, che all'epoca tradì Merlino, il cui scopo è quello di liberare Morgana per mettere così in atto il suo diabolico piano: distruggere il mondo (ma và).
Fa specie pensare come, ancora oggi, una struttura tanto banale e stereotipata possa essere sfruttata in maniera così diretta ed infantile per realizzare film. Sembra che il cinema odierno, anziché fare passi avanti, faccia passi indietro.
Buoni contro cattivi, tarallucci e vino e vissero per sempre felici e contenti. Questa la sostanza della storia, questa la formula alla quale la Disney si affida per sfornare il suo ultimo lavoro. E la sensazione, a visione terminata, è proprio che si tratti di un classico prodotto Disney, di quelli terra-terra, scontati e superficiali all'inverosimile, destinato a tutte le età ma apprezzato probabilmente da nessuno. Ed è sicuramente un passo indietro rispetto all'ultimo figlioccio disneyano, quel "Prince of Persia" pregiudiziosamente bersagliato dalla critica ed ingiustamente sottovalutato.
Ma procediamo con ordine, andando ad analizzare con calma gli aspetti più disdicevoli di questo flop cinematografico.
Ogni storia che si rispetti, per quanto debole e scarna, deve per forza di cose poggiare le proprie radici su elementi ben definiti che, a seconda della qualità e dello sviluppo della storia stessa, si intrecciano rafforzando l'aspetto complessivo del tutto, o si sgretolano fino a far cedere l'intera struttura.
Le fondamenta, le tematiche de "L'apprendista stregone", gli aspetti attraverso i quali la storia tenta di caratterizzarsi, sono sostanzialmente tre: il bene contro il male, l'amore e la magia, che funge da sfondo al tutto. Fulcro dell'intera storia, attraverso il quale i tre temi passano tentando di trovare un compimento all'interno del film, è il personaggio di Dave: un adolescente che, causa la brutta esperienza passata da bambino, ha subito un'evoluzione caratteriale tormentata sviluppando un'enorme timidezza ed un unico interesse: la fisica.
Il primo elemento, come già detto, si evolve malamente fino a mutare - e a fallire - in una copia infantile, scontata, e tenuta in vita da luoghi comuni tipici della lotta al male: il cattivone di turno è di una malvagità assurda, sguinzaglia scagnozzi inutili e, vattelappesca per quale motivo, vuole sterminare l'umanità ed evocare un esercito di morti per dominare il mondo. Si, la logica non c'è, ma non importa. Proseguiamo.
Il buono è imbranato e deve salvare il mondo, ma non perché (attenzione attenzione che subentra il secondo tema) gli stanno a cuore le sorti dell'umanità o perché sogna un mondo pulito dall'odio e dalla corruzione, no. Solo perché vuole fare colpo sulla bella biondina di turno.
"Ah", direte voi.
E vabbé, ma una volta terminato il film va tutto per il meglio, no? Il ragazzo si renderà conto dell'importanza del proprio ruolo, di ciò che ha fatto e di ciò che dovrà fare in futuro, per preservare la pace ed addestrare nuove leve all'arte della magia, in modo da evitare che possano ripetersi episodi del genere.
Certo, normalmente andrebbe proprio così. Ma volete che i produttori del film abbiano avuto questa logica idea?
Ma anche no ovviamente. Ed ecco quindi che, annientati i cattivi, il ragazzo utilizza i propri poteri per portare la neo-fidanzatina sbavosa ("e io che consideravo il mio ragazzo strano perché portava la sciarpa", eh già) a fare colazione in Francia, mandando a donne che fanno il mestiere più antico del mondo decenni e decenni di "da grandi poteri derivano grandi responsabilità".
"Ma almeno il cast c'è, compie egregiamente il proprio dovere", potrebbe ribattere qualcuno.
Nì. Perché se da una parte è vero che Alfred Molina si disimpegna ottimamente, come sempre, in qualunque ruolo gli si chieda di interpretare, dall'altra è anche vero che ci ritroviamo un Nicolas Cage sempre più scadente e, soprattutto, una Monica Bellucci completamente anonima ed inespressiva: il suo impatto sul film, tanto per fare un paragone, è lo stesso di un comodino polveroso su una stanza.
