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Quando i videogames sono meglio dei romanzi

Mi è capitato di leggere un articolo di tale Massimiliano Parente sul fatto che i videogiochi sarebbero meglio dei romanzi. Il titolo dell’articolo è proprio “Quando i videogiochi sono meglio dei romanzi”, e non ho potuto fare altro che sghignazzare ad ogni riga per la disonestà intellettuale del pezzo.
Perché ok che è su “Il Giornale” (il che squalifica immediatamente la serietà di qualsiasi brano scritto), ok che si trova nell’inserto di “controcultura”.
Ma credo che Parente avesse voluto, con questo pezzo, fare a gara con la comicità di 50 sfumature di Grigio.
Una comicità involontaria, ovviamente.
E quindi, arrivati a questo punto, sorge spontanea la domanda: i videogiochi sono meglio dei romanzi?

Ovviamente, prima di procedere, diamo un occhio all’articolo incriminato. Se ci cliccate sopra, potete ingrandire e leggerlo con calma.
Fatto?
Bene!


Clicca per ingrandire

Partiamo dall’assunto che è vero che un romanzo con valenza artistica* non può essere comparato con un videogioco**. Ma per quale motivo un romanzo che non ha quella valenza artistica potrebbe invece essere equiparato a un medium totalmente diverso, solamente perché gioca nel campo dell’intrattenimento e del divertimento?
Sarebbe come se io volessi paragonare un vino e un gelato perché fanno entrambi parte della categoria “cibo”, e volessi dimostrare che il gelato è più buono del vino.
WTF?


Abbastanza divertente il periodo sul fatto che leggendo un libro di Eco o di Gramellini uno non imparerebbe nulla, perché i loro libri sono noiosi. Al di là del fatto che la noia è un sentimento del tutto soggettivo, tant’è vero che per Tizio gli scacchi sono una noia mortale, mentre per Kasparov sono il più grande passatempo al mondo, immagino che Numero Zero di Eco abbia dato molto fastidio a un quotidiano come il Giornale, dato che probabilmente ritrae perfettamente qual è il loro modus operandi. “La macchina del fango” dalle loro parti la sanno costruire a puntino. Non è che ce li siamo dimenticati i pezzi su Mesiano, o le raccolte firma contro Saviano quando parlava di ndrangheta al Nord.
Ma su ciò che potete imparare da Numero Zero di Eco ne ho parlato abbondantemente QUA. E aggiungo che si tratta di un libro divertentissimo. Così com’è molto spassoso il libro di Gramellini sui Derby della Mole, dato che contiene cose che per me, non tifoso granata, erano tutte sconosciute.
Domanda: ma sarà che ‘sto Parente non ha letto manco di striscio i titoli che ha criticato?
Perché il dubbio, sinceramente, c’è.


Il fatto è che sul tono generale l’articolo non sarebbe nemmeno brutto se non avesse la pretesa di “dimostrare” che il divertimento derivante dal fare una partita a un videogame è pari (se non superiore) a quello di un libro. Perché è giustissimo (ed è ampiamente dimostrato) che i videogiocatori sono persone più reattive agli stimoli spaziali, e che videogiocare aiuta anche a distendere lo stress. È innegabile che ci sono alcuni capolavori videoludici che hanno nella trama il loro punto di forza.

Ma un videogioco può mai essere migliore di un libro, e può mai sostituirsi, dal punto di vista didattico, (anche) a un buon romanzo? Decisamente no.
Può essere un validissimo input (se giochi ad Assassins Creed magari ti viene voglia di andarti a studiare per i fatti tuoi le Crociate, il Rinascimento, la storia della Pirateria e la Rivoluzione Francese), ma mi risulta difficile credere che un ragazzino possa comprendere i meccanismi storici che stanno alla base di questo franchise muovendo unicamente la levetta analogica e premendo i tasti del joypad.


Personalmente sono il primo ad essere convinto che l’input per “la conoscenza” possa avvenire attraverso i mezzi più disparati o attraverso la più impensabile delle crossmedialità (non fosse così non avrei aperto il mio canale YouTube One Piece Report, né avrei scritto questo e questo), ma anche il più scalcagnato dei romanzi, probabilmente, ti insegna qualcosa***.

Mi ha fatto poi davvero sorridere l’equiparazione delle classifiche dei libri con quella dei videogame. “I videogiocatori non sono pecore che corrono a comprare i titoli di cui si parla di più”: strano allora come Parente abbia preso ad esempio per il suo articolo due dei titoli più mainstream in assoluto, GTA e Assassins Creed, e non qualche videogioco di nicchia (mi viene in mente Journey) che davvero avrebbe potuto impreziosire l’articolo.


