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5 validi motivi per leggere My Hero Academia

Avevo già scritto un articolo su My Hero Academia. Due anni e mezzo fa. Su un blog che, purtroppo, causa tempo, non ho avuto più tempo e modo di gestire. Ed è un peccato, perché Buta’s Bookmark faceva la sua porca figura. Ad ogni modo, a distanza di quasi 3 anni, mi sono messo in pari con il manga di Horikoshi. Complice anche l’acquisto di tutti i volumetti (e sia chiaro: non li volevo comprare, la colpa è tutta di mia moglie che si è fissata con il cartone animato), ho fatto una scorpacciata di 150 capitoli in poco meno di una settimana.
Il video #totaletombale su My Hero Academia? Arriverà, promesso.
Magari il 4 novembre.
Per il momento però, meglio un articolo soft, sulla scia di alcuni fatti in passato su Bleach, Naruto e One Piece.
My Hero Academia è un fumetto meritevole? Sì.
Dovreste leggerlo? Sì.
Perché?
Eccovi ben 5 motivi validi per cui dovreste leggere My Hero Academia.
Pronti?

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5 serie tv per cui ho una scimmia grande come CAZZO FATEMELE VEDERE ORA!!!!

La serialità.
Croce e delizia di tutti noi. C’è questa strofa di una delle nuovi canzoni di Caparezza che in poche parole fotografa quello che siamo diventati quando parliamo di serie tv: “Delle sere chiuso per la serie culto, della serie: “Chiudo e siamo assieme, punto”.
Il fantomatico Binge Watching – ovvero quella pratica malsana di vedere una intera serie tv in una sola, unica tranche, a costo di non dormire – è uso comune, e tanto più una serie ci piace, tanto più il nostro hype e le nostre aspettative sono alte.
Ecco allora le 5 serie tv nel brevissimo periodo che non vedo proprio l’ora di vedere, per cui ho un hype che dire “gigantesco” è poco…e per cui la scimmia sulla spalla è talmente enorme che al confronto King Kong è un cucciolo di Pokèmon.
Pronti per le serie che proprio non vedo l’ora di guardare?

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ONE PIECE: Com'è cambiato il mercato dei manga (e come si è evoluto dalla pubblicazione del fumetto di Eiichiro Oda)?

Eiichiro Oda è uno dei mangaka più schivi in assoluto. Nonostante il suo manga sia già nella storia della nona arte anche solo per essere il fumetto singolo più venduto di tutti i tempi, si rifiuta di far vedere la sua faccia sino a quando non riterrà di essere diventato un mangaka – a suo dire – veramente grande.
Tuttavia, nonostante la sua indole timida, a causa del ventennale di One Piece ha dovuto partecipare a diversi eventi, e soprattutto, rilasciare una serie ininterrotta di interviste.
Per i fan più accaniti di One Piece, le nuove interviste di Eiichiro Oda sono senza dubbio una miniera d’oro di informazioni riguardanti il “backstage” del manga. Sentir parlare della genesi di alcuni personaggi, di come escono fuori determinate idee, di come l’Eiichiro-sensei mette in pratica diverse tecniche (e anche leggere alcune curiosità spicciole su abitudini, vezzi e manie “di tutti i giorni” riguardanti lui e il suo staff) è senza ombra di dubbio interessantissimo.
Tuttavia, quello che a me ha colpito maggiormente dalle interviste rilasciate da Oda è un altro aspetto.
Un aspetto che sembrerebbe marginale, ma che in realtà denota un epocale cambiamento all’interno dell’industria dei fumetti giapponesi, e di come sono cambiati i rapporti tra un autore di successo e la casa editrice per cui lavora.
Pronti a scoprire di cosa si tratta?