Altro tasto dolente sono le citazioni, i richiami, le ispirazioni, o chiamatele come volete, ad altre pellicole.
La tristissima scenetta, con tanto di musichetta tratta da "Fantasia" in cui il protagonista anima scope e stracci per pulire il suo laboratorio (perché se voi non lo sapete in America è normale che uno studente non ancora laureato abbia libero accesso ad una specie di laboratorio nucleare, roba che manco Dexter può permettersi tra un po') senza poi riuscire a fermarle mentre allagano tutto, è da far cadere le braccia, tanto che se il povero zio Walt fosse vivo, si ammazzerebbe solo per potersi rivoltare nella tomba.
Abbiamo poi inseguimenti stile "Fast & Furious", e tecniche dragonballiane tristemente scopiazzate da Dragon Ball e squallidi derivati (qualcuno ha detto "Dragon Ball Evolution"?). Tecnica della fusione a parte, è la "folgore plasmatica" che lascia interdetti: immaginatevi quella roba che i produttori di "Dragon Ball Evolution" tentavano disperatamente di far passare per onda kamehameha, e moltiplicatela nel vostro cervello per diciamo... una cinquantina di volte. Ecco, ora avrete una vaga idea di cosa si tratti.
Si potrebbe proseguire discutendo dell'utilizzo spropositato (ma a volte fico) di effetti speciali, o delle musiche "gruppo-pop-ggiovanile-alla-moda-che-fra-una-settimana-non-ricorderà-più-nessuno", ma sarebbe come sparare sulla croce rossa, e questo film si fa già troppo male da solo.
Nota positiva: il doppiaggio italiano, eccetto le poche parole pronunciate dalla Bellucci, e doppiate dalla Bellucci stessa.
In conclusione ci troviamo di fronte ad un pessimo film per famiglie, dove il progetto di promuovere un prodotto commercialmente sicuro e potente fallisce in maniera misera. Peccato, perché dopo il discreto "Prince of Persia - Le sabbie del tempo", Bruckheimer potesse realizzare un buon lavoro dando inizio ad una serie di piccole sorprese. Questa, invece, è una involuzione bella e buona.
Continua a farti del male...
Ero tentato di andarlo a vedere al cinema, è vero (sarà stata probabilmente colpa del fatto che quest'estate mandavano il trailer un minuto sì e l'altro pure), ma per fortuna non l'ho visto.
Proverò a recuperare questo (sicuro) abominio quando uscirà in dvd.
Scaricandolo, ovviamente.
Nel frattempo, vi lascio in compagnia della recensione di Raffaele "El Rafko" Sergi.
Buona lettura!
Ci sarà un motivo se tutti coloro che capiscono qualcosa di cinema affermano che gli ultimi film di Nicolas Cage sono uno più brutto dell'altro. Pazzesco come un attore di questo calibro, da pellicole validissime come "Via da Las Vegas" o "Il ladro di orchidee", sia scaduto a filmetti da quattro soldi quali "Segnali dal futuro", "Ghost Rider" e, ultimo ma non meno orrido, questo "Apprendista Stregone".
Alzi la mano chi ha capito qualcosa di questo film. Meglio ancora, alzi la mano chi ha capito che senso ha avuto la produzione di questo film.
A una attenta visione, poco o nulla sembra funzionare. La trama, ammesso che ci sia, è un pretestucolo che non riesce a stare in piedi, composto da scontatezza, banalità e cliché a non finire. Le - poche - gag sono tristissime, le varie citazioni a titoli più famosi completamente fuori luogo, e l'unica nota non del tutto negativa, l'abnorme utilizzo di effetti speciali, non è che un mezzo fiacco e stancante per distogliere l'attenzione dello spettatore da tutto il resto.
La storia in breve.