Ma sarà che alla fin fine la maggior parte dei videogiocatori sono esattamente identici alla “signora in libreria che chiede Il premio Strega”, dato che i titoli più venduti risultano essere quelli graditi ai “casual gamer” (i vari FIFA, COD, e amichetti fps)?
Sarà che pure i videogiocatori, in fondo in fondo, comprano quasi solo esclusivamente il titolo di cui si parla di più, per non uscire fuori dal gregge di pecore (e giocare in allegria online)?

Voi che dite?

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*Che comunque è sempre data a posteriori.

**Tant’è vero che potremmo dibattere sul fatto che molti videogiochi, oggi, potrebbero essere equiparati a vere e proprie opere d’arte. Nessuno mi prenderebbe per pazzo se dicessi una cosa simile per quanto riguarda la saga di Metal Gear Solid, no?

***Anche a riconoscere quali sono le caratteristiche di un buon libro, che lo differenziano da uno urèndo.

32 commenti:

  1. Questi articli mi ricordano sproloqui simili, tipici degli anni '70, riguardo al fatto che "la letteratura è morta", una frase che andava ripetuta con tono annoiato per darsi un tono da intellettuali d'avanguardia.
    Poi di solito cominciavano a delirare sul postmodernismo.

    Più in generale, io credo che molti oggi subiscano una falsata percezione del controllo - l'illusione di avere il controllo, nel videogioco, è infinitamente superiore a quella che si prova nel leggere un libro.
    È una specie di antagonismo nei confronti dell'autore - "ma chi ti credi di essere, io faccio quel che mi pare!" - che vede nel videogioco uno strumento che mette nelle mani dell'utente il controllo della storia.
    Si tratta naturalmente di un'illusione idiota, ma che ci possiamo fare?
    Credi che a spiegarglielo capirebbero, che ogni loro azione nel gioco è prevista e programmata a priori?

    E la risposta alla faccenda che leggere "è noioso" è di default "non è che dovresti provare a leggere qualcosa di diverso?"
    Magari, nel caso di taluni personaggi, qualcosa con le pagine di cartone plastificato impermeabile, con delle belle figure colorate.

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    1. Che poi sull'illusione dei videogame ne parlammo poco tempo fa in altra sede, ma tant'è.

      Sul "leggere è noioso, preferisco giocare/guardarmi un film" credo però c'entri tanto anche l'educazione. Se un bimbo non lo educhi a leggere, molto probabilmente da grande non leggerà.

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    2. Sonmo, sull'illusione de videogioco di consiglio un titolo indie " The Stanley parable". Una vera e proprio metariflessione sul videogioco!

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  2. Se voglio una storia, leggo un romanzo.
    Se voglio giocare, prendo un videogioco.
    Per quello che è il mio punto di vista, non ci sono libri migliori di videogiochi nè videogiochi migliori di libri, perchè cerco da loro due cose diverse: un racconto/saggio dai libri (e dai fumetti magari) e un gioco dai videogiochi. Poi casi come Metal Gear sono piacevolissimi anelli di congiunzione, ma dal momento che mi siedo con pad alla mano, cerco maggiormente un gioco (quindi apprezzo di più le fasi "attive" dove devi far passare inosservato Snake) che una storia (infatti un pochino mi infastidiscono 3000 cutscenes).

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  3. partiamo dal presupposto che questo articolo di tale Parente, aveva perso ogni credibilità dopo i primi due paragrafi. E aggiungiamoci anche che hai detto bene, un videogame può essere un eccezionale input culturale, ma in questo esattamente come un fumetto, una serie TV, e ANCHE come un romanzo di narrativa, proprio perchè tutti quanti (nel caso dei viegiochi, però, non sempre) sono esempi di narrativa. Ma, anche qui hai detto bene, non si può paragonare due Media così diametralmente opposti: da una parte un medium passivo, in cui è l' autore a voler essere una sorta di lampadoforo (per usare un immagine della più celebre opera narrativa della storia) per il lettore, dall' altra una forma di comunicazione che lascia molto nelle mani del giocatore, quando è fatta bene e studiata ad hoc (prendiamo i Dragon Age, i Dark Souls, spesso i GDR in genere).
    Inoltre questo articolo di giornale è scaduto anche nell' idiozia e, peggio, nell' ignoranza dal momento in cui è comparsa la frase "tra l' altro, si noti, le classifiche dei videogicohi rispecchiano davvero la qualità dei giochi", perchè ninte di più falso può essere detto, soprattutto perchè poi viene citato un titolo che è orrendo a dir poco, pieno di Bug, un titolo per il quale il publisher s' è dovuto scusare vista la quaità pessima, dal punto di vista tecnico in relazione al budget e a ciò che era stato mostrato come pubblicità al pubblico. Per non parlare del fatto che a saga stessa di Assassin' s Creed, che fino al III/IV capitolo poteva essere un eccellente input culturale, come abbiamo detto sopra, questa volta ha fallito miseramente vista la ridicola importanza data alle vicende storiche nella narrazione.