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IT - La recensione del nuovo film in anteprima (e senza spoiler)

Ci sono alcuni “mostri”, alcuni dei quali nati negli anni ’80, che sono entrati prepotentemente nell’immaginario collettivo, e ancora oggi, nonostante siano cinematograficamente dei “vecchietti”, sono adorati da milioni di persone.
Michael Myers, Jason e i Cenobiti di Hellraiser – tra cui spicca, su tutti, Pinhead – sono forse i più famosi.
E là, nella mia personale classifica, troneggia Freddy Krueger.
In questo pantheon mostruoso però, chi non mi ha mai fatto né caldo né freddo è Pennywise, il simpatico pagliaccio palloncinodotato reso celeberrimo da Tim Curry nella miniserie degli anni 90 di It, il cult dei cult di Stephen King.
E adesso It è tornato.
Al cinema.
Cioè, voi amyketty che state nel belpaese potrete iniziare a pensare di galleggiare solo tra un mese, ma qui a L’Ondra il film è uscito da un paio di settimane, e io sono andato a vederlo.
Più per curiosità che per amore nei confronti del mostro – o del romanzo di King (che come raccontavo in questo articolo, ho abbandonato intorno alla metà).
E com’è questo film?

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Quella volta che ho stroncato un fumetto (che poi è diventato bellissimo): Dada Adventure

Un paio di anni fa, il mio amyketto uanpisoso Re, mi dice che sta aiutando due baldi giovani in un progetto fumettistico che, a suo modo di vedere, avrebbe spakkato.
Immagina un fumetto che ha come stile di disegno un mix tra Toriyama e Oda”, mi racconta. “Si tratta di una sorta di shonen ma con una storia molto originale e decisamente occidentale. Ti andrebbe di leggerla e di far sapere agli autori cosa ne pensi?
Ora, c’è questa cosa che io non so perché la gente tenga tanto e si fidi del mio giudizio, ma non potevo MAI dire di no al Re.
Così mi presenta questi due baldi giovanotti, Leonardo Berghella e Alessandro Starace.
I due babbi di un webcomic che si chiama Dada Adventure.
E com’era, questo webcomic?

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5 cose che mi dispiacerebbe non vedere in caso di Guerra Nucleare

Ciccio-Kim e i suoi missili che solcano i cieli della Nippolandia…
Ciccio-Kim e i suoi test atomici che sbriciolano montagne della Corea…
Ciccio-Kim che accoglie a braccia aperte il Senatore Razzi.
Sì, insomma: la fine del mondo è vicina, la guerra nucleare è imminente e l’inverno radioattivo è ormai alle porte.
Tuttavia, prima di scorrazzare in lande desolate come un Mad Max qualunque, o dedicarci all’apprendimento di Hokuto (o Nanto, o Gento, a seconda dei vostri gusti marziali), mi sembrava quantomeno opportuno stilare una piccola lista di cose di cinque semplici cose che mi dispiacerebbe non vedere – o non portare a termine – in caso di imminente guerra atomica.
Pronti a fare il botto?

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Perchè è SACROSANTO bannare i rompicoglioni dai propri profili

Qualche giorno fa, per la primissima volta in dieci anni, Facebook ha bloccato il mio account per 24 ore.
Il motivo? Secondo gli amyketty di Zuckerberg avrei scritto un post che violava le norme comportamentali del social network più utilizzato della Via Lattea.
Il post in questione era in realtà un attacco al manifesto xenofobo-razzista utilizzato da Forza Nuova (e ripreso paro paro dalla propaganda fascista degli anni ’40). Ma evidentemente agli amyketty di Zuckerberg (o a qualche zelante camerata dal click facile che ha segnalato la mia personalissima critica) la cosa non andava bene e hanno provveduto alla cancellazione e al mio blocco temporaneo.
Poco male.
Ci può stare.
Amici come prima.
A questo punto però le cose sono diventate interessanti.
Perché, per ribadire per la ventordicesima volta quello che sanno tutti, facendo mie le immortali parole del Marco Pagot nazionale, un troll mai visto sulla mia pagina mi scrive tra i commenti che sono il primo fascista del web, perché banno tutti quelli che commentano in maniera critica e non la pensano come me.
Dopo averlo ovviamente bannato (così da dargli pienamente ragione), mi sembrava doveroso scrivere due righe al riguardo, dimostrando non solo perché un commento del genere sia una cagata pazzesca, ma anche (e soprattutto) per chiarire definitivamente perché è giusto e sacrosanto bannare tutti quelli che, di punto in bianco, vengono a rompere le palle sui nostri profili.
Pronti?

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