Dave, classico ragazzino sfigato, durante una gita scolastica finisce per puro caso nel negozio gestito da Balthazar, stregone di 777° livello (pokémon?), discepolo diretto del Mago Merlino. Questi, alla ricerca del "sommo merliniano" (eh già), il prescelto erede di Merlino che distruggerà per sempre la perfida Morgana (rinchiusa secoli or sono da Balthasar assieme all'amata Veronica all'interno di Grimhold, la matrioska-prigione), consegna al ragazzo l'anello del drago appartenuto a Merlino in persona, terminando di fatto la sua secolare ricerca. Qui però fa irruzione il perfido stregone Horvath, che all'epoca tradì Merlino, il cui scopo è quello di liberare Morgana per mettere così in atto il suo diabolico piano: distruggere il mondo (ma và).
Fa specie pensare come, ancora oggi, una struttura tanto banale e stereotipata possa essere sfruttata in maniera così diretta ed infantile per realizzare film. Sembra che il cinema odierno, anziché fare passi avanti, faccia passi indietro.
Buoni contro cattivi, tarallucci e vino e vissero per sempre felici e contenti. Questa la sostanza della storia, questa la formula alla quale la Disney si affida per sfornare il suo ultimo lavoro. E la sensazione, a visione terminata, è proprio che si tratti di un classico prodotto Disney, di quelli terra-terra, scontati e superficiali all'inverosimile, destinato a tutte le età ma apprezzato probabilmente da nessuno. Ed è sicuramente un passo indietro rispetto all'ultimo figlioccio disneyano, quel "Prince of Persia" pregiudiziosamente bersagliato dalla critica ed ingiustamente sottovalutato.
Ma procediamo con ordine, andando ad analizzare con calma gli aspetti più disdicevoli di questo flop cinematografico.
Ogni storia che si rispetti, per quanto debole e scarna, deve per forza di cose poggiare le proprie radici su elementi ben definiti che, a seconda della qualità e dello sviluppo della storia stessa, si intrecciano rafforzando l'aspetto complessivo del tutto, o si sgretolano fino a far cedere l'intera struttura.
Le fondamenta, le tematiche de "L'apprendista stregone", gli aspetti attraverso i quali la storia tenta di caratterizzarsi, sono sostanzialmente tre: il bene contro il male, l'amore e la magia, che funge da sfondo al tutto. Fulcro dell'intera storia, attraverso il quale i tre temi passano tentando di trovare un compimento all'interno del film, è il personaggio di Dave: un adolescente che, causa la brutta esperienza passata da bambino, ha subito un'evoluzione caratteriale tormentata sviluppando un'enorme timidezza ed un unico interesse: la fisica.
Il primo elemento, come già detto, si evolve malamente fino a mutare - e a fallire - in una copia infantile, scontata, e tenuta in vita da luoghi comuni tipici della lotta al male: il cattivone di turno è di una malvagità assurda, sguinzaglia scagnozzi inutili e, vattelappesca per quale motivo, vuole sterminare l'umanità ed evocare un esercito di morti per dominare il mondo. Si, la logica non c'è, ma non importa. Proseguiamo.
Il buono è imbranato e deve salvare il mondo, ma non perché (attenzione attenzione che subentra il secondo tema) gli stanno a cuore le sorti dell'umanità o perché sogna un mondo pulito dall'odio e dalla corruzione, no. Solo perché vuole fare colpo sulla bella biondina di turno.
"Ah", direte voi.
E vabbé, ma una volta terminato il film va tutto per il meglio, no? Il ragazzo si renderà conto dell'importanza del proprio ruolo, di ciò che ha fatto e di ciò che dovrà fare in futuro, per preservare la pace ed addestrare nuove leve all'arte della magia, in modo da evitare che possano ripetersi episodi del genere.
Certo, normalmente andrebbe proprio così. Ma volete che i produttori del film abbiano avuto questa logica idea?
Ma anche no ovviamente. Ed ecco quindi che, annientati i cattivi, il ragazzo utilizza i propri poteri per portare la neo-fidanzatina sbavosa ("e io che consideravo il mio ragazzo strano perché portava la sciarpa", eh già) a fare colazione in Francia, mandando a donne che fanno il mestiere più antico del mondo decenni e decenni di "da grandi poteri derivano grandi responsabilità".
"Ma almeno il cast c'è, compie egregiamente il proprio dovere", potrebbe ribattere qualcuno.
