A me le storie hanno sempre affascinato, di qualunque natura esse fossero.
Sia quelle della buonanotte, che quelle di libri e romanzi, che quelle dei film e dei cartoni animati. Per non parlare di quelle dei fumetti.
Ma questo lo sapete già.
Tuttavia, le storie che ritengo essere più belle sono quelle che mi vengono raccontate dalle persone che conosco, e soprattutto dalle persone “anziane” della famiglia. Le classiche “storie dei nonni”, no?
E sapete qual è la cosa bella? Che le persone anziane, soprattutto quelle di famiglia, di storie ne tirano fuori sempre di nuove. Sono una miniera inesauribile di fatti e racconti.
Sono la nostra memoria storica.
Sono il nostro patrimonio e la nostra ricchezza.
Ad esempio, qualche giorno fa (e più precisamente il 27 Gennaio, Giornata della Memoria), mia nonna se n’è uscita con un racconto nuovo. Ci ha parlato di quando mio nonno, trovandosi alle strette con un soldato nazista ubriaco che aveva intenzione di sparargli nei pressi di un tunnel, tirò fuori il piccolo coltellino a serramanico che portava sempre con lui e lo colpì ripetutamente alla pancia.
Uccidendolo probabilmente.
Non ne sapevo nulla di questa storia, e ne sono rimasto completamente basito. Conoscevo invece un altro aneddoto (questo raccontatomi di persona dal mitico nonno quand'ero piccolino), nel quale era riuscito fortunosamente a scappare da un rastrellamento tedesco, perché il soldato di turno aveva dimenticato di chiudere a chiave la porta del bagno dov’erano stati stipati i prigionieri (mio nonno compreso, ovviamente).
Non vi parlo delle infinite dissertazioni di mia nonna e dei suoi fratelli sulle marce militari di tedeschi prima e americani poi, mentre meritano le storie aventi come protagonista il mio bisnonno (papà di mia nonna), fascista fino al midollo, volontario in Abissinia (non è un caso che una delle sorelle di mia nonna si chiami Adua). Il suo orgoglio era una foto che lo ritraeva come guardia del corpo di Vittorio Emanuele III durante una sua visita a Pozzuoli, e volle essere seppellito con la bandiera del Regno d'Italia e un piccolo busto di Mussolini.
La cosa bella è che tutti i suoi figli sono divenuti tutti comunisti, e l'hanno sempre preso per i fondelli perchè, secondo la "leggenda", l'unico aereo abbattuto a Pozzuoli dalla contraerea comandata dal mio bisnonno, nemmeno a dirlo, era italiano...
Mio padre invece mi raccontò che, sul finire della guerra, nel pieno della lotta partigiana in nord-Italia, assistette a un’imboscata ai danni di un manipolo nazista e ne fu, per certi versi, l'artefice. Nazisti e fascisti dell’ultim’ora utilizzavano le cascine come rifugi, compresa quella in cui abitava mio padre assieme alla sua famiglia. Quando una di queste squadre in ritiro verso la Germania si rifugiò nella sua cascina, mio padre corse fino al primo presidio partigiano nascosto sulle colline vicine, dando l'allarme. I partigiani si organizzarono, sorpresero il gruppo nazista, e li fecero fuori tutti dal primo all’ultimo.
La Storia in fondo è fatta di piccoli episodi come questi, ed è grazie all’intermediazione della memoria se poi saltano fuori. Fatti che ai più sembrano lontani (sono già molti quelli che ritengono la Seconda Mondiale solo un lontano ricordo) sono in realtà più vicini di quanto ci appaiono. Praticamente, sono dietro l’angolo. Più di una volta ho domandato a mia nonna se si ricordasse della sua, di nonna. E le ho domandato se a sua volta le avesse domandato se si ricordava di sua nonna. Insomma, con una semplice domanda postposta “nel tempo”, e con la memoria di due persone, si arriva facilmente a Garibaldi. Perché la nonna della nonna di mia nonna era una di quelle che ha assistito alla “spedizione dei Mille”, e ha visto di persona le famigerate "camicie rosse".
In fondo basterebbe mettere vicino una quindicina di persone di 80 anni per arrivare all'anno Mille. E dieci persone sono più che tangibili.
Chiudo questo post con la storia che in realtà l’ha ispirato.
