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Il "Punto di Vista" e il lettore (imbecille) disorientato

Probabilmente questo articolo mi procurerà un mare di guai – e sarò tacciato e perseguitato per essere un imbecille bimbominkia gnè gnè che non sa quel che dice perchè non ha studiato sui 6 miliardi di manuali di scrittura o sui 17 milioni di manuali di critica -, ma ho sempre pensato che questo salotto digitale fosse uno spazio in cui si può parlare in libertà. E dato che non mi sono mai fatto problemi a parlare di questo o di quell’altro (perchè non ho paura delle mie opinioni - e sottolineo opinioni e non fatti o verità proclamate come assolute -), non me ne faccio adesso.

Mi ritrovo a seguire talvolta dibattiti a sfondo filosofico – letterario in cui “il recensore” in questione parla dell’opera “X” o “Y” attribuendole (com’è giusto che sia) note di merito o demerito in base ai propri gusti personali. Molto spesso, i più arguti e saggi esponenti del settore tirano in ballo le regole della perfetta scrittura, attenendosi a queste come fosse il Vangelo della Sacra Verità, e basando i propri giudizi sul rispetto o meno di tali principi.

Tra questi precetti e tra le regole più inflessibili ce n’è una che m’ha sempre fatto sorridere, perché – a ben vedere – sottintende il fatto che il lettore sia un demente, un coglione, un imbecille e un impedito.
Sto parlando del “punto di vista”.

Un bel "punto di vista"

Il manuale della scrittura perfetta prevede che lo scrittore perfetto debba essere costretto – pena la fustigazione sulla pubblica piazza (va’ come sono bravo a raccontare!) – a scegliere e mantenere per sempre un dato punto di vista.
Ma occhio!
La narrativa contemporanea è contemporanea! Mica potete essere narratori onniscienti!

Il narratore onnisciente è cacca! Non pensate di fare epica oggi, non pensate di scrivere come Omero o come Tolkien, che vi dicevano tutto di tutti (anche cosa pensava Ulisse sulla tavolozza del water e com’era il capezzolo di Arwen nei sogni zozzi di Aragorn) e vi rovinavano  tutto il divertimento! E mi raccomando, non usate la seconda persona singolare, chè quel “Tu ti alzi, vai alla finestra e ti affacci per vedere se la fidanzata è arrivata” è una cosa quasi antiestetica che proprio non si può leggere.
NO!
Per scrivere buona narrativa contemporanea, dopo aver passato i primi 50 anni della tua vita a studiare sui manuali, puoi percorrere solo due strade (pena la crocifissione in sala mensa): o scrivi in prima persona, o in terza persona.
Limitata, naturalmente.
Perché la prima persona consente di immergere il lettore nella storia, e fargli sentire tutto ciò che prova il protagonista.
Idem per la terza persona, perché “la telecamera” deve rimanere sempre nel cervello del protagonista e filtrare il mondo attraverso i suoi occhi. Guai a sviare da questo percorso sacro!
Sballare il punto di vista della terza persona limitata è da bimbiminkia imbecilli che non sanno un cazzo e non sanno scrivere!

 
Omero, uno coi punti di vista sballati. Sarà perchè era cieco?

Ma non perché è stilisticamente brutto.
E nemmeno perché è antiestetico.
No.

Non bisogna farlo perché altrimenti si DISORIENTA IL LETTORE.
E non lo si fa immergere nella storia.

Ora, a me questa storia del lettore disorientato m’ha sempre fatto abbastanza sorridere, proprio perché sembra che questi venga ritenuto una sorta di ameba senza cervello, che non capisce una beneamata ceppa di ciò che ha davanti agli occhi.

Probabilmente sono davvero un bimbominkia, ma il "fissarsi" sul punto di vista ballerino, ostracizzato da teorici e maestrini dalla penna rossa, è la più grande cazzata nella storia dell’umana umanità. Ed è la discussione intorno ai massimi sistemi letterari più inutile in assoluto (raggiunge le vette della diatriba eBook vs libro di carta).