    Veramente triste che venga pubblicato qualcosa del genere in questo paese... ma gli editori dove stanno?

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    1. Diciamo che se il primo periodo poteva essere interessante, il secondo, con quei nomi tirati in ballo a caso (e per carità, a parte Eco gli altri non sono nulla di che, ma tant'è) l'articolo scade immediatamente nel WTF?
      Un paio di considerazioni generali interessanti ci stanno pure ma...a conti fatti valgono per qualsiasi cosa, dalla musica, al cinema, ai videogame, ai fumetti, ai romanzi.
      Quindi è un articolo disonestissimo.

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  4. Parole sante. Personalmente ritengo che varie forme d'arte (come per esempio libri, fumetti o anche i videogiochi) debbano avere pari dignità e abbiano tutte grandi capacità didattiche e formative se prendiamo titoli validi e se ci si approccia alla giusta età. L'articolo è qualcosa di illeggibile: fa dei luoghi comuni i suoi punti di forza e nomina titoli (quali GTA) che hanno ben poco da insegnare alle nuove generazioni e che rappresentano dei giochi per il puro intrattenimento fino a se stesso (come molti libri sua chiaro!) Con questo dico che non bisogna fare di tutta l'erba un fascio e che, anche analizzando prodotti delle singole categorie pur senza pregiudizi, così come c'è libro e libro, c'è anche videogioco e videogioco...

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    1. Che medium diversi abbiano "pari dignità" è fuori di dubbio. Ma non sarei in grado di dire che Beethoven era più (o meno) genio di Manzoni perchè "la musica diverte di più della letteratura". ;)

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  5. Insomma, è più sveglio un ragazzo che legge Il Viagra della Mente per gli articoli o uno che ci arriva cercando le famigerate "Sara Tommasi zinne"?
    Ci sono veramente ragazzi, qui,che stanno leggendo?
    Si possono leggere le zinne? Forse funziona come il braille?

    Vabè, apparte le cazzate...
    Anche io, da brava pecorella, mi avvicino ai titoli di cui si parla di più, anche se la roba (è un termine bruttissimo per riferirsi alla letteratura ma lo uso in modo affettuoso) che attira la mia attenzione è un po' astrusa. Vengo facilmente "dirottato" verso tutto ciò che ormai è fuori catalogo, che non sarà più ristampato, forse tra 500 anni, quando il mondo sarà guidato da elefanti golosi di patate avvolte in tende rosse.
    Forse è proprio l'aver letto (o almeno provato a leggere) libri "noiosi" che mi ha spinto a leggerne ancora altri :D
    Non è che quando ho provato a leggere "il nome della rosa" (titolo scelto puramente a caso...forse) ho detto "maiala sto libbro fa caha' fammi anda' a fa una partita a fifa!"

    E comunque preferisco il gelato al vino...ehm...

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    1. Ma io credo che sia anche normale vagliare un prodotto (qualsiasi) in base a ciò che dice il "vox populi". Poi però è importante formarsi anche una propria coscienza critica.
      Per cui se io voglio comprare FIFA è perchè lo voglio io, non perchè "lo comprano tutti".
      ;)

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    2. Stessa cosa ovviamente vale pure per i libri: uno in teoria dovrebbe leggersi le 50 sfumature perchè interessato, non perchè "va di moda".

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  6. Mmmm...
    Se il pretesto fosse stato parlare di capolavori videoludici paragonabili per bellezza ad un film o un romanzo, lo avrei di certo capito.
    E' un pensiero del giornalista che non accolgo...

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    1. E ci starebbe stato nei limiti, se si fosse limitato alla qualità "narrativa".

