Premessa
Io penso che quando si scrive di qualcosa che si è letto (fumetti, libri) o visto (film, telefilm), per quanto oggettivi si cerchi di essere si finisce sempre per sfociare nella soggettività.
E allora, se dovessi tener conto del canone oggettivo, potrei benissimo dire che "Pan" di Francesco Dimitri è un buon libro. Di contro, se parlassi dal punto di vista soggettivo, direi (anzi dico) che Pan è sì un buon libro, ma sotto certi aspetti è anche un pessimo libro...
La Trama
Nella Roma di oggi accadono cose strane.
Si sente odore di bosco e odore di salsedine che non dovrebbero esserci...
Ci sono murales sparsi per Roma, che ritraggono tutti la stessa isola e figure in volo...
Si sente molto spesso un suono di un flauto in mezzo al traffico...
E ci sono bambini armati, pronti a uccidere, che lasciano un messaggio: "Dì loro che sta tornando"...
Ma chi è che sta tornando?
Ovviamente, si tratta di Peter Pan.
Un Peter Pan che non è il fanciulloodioso spensierato del libro di Barrie, ma che è il Pan della mitologia classica, il fauno caprino signore di Arcadia, reincarnato un'ultima volta per battersi contro il suo nemico di sempre, Capitan Uncino (il quale, a sua volta, non è Capitan Uncino ma Grayface, ovvero la divinità che incarna tutto ciò resta quando le altre divinità scompaiono).
Le due divinità in lotta sono l'una l'antitesi dell'altra.
Da una parte c'è Pan, il dio giocondo, amante delle feste e della libertà, colui che ama l'anarchia e la frenesia generata da essa (e della quale si nutre, assieme alla paura).
Dall'altra c'è Greyface, il censore, colui che aspira all'ordine più assoluto, alla repressione della fantasia e degli istinti, che fa della morale, del controllo e del rispetto delle leggi il suo cavallo di battaglia.
In mezzo a questa guerra, loro malgrado, saranno coinvolti i veri protagonisti del romanzo: i fratelli Cavaterra (Angela, in arte "La Meravigliosa Wendy", prestigiatrice squattrinata; Giovanni, laureando in sociologia; Michele, futuro sciamano cittadino) e alcuni loro amici (su tutti, Giada, amica di Angela; Luisa, la ragazza di Giovanni).
Cosa non mi è piaciuto
E qui (soggettivamente parlando) cominciano i punti deboli del romanzo. I
personaggi. Personaggi senza un minimo di carattere che fanno cose irrazionali, sfaccettature nemmeno poco velate dell'autore (basta leggere la biografia in terza di copertina e visitare il suo sito per capire cosa possa piacergli).
E quindi, Angela è una nerd amante dei giochi di ruolo e del fantastico (come l'autore).
Giovanni è uno studioso di sociologia che punta a scoprire il fantastico nella realtà (come l'autore).
Michele è un nerd appassionato di fumetti (come l'autore).
Per carità, può sembrare una critica poco costruttiva, ma a me sono sembrati tutti personaggi artefatti e poco credibili.
Senza rivelare troppo della trama, i personaggi principali vivranno delle peripezie che, sfortunatamente, li priverà di persone importanti nella loro vita (leggasi: muoiono tutti i parenti e amici più stretti) e sembra quasi che ai personaggi non importi nulla (leggasi: non gliene frega niente proprio)...
Addirittura, una tizia assassina e sventra il tipaccio che un secondo prima l'ha stuprata, e un paio d'ore dopo canta e balla sulla spiaggia dell' Isola che Non C'è.
E ancora: il mondo ideato da Dimitri si basa secondo tre Aspetti della realtà chiamati "La Carne", "L'incanto" e "Il Sogno". Se La Carne è il nostro mondo, e il Sogno quello onirico del sogno (per l'appunto), si capisce ben poco di come si faccia a raggiungere l'altro aspetto, quello dell'Incanto (dov'è presente l'Isola che non c'è e dove Michele può visualizzare tutti gli spiriti e le Entità).