Tipico esempio di lettore disorientato

Non sto dicendo naturalmente che voglio leggere, nella stessa pagina, 3123532532 "teste pensanti" balzando qua e là con la “telecamera” del punto di vista. No. Sto dicendo che se apprezzo un libro (o un racconto) in cui il punto di vista è fisso, non mi strappo i capelli se a pagina 1 abbiamo il punto di vista del protagonista, mentre a pagina 3 questo cambia per mostrarmi “altro” nella testa di un altro.

Nella maggior parte degli ultimi libri letti nell'ultimo periodo, gli autori se ne fregano altamente del "Punto di Vista" rigoroso, per effettuare voli da questo a quel personaggio.
Senza avvisare il lettore, e senza nemmeno lasciare un paragrafo vuoto di spazio.
Romanzi quali "I Traditori" di De Cataldo, "Primo Sangue" di Morrell o "Un lavoro sporco" di Moore cambiano il Punto di Vista a seconda di ciò che si intende mostrare.

Pessima narrativa?
Forse.
Per quanto mi riguarda, ottima compagnia e buonissima "distrazione". Soprattutto, gran divertimento, requisito primario della lettura.

Solo un lettore disattento che non ha facoltà intellettive normali potrebbe rimanere "disorientato" da un cambio (anche repentino) di Punto di Vista. Ma in genere, chi non ha facoltà intelletive normali, non legge.

Certo, poi ci sono quelli che ritengono di far parte di una scuola aurea di pensiero che ritiene di possedere la Vera Verità Assoluta, tanto del modo di scrivere, quanto del modo di leggere (per non parlare di quello di recensire).
Sono personaggi che ancora non hanno ben compreso che una delle poche leggi oggettive veramente valida a questo mondo è  quella della soggettività. La lettura (così come la scrittura) non sono leggi matematiche. Non sono scienze, nè tantomento dottrine esatte.

Non esiste una sola "verità" per ciò che concerne il mondo (perfino Gesù non si azzardò a rispondere alla domanda di Pilato su cosa fosse "la verità"), figuriamoci se esiste una verità quando si parla di lettura o scrittura.

Cos'è la verità?

Per quanti metri di giudizio si intende adattare, per quante indicazioni si possano dare, e per quanto si faccia finta di voler essere "oggettivi", tale oggettività sarà sempre parziale e soggettiva.

Così come questo articolo.
Che presenta un'opinione, e non un fatto.
Punto di vista, no?

26 commenti:

  1. Ma quelli si van dietro a ruota... uno sostiene una cosa spacciandola per "Verità" e gli altri, come i somari, gli fanno dietro. Senza mai dubitare, senza porsi il problema dei gusti personali.
    Poi chi ragiona con la logica degli "amiketti" sarebbero gli altri, cioè noi. Giusto, no?

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    1. Ah sì, sicuramente. Noi siamo "la cricca". Il problema principale è proprio l'aria di supponenza e superiorità di certi elementi...

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  2. Il problema è sempre quello di leggere senza capire.
    I manuali sono utili e divertenti, ma non sono la realtà, non sono la narrazione.
    Per imparare bisogna leggere, e leggere con quel minimo di umiltà che permette di imparare.
    Ma anche lì, le persone di cui parliamo tendono ad avere un atteggiamento antagonistico con l'autore - devono batterlo, devono dimostrare di essere meglio.
    Forse è per questo che alla fine parlano molto di scrittura ma non scrivono - o quando scrivono, risultano ridicoli.

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    1. La domanda è: se ci sono illuminati che hanno capito le regole auree della sacra verità scrittoria...Perchè non fanno i miliardi scrivendo "nel modo giusto"?