L’altro giorno ricevo un messaggino di uno dei miei migliori amici, che mi intimava di ricercare una certa “Operazione Daffodil”. E’ uscito fuori che in questa particolare operazione bellica della Seconda Guerra Mondiale, l’ammiraglio italiano che inflisse una durissima sconfitta alle truppe inglesi che volevano distruggere i depositi di carburante e le installazioni portuali era suo nonno. E a quanto sembra, gli inglesi ebbero così tanta vergogna per quella battaglia persa che agli alti comandi dichiararono di essere stati battuti dai tedeschi...
Sapevamo tutti che il nonno di questo mio amico era stato un ammiraglio della marina militare, ma stranamente, l’Ammiraglio non aveva mai raccontato né ai figli né ai nipoti della sua più fulgida vittoria, che gli valse addirittura il conferimento dell’onorificenza dell’Ordine Militare di Savoia (poi mutuato nell’Ordine Militare d’Italia).
E voi?
Ne avete di storie del genere da raccontare?
Sia quelle della buonanotte, che quelle di libri e romanzi, che quelle dei film e dei cartoni animati. Per non parlare di quelle dei fumetti.
Ma questo lo sapete già.
Tuttavia, le storie che ritengo essere più belle sono quelle che mi vengono raccontate dalle persone che conosco, e soprattutto dalle persone “anziane” della famiglia. Le classiche “storie dei nonni”, no?
E sapete qual è la cosa bella? Che le persone anziane, soprattutto quelle di famiglia, di storie ne tirano fuori sempre di nuove. Sono una miniera inesauribile di fatti e racconti.
Sono la nostra memoria storica.
Sono il nostro patrimonio e la nostra ricchezza.
Ad esempio, qualche giorno fa (e più precisamente il 27 Gennaio, Giornata della Memoria), mia nonna se n’è uscita con un racconto nuovo. Ci ha parlato di quando mio nonno, trovandosi alle strette con un soldato nazista ubriaco che aveva intenzione di sparargli nei pressi di un tunnel, tirò fuori il piccolo coltellino a serramanico che portava sempre con lui e lo colpì ripetutamente alla pancia.
Uccidendolo probabilmente.
Non ne sapevo nulla di questa storia, e ne sono rimasto completamente basito. Conoscevo invece un altro aneddoto (questo raccontatomi di persona dal mitico nonno quand'ero piccolino), nel quale era riuscito fortunosamente a scappare da un rastrellamento tedesco, perché il soldato di turno aveva dimenticato di chiudere a chiave la porta del bagno dov’erano stati stipati i prigionieri (mio nonno compreso, ovviamente).
Non vi parlo delle infinite dissertazioni di mia nonna e dei suoi fratelli sulle marce militari di tedeschi prima e americani poi, mentre meritano le storie aventi come protagonista il mio bisnonno (papà di mia nonna), fascista fino al midollo, volontario in Abissinia (non è un caso che una delle sorelle di mia nonna si chiami Adua). Il suo orgoglio era una foto che lo ritraeva come guardia del corpo di Vittorio Emanuele III durante una sua visita a Pozzuoli, e volle essere seppellito con la bandiera del Regno d'Italia e un piccolo busto di Mussolini.
La cosa bella è che tutti i suoi figli sono divenuti tutti comunisti, e l'hanno sempre preso per i fondelli perchè, secondo la "leggenda", l'unico aereo abbattuto a Pozzuoli dalla contraerea comandata dal mio bisnonno, nemmeno a dirlo, era italiano...
Mio padre invece mi raccontò che, sul finire della guerra, nel pieno della lotta partigiana in nord-Italia, assistette a un’imboscata ai danni di un manipolo nazista e ne fu, per certi versi, l'artefice. Nazisti e fascisti dell’ultim’ora utilizzavano le cascine come rifugi, compresa quella in cui abitava mio padre assieme alla sua famiglia. Quando una di queste squadre in ritiro verso la Germania si rifugiò nella sua cascina, mio padre corse fino al primo presidio partigiano nascosto sulle colline vicine, dando l'allarme. I partigiani si organizzarono, sorpresero il gruppo nazista, e li fecero fuori tutti dal primo all’ultimo.