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  7. beh purtroppo i videogames costano molto, è ovvio che ci si informi prima di comprare e se molti dicono che una cosa è bella c'è maggiore possibilità che lo sia anche per te . peraltro ho comprato a caso cose che mi sono piaciuti una cifra e giochi consigliati che mi hanno schifato....
    ah volte mi son divertito di più con giochi da 7 che con gioconi da 9 e mezzo.....cmq suppongo che la gente sia più o meno uguale in tutti gli ambiti

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    1. Sì, anche perchè coi videogames, forse ancor più che con i libri, il divertimento è veramente soggettivo. A me, per esempio, piacevano giochi schifati da tutti. Tipo V-Ribbon per ps1.
      Per dire.

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  8. Non so davvero come un articolo così povero possa realmente essere stato pubblicato su di un quotidiano nazionale... Anzi lo so... Scherzi a parte, il qualunquismo trasuda da questo articolo come non mai, che tristezza e che pochezza. Non ho davvero parole.

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  9. Trovo ironico che un giornale (medium letterario) dica praticamente che leggere fa schifo.
    E come hai detto tu, i videogiochi sono esattamente come i libri, tutti verso il più popolare. Se i voti nelle recensioni fossero onesti Assassin's Creed e CoD non riceverebbero di continuo 8-9 pieni tutti gli anni. O anche FF13 non avrebbe ricevuto un 39/40, se non fosse stato fatto dalla Square.

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    1. Beh fa il paio con quelli che si lamentano che i social network azzerano le relazioni interpersonali (e lo scrivono su facebook) oppure quelli che invocano il "de profundiis" della blogosfera...via blog. ;)

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  10. Non ha senso paragonare i due media. Diversissimi. I videogame possono essere vere e proprie opere d'arte fantastiche, al pari di un' opera letteraria, anche se parliamo di storia, personaggi, dialoghi e atmosfera (i miei tre titoli preferiti sono MGS3, shadow of the colossus e FF6, e sfido chiunque a dire che non sono 3 titoli assolutamente incredibili in ogni campo, sicuramente opere ai vertici del genio umano). Poi è normale che nei videogiochi bisogna considerare anche cose come musica, grafica, giocabilità ecc.

    Il fatto che hanno messo AC e GTA come esempi è il top.

    Articolo "riempitivo" inutile e dannoso. Aggiudicato!

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    1. P.S. chi legge un romanzo perchè "è primo nelle classifiche di vendita" penso non dovrebbe riprodursi.

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    2. 3/4 d'italia non dovrebbe riprodursi allora ;)
      e di USA

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    3. P.S. chi legge un romanzo perchè "è primo nelle classifiche di vendita" penso non dovrebbe riprodursi.

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  11. Ahah l'articolo è scorrettissimo, degno della sua testata! xD
    Però un paio di osservazioni sensate le fa, in particolare mi fa pensare il paragone tra videogiochi più venduti (quelli fatti meglio) e libri più venduti (quelli più di moda). Poi bisogna vedere se è vero, o almeno mi piacerebbe conoscere le cifre delle vendite per capirne la diffusione.
    La letteratura al di là di tutto dovrebbe raggiungere una fetta molto più ampia di persone dei videogiochi (se non di numero, sicuramente almeno di tipologia), e quando aumenti la portata è facile che diminuisca la qualità media.
    Rimane però molto scorretto paragonare degli ottimi titoli videoludici con dei libri magari mediocri, è chiaro come il sole che ci sono buoni videogiochi e buoni libri, pessimi videogiochi e pessimi libri.
    Personalmente sono convinto che in media un libro possa trasmettere di più di un videogioco, anche se in realtà sono medium diversi, e quindi offrono esperienze diverse, non ha molto senso fare paragoni.
    Però finchè cercheremo di quantificare queste cose avremo poco successo. La percezione spaziale e la capacità strategica possono anche essere misurabili, ma come fai a misurare l'influenza emozionale che può dare un romanzo? E non raccontiamoci storie, lo sappiamo che nella vita a volte conta molto di più il 'saper stare al mondo' che il 'saper tante cose'.

    ps però mi toccherà leggermi un libro di Fabio Volo prima o poi, e magari darei ragione al giornalista! ;) sono molto interessato a capire cosa può insegnare/trasmettere/ispirare la letteratura più di consumo.

    pps comunque bel coraggio a dire che un libro di Eco non ti lascia niente ;)