Di punto in bianco i personaggi passano da un aspetto all'altro, senza che l'autore, tramite qualcuno dei personaggi, ci dia una spiegazione plausibile del perchè sia possibile farlo.
Soprassedendo al come e perchè siano presenti divinità nella nostra epoca (Gaiman e Evangelisti sono molto più bravi a dare spiegazioni del genere nei loro romanzi, quando parlano di divinità ancora esistenti grazie al potere intrinseco del pensiero e della parola di cui alcune divinità si nutrono), non mi è piaciuto affatto lo stile della scrittura.
Personalmente, penso che il libro trasudi di presunzione da parte dell'autore (è come se ad ogni pagina mi avesse voluto dire: "Guarda come sono figo, guarda come so scrivere bene!"), quando invece l'ho trovato carente, approssimativo e abbozzato nelle descrizioni e nelle spiegazioni di ciò che succede nella maggior parte delle azioni. Alcune scene, più che descrizioni, mi sono sembrate appunti.
Cosa mi è piaciuto.
L'idea. L'idea di partenza di Dimitri è spettacolare. Una revisione del genere di un classico della letteratura come Peter Pan, scritta secondo certi canoni che spaziano dal fantastico all'horror non è davvero niente male.
Se il libro fosse stato più approfondito in certi aspetti, forse sarebbe stato davvero un piccolo capolavoro.
In giro, leggendo pareri e recensioni su Pan e Dimitri, ho sentito gridare al miracolo. Ho letto che ad oggi, Dimitri è il più grande esperto del fantastico e non si lesinavano paragoni con Neil Gaiman (povero Gaiman).
Non è per cattiveria, beninteso...
Di brutture letterarie "fantastiche" in Italia ce ne sono e i 3/4 della narrativa di genere sarebbe meglio darla alle fiamme. Questo Pan rappresenta certamente una bella novità e una bella idea, nulla da dire su questo.
Però, se è davvero "il meglio" di quello che ci possiamo permettere e di quello che riusciamo a inventarci, allora, ahimè, stiamo veramente rovinati...
Perdonate la prolissità...In genere sono molto più "ermetico"!! :D
Continua a farti del male...
Io penso che quando si scrive di qualcosa che si è letto (fumetti, libri) o visto (film, telefilm), per quanto oggettivi si cerchi di essere si finisce sempre per sfociare nella soggettività.
E allora, se dovessi tener conto del canone oggettivo, potrei benissimo dire che "Pan" di Francesco Dimitri è un buon libro. Di contro, se parlassi dal punto di vista soggettivo, direi (anzi dico) che Pan è sì un buon libro, ma sotto certi aspetti è anche un pessimo libro...
La Trama
Nella Roma di oggi accadono cose strane.
Si sente odore di bosco e odore di salsedine che non dovrebbero esserci...
Ci sono murales sparsi per Roma, che ritraggono tutti la stessa isola e figure in volo...
Si sente molto spesso un suono di un flauto in mezzo al traffico...
E ci sono bambini armati, pronti a uccidere, che lasciano un messaggio: "Dì loro che sta tornando"...
Ma chi è che sta tornando?
Ovviamente, si tratta di Peter Pan.
Un Peter Pan che non è il fanciullo
Le due divinità in lotta sono l'una l'antitesi dell'altra.
Da una parte c'è Pan, il dio giocondo, amante delle feste e della libertà, colui che ama l'anarchia e la frenesia generata da essa (e della quale si nutre, assieme alla paura).
Dall'altra c'è Greyface, il censore, colui che aspira all'ordine più assoluto, alla repressione della fantasia e degli istinti, che fa della morale, del controllo e del rispetto delle leggi il suo cavallo di battaglia.
In mezzo a questa guerra, loro malgrado, saranno coinvolti i veri protagonisti del romanzo: i fratelli Cavaterra (Angela, in arte "La Meravigliosa Wendy", prestigiatrice squattrinata; Giovanni, laureando in sociologia; Michele, futuro sciamano cittadino) e alcuni loro amici (su tutti, Giada, amica di Angela; Luisa, la ragazza di Giovanni).