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  3. Il romanzo che sto scrivendo non cambia mai punto di vista, ma secondo me non è una legge ferrea, lo sto scrivendo così per scelta, non certo per conformarmi alle regole. Secondo me, alla fine, questo tipo di forma conta relativamente, quello che conta è in gran parte la sostanza. E poi non è chi scrive in un modo o nell'altro che è un bimbominkia... il bimbominkia è chi non ha ancora la maturità per capire che la propria idea può non essere condivisa dagli altri: da quel punto di vista lo si può essere anche a 50 anni (ne ho conosciuti, purtroppo): anche io, che scrivo recensioni di altro tipo (musicali), le riempo sempre di "secondo me" e "per i miei gusti". Perciò, in definitiva, concordo con te :).

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    1. Infatti credo che alla fine, quando ci si approccia al foglio, uno sceglie il "come" raccontare una storia. Fare di tutta un'erba un fascio è da stupidi. :)

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  4. Quando si scrive (qualsiasi cosa in teoria) nella mente del produttore del opera esiste un'idea di lettore modello al quale il testo si riferisce, approfondendo si può dire che egli stesso si pone come scrittore modello attualizzando nella scrittura l'idea che ha di se e dell'opera che intende produrre. A seconda di queste variabili, nelle narrazioni in particolare, gli autori sceglie più o meno consapevolmente il tipo narratore che puo essere extradiegetico, intradiegetico omodiegetico, eterodiegetico ed infine implicito. Ma ciò dipende solo dal tipo di testo che si vuole produrre e del idea che si ha del lettore. In letteratura va bene qualsiasi cosa purchè sia coerente, anche produrre un testo incomprensibile può essere una scelta condivisibile e credetemi già percorsa. Non ci sono regole,solo mode. Detto questo capisco la polemica contro la moda ma mi sembra molto autoreferenziale.

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    1. Forse sì, la questione è autoreferenziale. Ma per il semplice fatto che poi ognuno dice quello che vuole. :)

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  5. Ma stai parlando di narrativa o di religione? Io credo fermamente che se gli scrittori si fissano su regole assolute, poi saltano fuori romanzi tutti uguali (vedi tutti i fantasy in cui cambiano solo i nomi dei personaggi...).
    Poi è ovvio che non si può scrivere un romanzo con il punto di vista di Lucignolo, con la telecamera tutta traballante e fuori fuoco! ^_^
    A ogni modo, il mio è solo un punto di vista, rigorosamente in prima persona (la mia). :P

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  6. Dico solo che la storia dell'arte (e non) non premia la ripetizione di quanto appreso, ma l'innovazione. Poi vabbè, io sono uno che pensa sempre che trattenere in "schemi" fissi qualunque roba sia sbagliato, ergo... XD

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  7. Concordo col discorso generale (l'ottusità nel pretendere che esistano "regole di scrittura" la trovo disarmante).
    Ho una domanda da farti, però (bada, non voglio fare il troll, è mera curiosità): ho riletto di recente il topic su Harry Potter nel DFF, e ho visto un tuo post in cui dicevi, fra le altre cose, che "la Rowling non sa scrivere (racconta ma non mostra, che è ben diverso dal saper "scrivere")" e che "molto spesso va a cazzo di cane, cambia POV e diventa una narratrice onniscente" (link: http://devilsfruit.forumcommunity.net/?t=5791027&st=555#entry326202238). Hai semplicemente cambiato opinione (è un post di un anno fa) oppure stavi trollando l'autrice? XD

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    1. Trollavo l'autrice, ovviamente. Nel senso che la Rowling scrive malaccio, ha un botto di difetti (come quelli di cui parlavo in quell'articolo), ma alla fine il divertimento degli HP - a parte l'ultimo, per quanto mi riguarda - è insindacabile. Per me un libro può anche essere scritto nel modo più orribile del mondo (ok, fino a un certo punto! XD), ma se alla fine mi ha diverito, tutto passa in secondo piano.