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  12. Scusate ma davvero si ha la pretesa di parlare della narrativa videoludica in 3 colonne? Sinceramente trovo l'argomento immenso, e meriterebbe saggi scritti apposta, in quanto solo per parlare del rapporto giocatore autore si dovrebbero andare a citare tanti di quegli esempi (a mio parere The Stanley Parable e Bioshock su tutti) bisognerebbe spenderci delle ore. Qui invece si nominano GTA V(gran gioco per carità ma nulla di nuovo sotto il sole) AC Unity e in modo completamente casuale The Last Of Us visto che degli Zombi non dovrebbe interessare a nessuno quando si parla di quel gioco.
    P.S. scusate lo sproloquio anche un tantino Off-Topic, e per ritornare in tema dico che sinceramente non capisco perché mettere a paragone questi 2 media, visto che i videogiochi hanno da spartire più con il cinema e l'animazione ( o al massimo col fumetto), che con la letteratura, senza nulla togliere a nessuno per carità

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  13. Inizio col dire che i videogiochi non sono meglio dei libri, ma nemmeno i libri sono meglio dei videogiochi. Sono due cose totalmente diverse e paragonarle è ridicolo. Tanto per i libri quanto per i viddogiochi, come hai detto tu, c'è chi si cerca la roba migliore e chi si accontenta dei titoli più commerciali e famosi, quindi quella parte che confronta i due tipi di pubbblico è ridicola (poteva avere un senso fino all'epoca SNES/Mega Drive, da quando è arrivata Sony che ha ficcato una Playstation in mano a cani e porci le cose stanno come ho detto prima).

    Per finire però, c'è una cosa che mi fa incavolare alla grande: per sottolineare il valore del medium videogioco, quell'articolo fa riferimento alla storia, all'ambientazione... ma NO, se quelli sono gli elementi per cui un videogioco sarebbe valido, allora i videogiochi sono peggio dei film. Un gioco ha valore in quanto gioco, per come è il suo gameplay, il suo aspetto ludico, che poi può essere ben condito da un bello stile grafico, da ambientazioni suggestive o da una bella colonna sonora, e la storia è la cosa meno importante in assoluto. Non a caso tu hai citato Journey, che usa in modo particolare l'interazione concessa dal videogioco, e propone un'ambientazione suggestiva, ma di storia non ha neanche un accenno. Ed è mille volte meglio di qualsiasi Assassin's Creed.

    I videogiochi vanno rinconosciuti in quanto videogiochi, altrimenti è una presa in giro.

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    1. l'arte del videogioco è il gameplay, il resto è arte che si trova anche altrove ;)

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    2. Esattamente, e aggiungo una cosa: il Buta ha preso, come esempio di opera d'arte, la saga di Metal Gear, e per carità, la adoro. Ma perché la storia è accompagnata da un ottimo gameplay, altrimenti sarebbe un gioco malriuscito. Detto questo, per me un gioco considerarle arte può essere anche Super Mario 64, o Donkey Kong Country ;)

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  14. all'articolo di Parente si puo' rispondere con un solo, grosso, fragoroso: MUHA HA HA!

    la banalita' scritta...togli la parola videogioco (e AC o GTA) e mettici qualsiasi altra cosa...e il tono non cambia!

    come ribadisci gia' tu...arrogarsi il diritto di etichettare il videogioco meglio di un libro e' come dire che un dolce e' meglio di un piatto di pasta!

    come succede sempre...la nostra societa' (per quale motivo non si sa) deve dividere tutto...creare competizione...anche dove non ha senso di essere, come in questo caso (ed in generale, in tutto cio' che enterteinment)...

    tral'altro...bisognerebbe far leggere questo articolo ai manager di Ubisoft...che...poveri "coxxxxxi"...da Assassin's Creed hanno creato* una serie di libri...e li vendono pure...tralaltro GUADAGNANDOCI!!!

    STOLTIIIIII

    Il crossover tra videogiochi, libri e film...dove andremo mai a finire!!!


    :D

    *metto questa nota perche', ammetto, non so se e' il videogioco ad aver ispirato i libri o viceversa! e non volendo essere crocefisso in salamensa, preferisco ammettere l'ignoranza :D

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  15. La verità è che il videogioco è intrattenimento passivo che non richiede particolari sforzi espressivi o astrattivi (ti vengono forniti direttamente sullo schermo), mentre nel libro hai solo parole. Vuote parole che nella mente del lettore vengono elaborate in modo più complesso sotto forma di immagini sensitive e ciò richiede ovviamente maggior sforzo mentale.
    Siamo troppo pigri e basta (che poi per carità ci sta svagarsi sui videogiochi ogni tanto, rilassano).

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