La Storia in fondo è fatta di piccoli episodi come questi, ed è grazie all’intermediazione della memoria se poi saltano fuori. Fatti che ai più sembrano lontani (sono già molti quelli che ritengono la Seconda Mondiale solo un lontano ricordo) sono in realtà più vicini di quanto ci appaiono. Praticamente, sono dietro l’angolo. Più di una volta ho domandato a mia nonna se si ricordasse della sua, di nonna. E le ho domandato se a sua volta le avesse domandato se si ricordava di sua nonna. Insomma, con una semplice domanda postposta “nel tempo”, e con la memoria di due persone, si arriva facilmente a Garibaldi. Perché la nonna della nonna di mia nonna era una di quelle che ha assistito alla “spedizione dei Mille”, e ha visto di persona le famigerate "camicie rosse".
In fondo basterebbe mettere vicino una quindicina di persone di 80 anni per arrivare all'anno Mille. E dieci persone sono più che tangibili.
Chiudo questo post con la storia che in realtà l’ha ispirato.
L’altro giorno ricevo un messaggino di uno dei miei migliori amici, che mi intimava di ricercare una certa “Operazione Daffodil”. E’ uscito fuori che in questa particolare operazione bellica della Seconda Guerra Mondiale, l’ammiraglio italiano che inflisse una durissima sconfitta alle truppe inglesi che volevano distruggere i depositi di carburante e le installazioni portuali era suo nonno. E a quanto sembra, gli inglesi ebbero così tanta vergogna per quella battaglia persa che agli alti comandi dichiararono di essere stati battuti dai tedeschi...
Sapevamo tutti che il nonno di questo mio amico era stato un ammiraglio della marina militare, ma stranamente, l’Ammiraglio non aveva mai raccontato né ai figli né ai nipoti della sua più fulgida vittoria, che gli valse addirittura il conferimento dell’onorificenza dell’Ordine Militare di Savoia (poi mutuato nell’Ordine Militare d’Italia).
E voi?
Ne avete di storie del genere da raccontare?
belle le tue storie... di questo genere non ne ho, purtroppo di nonni non ne ho più da tempo... :(
RispondiEliminaGrazie per il complimento. :)
EliminaNe ho una del padre di mia zia.
RispondiEliminaCome me lui da giovane abitava in provincia di pescara.
All'epoca aveva 17-18 anni e, a causa dei continui rastrellamenti tedeschi, insieme alla sua famiglia e ad altri vicini fu costretto a trasferirsi in un altro paesino.
Poco dopo il suo trasferimento fu fatto saltare un ponte che si trovava nelle vicinanze del capannone in cui risiedeva. Dato che, come dice sempre, era giovane e incosciente, insieme ad un amico coetaneo decise di andare a vedere. Sfortunatamente in quel giorno qualcuno aveva rubato un paio di bici militari (da quanto mi è stato detto i tedeschi usavano spostarsi con le biciclette). Il caso volle che Ernesto (il padre di mia zia) e il su amico furono visti da un soldato.
Il soldato era giovane con i capelli scuri e i baffetti alla Hitler ed era armato di fucile e baionetta.
Credendo di aver trovato i colpevoli del furto il soldato decise di fucilare i malcapitati, i quali non avevano ancora capito ciò che il soldato gli aveva detto fino a quel momento.
Quando il fucile si puntò sui giovani ed essi capirono cosa li aspettava accadde un fatto che Ernesto considera tuttora un disonore, ma che io non mi permetto di giudicare: i ragazzi spaventati si misero a piangere e supplicarono il soldato di avere salva la vita.
Siccome il soldato era giovane e probabilmente non aveva mai ucciso nessuno si impietosì e lasciò andare i malcapitati che tennero segreto l'accaduto.
Bellissimo!
EliminaEccome!
RispondiEliminaio ne avevo parlato nel penultimo post del vecchio blog: http://mcnab75.livejournal.com/488075.html
Essendo un amante della storia, come te, adoro questo genere di racconti e memorie.