Cosa non mi è piaciuto
E qui (soggettivamente parlando) cominciano i punti deboli del romanzo. I
personaggi. Personaggi senza un minimo di carattere che fanno cose irrazionali, sfaccettature nemmeno poco velate dell'autore (basta leggere la biografia in terza di copertina e visitare il suo sito per capire cosa possa piacergli).
E quindi, Angela è una nerd amante dei giochi di ruolo e del fantastico (come l'autore).
Giovanni è uno studioso di sociologia che punta a scoprire il fantastico nella realtà (come l'autore).
Michele è un nerd appassionato di fumetti (come l'autore).
Per carità, può sembrare una critica poco costruttiva, ma a me sono sembrati tutti personaggi artefatti e poco credibili.
Senza rivelare troppo della trama, i personaggi principali vivranno delle peripezie che, sfortunatamente, li priverà di persone importanti nella loro vita (leggasi: muoiono tutti i parenti e amici più stretti) e sembra quasi che ai personaggi non importi nulla (leggasi: non gliene frega niente proprio)...
Addirittura, una tizia assassina e sventra il tipaccio che un secondo prima l'ha stuprata, e un paio d'ore dopo canta e balla sulla spiaggia dell' Isola che Non C'è.
E ancora: il mondo ideato da Dimitri si basa secondo tre Aspetti della realtà chiamati "La Carne", "L'incanto" e "Il Sogno". Se La Carne è il nostro mondo, e il Sogno quello onirico del sogno (per l'appunto), si capisce ben poco di come si faccia a raggiungere l'altro aspetto, quello dell'Incanto (dov'è presente l'Isola che non c'è e dove Michele può visualizzare tutti gli spiriti e le Entità).
Di punto in bianco i personaggi passano da un aspetto all'altro, senza che l'autore, tramite qualcuno dei personaggi, ci dia una spiegazione plausibile del perchè sia possibile farlo.
Soprassedendo al come e perchè siano presenti divinità nella nostra epoca (Gaiman e Evangelisti sono molto più bravi a dare spiegazioni del genere nei loro romanzi, quando parlano di divinità ancora esistenti grazie al potere intrinseco del pensiero e della parola di cui alcune divinità si nutrono), non mi è piaciuto affatto lo stile della scrittura.
Personalmente, penso che il libro trasudi di presunzione da parte dell'autore (è come se ad ogni pagina mi avesse voluto dire: "Guarda come sono figo, guarda come so scrivere bene!"), quando invece l'ho trovato carente, approssimativo e abbozzato nelle descrizioni e nelle spiegazioni di ciò che succede nella maggior parte delle azioni. Alcune scene, più che descrizioni, mi sono sembrate appunti.
Cosa mi è piaciuto.
L'idea. L'idea di partenza di Dimitri è spettacolare. Una revisione del genere di un classico della letteratura come Peter Pan, scritta secondo certi canoni che spaziano dal fantastico all'horror non è davvero niente male.
Se il libro fosse stato più approfondito in certi aspetti, forse sarebbe stato davvero un piccolo capolavoro.
In giro, leggendo pareri e recensioni su Pan e Dimitri, ho sentito gridare al miracolo. Ho letto che ad oggi, Dimitri è il più grande esperto del fantastico e non si lesinavano paragoni con Neil Gaiman (povero Gaiman).
Non è per cattiveria, beninteso...
Di brutture letterarie "fantastiche" in Italia ce ne sono e i 3/4 della narrativa di genere sarebbe meglio darla alle fiamme. Questo Pan rappresenta certamente una bella novità e una bella idea, nulla da dire su questo.
Però, se è davvero "il meglio" di quello che ci possiamo permettere e di quello che riusciamo a inventarci, allora, ahimè, stiamo veramente rovinati...
Perdonate la prolissità...In genere sono molto più "ermetico"!! :D