Nì. Perché se da una parte è vero che Alfred Molina si disimpegna ottimamente, come sempre, in qualunque ruolo gli si chieda di interpretare, dall'altra è anche vero che ci ritroviamo un Nicolas Cage sempre più scadente e, soprattutto, una Monica Bellucci completamente anonima ed inespressiva: il suo impatto sul film, tanto per fare un paragone, è lo stesso di un comodino polveroso su una stanza.
Altro tasto dolente sono le citazioni, i richiami, le ispirazioni, o chiamatele come volete, ad altre pellicole.
La tristissima scenetta, con tanto di musichetta tratta da "Fantasia" in cui il protagonista anima scope e stracci per pulire il suo laboratorio (perché se voi non lo sapete in America è normale che uno studente non ancora laureato abbia libero accesso ad una specie di laboratorio nucleare, roba che manco Dexter può permettersi tra un po') senza poi riuscire a fermarle mentre allagano tutto, è da far cadere le braccia, tanto che se il povero zio Walt fosse vivo, si ammazzerebbe solo per potersi rivoltare nella tomba.
Abbiamo poi inseguimenti stile "Fast & Furious", e tecniche dragonballiane tristemente scopiazzate da Dragon Ball e squallidi derivati (qualcuno ha detto "Dragon Ball Evolution"?). Tecnica della fusione a parte, è la "folgore plasmatica" che lascia interdetti: immaginatevi quella roba che i produttori di "Dragon Ball Evolution" tentavano disperatamente di far passare per onda kamehameha, e moltiplicatela nel vostro cervello per diciamo... una cinquantina di volte. Ecco, ora avrete una vaga idea di cosa si tratti.
Si potrebbe proseguire discutendo dell'utilizzo spropositato (ma a volte fico) di effetti speciali, o delle musiche "gruppo-pop-ggiovanile-alla-moda-che-fra-una-settimana-non-ricorderà-più-nessuno", ma sarebbe come sparare sulla croce rossa, e questo film si fa già troppo male da solo.
Nota positiva: il doppiaggio italiano, eccetto le poche parole pronunciate dalla Bellucci, e doppiate dalla Bellucci stessa.
In conclusione ci troviamo di fronte ad un pessimo film per famiglie, dove il progetto di promuovere un prodotto commercialmente sicuro e potente fallisce in maniera misera. Peccato, perché dopo il discreto "Prince of Persia - Le sabbie del tempo", Bruckheimer potesse realizzare un buon lavoro dando inizio ad una serie di piccole sorprese. Questa, invece, è una involuzione bella e buona.
La filosofia di Superman
Ecco perchè Superman è il mio supereroe preferito in assoluto.
Perchè Superman è Superman.
Poi però c'è anche Batman.
Ma del Crociato col Mantello ne parleremo un'altra volta. magari in una bella serie di post che attraverseranno fumetto, cinema, letteratura e videogioco...
Continua a farti del male...
Perchè Superman è Superman.
Poi però c'è anche Batman.
Ma del Crociato col Mantello ne parleremo un'altra volta. magari in una bella serie di post che attraverseranno fumetto, cinema, letteratura e videogioco...
La Foto della Settimana: il ritorno di One Piece!
Non poteva essere altrimenti, e gli amici "nerd" sanno perchè.
L'immagine è estremamente spoiler. Ma penso che chi naviga in internet e sia un lettore di One Piece, bene o male sappia comunque cos'è successo.
Quindi non rovino niente a nessuno.
Chi segue e ama questo capolavoro sa quant'è stato duro attendere un mese intero senza poter leggere le gesta dei suoi beniamini preferiti, quasi che il salto temporale di due anni avvenuto nel manga sia avvenuto anche qui sul mondo reale.
Ora non resta che tornare a leggere One Piece.
Era ora!
Continua a farti del male...
L'immagine è estremamente spoiler. Ma penso che chi naviga in internet e sia un lettore di One Piece, bene o male sappia comunque cos'è successo.
Quindi non rovino niente a nessuno.
Chi segue e ama questo capolavoro sa quant'è stato duro attendere un mese intero senza poter leggere le gesta dei suoi beniamini preferiti, quasi che il salto temporale di due anni avvenuto nel manga sia avvenuto anche qui sul mondo reale.
Ora non resta che tornare a leggere One Piece.
Era ora!