Se penso agli anni trascorsi da mio nonno in Abissinia mi viene da ridere davanti a tutti i miei "problemi" quotidiani :)
Me lo ricordo, quel post! :D
EliminaNe ho un paio, mi hai fatto venire su l'idea di farci un post ahah
RispondiEliminaNon vedo l'ora di leggerlo! XD
EliminaIo di racconti non ne ho ricevuti moltissimi, la maggior parte poi riguardano la vita contadina del mio paese, essendo i miei contadini con contratto di mezzadria da qualche generazione, da quello che ho trovato si arriva fino al nonno di mio nonno. E chissà se prima di contratto ne avevano un altro poi finito chissà dove o perso nel trasloco che ha fatto mio padre nell'80 per trasferirsi definitivamente in paese e abbandonare la campagna. I miei nonni non li ho mai conosciuti purtroppo e le mie nonne le ho perse prima di rendermene conto, ma un racconto carino sul mio nonno paterno lo so e lo voglio raccontare. Innanzitutto, da quanto mi hanno detto, l'unico addestramento che avevano era "se vedi arrivare un punto nero spara, tanto o è un prete o è un fascista". Ma questo riguarda il periodo da partigiani. Mio nonno paterno con i suoi fratelli facevano parte dell'esercito italiano e, da quello che so, erano a combattere nei balcani (non so di preciso dove, perché credo purtroppo non lo sapessero nemmeno loro dov'erano.)
RispondiEliminaUn fratello di mio nonno si è fatto anni di prigione sotto gli inglesi perché fu catturato e poi a fine guerra venne rilasciato.
Mio nonno, invece, da lì tornò a piedi (suppongo dopo il capovolgimento dell' 8 settembre) fino al mio paese: dalle coste balcaniche fino al sud delle marche!
Ha evitato, verso Padova e grazie all'aiuto di un ferroviere, di essere preso dai fascisti, perché loro volevano salire su un treno per tornare in fretta. Peccato che il treno fosse carico di fascisti e quindi grazie alla soffiata si salvarono e dovettero fare tutta la strada a piedi. Dicono ci fossero addirittura dei siciliani nel gruppo di "sbandati" (così si definivano) che tornavano dai balcani, ma di loro non so nulla.
Quando riuscì a tornare al mio paese, raccontano che non aveva più le suole delle scarpe e al loro posto c'erano degli stracci, usati per fasciarsi i piedi. Appena arrivato ad un posto familiare, addirittura svenne. Pare che degli abitanti lo trovarono per terra e, tanto era magro, lo riconobbero solo grazie alle sopracciglia folte (segno distintivo a quanto sembra. E si trasmettono anche geneticamente, fidatevi! xD). Lui, molto scioccamente, si innamorò di colei che lo aiutò e medicò i piedi per prima. Anche se poi lei non divenne mia nonna xD. Dicono addirittura che avesse le caviglie più grandi della vita nello stato in cui si trovava. Nonno era del '22, quindi molto giovane e si riprese tranquillamente. E vissero tutti felici e contenti xD
Non c'è niente da fare, queste storie (per quanto drammatiche) sono sempre affascinanti.
Eliminapochi mesi fa è morta mia zia, quasi una nonna per me, e lei me ne aveva raccontati tanti di ricordi legati al regime e alla guerra. Le ho dedicato anche un post "Un libro per caso", dove però ho fatto riferimento ai suoi ricordi più frivoli e leggeri, quelli che preferiva raccontare quando aveva voglia di sorridere (e che facevano sorridere anche me).
RispondiEliminaAnche mio padre per certi aspetti è una memoria storica, perché mi racconta della mia città nel dopoguerra rasa al suolo dai bombardamenti, di lui e degli altri ragazzini che giocavano a pallone con un rotolo di stracci tenuto insieme dagli elastici (non c'era altro...), della zuppa fatta col grasso delle pecore e le "favette" per i maiali (ma aveva così fame che gli sembrava una bontà).
Insomma, sì, di queste storie ne ho. E le considero un po' "mie" anche se io le ho solo ascoltate.
Sì, anch'io considero mie le storie dei miei parenti. E forse in un certo senso è così, ci appartengono. :)
EliminaI racconti di guerra del mio nonno materno dan sempre l'impressione che si sia divertito come un matto (è un inguaribile burlone e ottimista: riesce a ridacchiare anche raccontandoti di come sia l'unico sopravvissuta di un'intera squadra messa a trovare e disinnescare mine per kilometri di terreni). Ma di racconti di guerra ne sono già stati postati.
RispondiEliminaE' probabilmente più originale la storia del prozio del nonno in questione, con cui arriviamo abbastanza indietro: Guido Boggiani (1861–1902) pittore e esploratore, scomparso in Paraguay fatto secco da tribù indigena, con tanto di rituali annessi (in seguito è stata rinvenuta la sua macchina fotografica seppellita insieme ai negativi) :)
c'è pure una pagina wiki (purtroppo solo in inglese):
http://en.wikipedia.org/wiki/Guido_Boggiani