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  8. Concordo, io le conosco le persone che pretendono di scrivere il romanzo del secolo senza aver mai avuto una "vita da lettore", solo perché hanno seguito un corso (sì, ne basta uno mi dicono) di scrittura creativa, e quando hai l'ardire di consigliargli qualcosa ti guardano con aria schifata, perché tu sei una novellina ingenua schiava del mercato. Per quanto mi riguarda tali corsi, e tali persone, sono esattamente ciò che rovina la narrativa contemporanea. Speriamo nella riscossa dell'originale e del soggettivo.
    Punti di vista, sì.

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    1. Beh, è uno dei controsensi più assoluti. Siamo tutti scrittori, ma poi vai a vedere...i 3/4 di questi scrittori non leggono. Strano, no ?:D

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  9. Io sono perfettamente d'accordo con te. E chi considera le regole (di qualsiasi arte) come la Bibbia fa una magra figura.
    Penso che la cosa sbagliata sia la parola "regola". Bisognerebbe parlare di "norma". E la "norma" è giusto conoscerla. E' il modo in cui le cose raggiungono il loro scopo. Se hai un'idea ma non sai come raccontarla l'idea va a farsi friggere. Se applichi la "norma" probabilmente la salvi e riesci a raccontare quello che vuoi.
    La "norma" nasce dall'analisi di quello che è stato prima e di cosa ha funzionato. Ed è quello che ti devono insegnare, giustamente. Perché se sai il motivo per cui opere senza tempo hanno riscosso tanto successo, probabilmente puoi applicare la stessa cosa alla tua idea e quindi valorizzarla.
    Secondo me fossilizzarsi su un concetto spacciandolo per la verità assoluta e l'unico modo possibile per fare qualcosa è stupido.
    Von Trier non esisterebbe se le "regole" del cinema fossero il metro di giudizio.

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  10. Vorrei trovare un commento pertinente o perlomeno divertente, ma sei stato davvero esauriente. Basta con questo spalar merda su tutto che va tanto di moda.
    Ottimo punto di vista Sommo!

    Luca

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  11. C'è odore di guerra nell'aria. (No, ma la guerra che odore ha? Chi sente l'odore di questa guerra? Eh? Eh? Questa che frase che hai scritto quindi è cacca...xD)

    Io non ci ho mai dato peso a questioni del genere, sia come lettore che come scrittore, nel senso che leggo. Mi piace, mi diverte, mi appassiona..quello che leggo, e va bene cosi.
    Se non è scritto secondo le regole ufficali...sticazzi ^_^

    Stessa cosa per quando scrivo, scrivo qualcosa che mi piace leggere, nel caso avessi gusti di merda, pazienza xD

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    1. Io ultimamente ci faccio caso a certe scelte stilistiche, nel senso che ormai ci ho fatto l'occhio. Ma non mi sembra però una cosa penalizzante, se alla fine della lettura, questa è stata piacevole. :)

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  12. Io pure sono dell'idea che se un libro è ben scritto (con tutta l'ambiguità che implica questa semplice definizione) poco importa se è scritto in prima, seconda, terza persona o plurale majestatis. Per contro, se un libro fa schifo fa schifo a prescondere dal punto di vista azzeccato o no.

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  13. "prescindere" ovviamente (errore di battitura di un povero lettore idiota nonché pessimo scribacchino che digita troppo di fretta).

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  14. Credo che ogni regola in questo campo debba essere malleabile, anche perchè ci sono storie che "rendono meglio" se narrate da un punto di vista univoco e altre che "rendono meglio" col narratore onnisciente, o con tre POV diversi, o chissà che altro. I recensori che si fissano sulle regole dovrebbero calarle all'interno del contesto: non bisogna stroncare un libro quando non segue delle regole ferree, ma allo stesso tempo un libro deve seguire le "sue" regole. Cioè, se hai tenuto lo stesso POV per tutto il romanzo e lo cambi nelle ultime tre pagine perhè non sei riuscito a trovare un modo di concludere che ti facesse rimanere all'interno del seminato, allora è chiaro che "stona" con il resto. Ma se il POV è stato ballerino dall'inizio, allora è tutto ok.
    Il Moro

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