In tempi come questi in cui il cinema italiano viene acclamato soprattutto per performance quali quella de "I soliti idioti" (specchio deformante della nostra socieà, secondo alcuni critici), A.C.A.B. di Stefano Sollima è un gran bel pugno nello stomaco.
Un pugno nello stomaco di quelli veri. Di quelli che fanno male. Di quelli che ti svegliano da un certo tipo di torpore.
Perchè, quando termina la visione in sala del film, sai che quello che hai visto è vero.
E la verità, si sa, fa male.
E di fatti, la sala era quasi vuota. Questo perchè il pubblico nostrano preferisce andare a vedere "Benvenuti al Nord".
D'altronde, la manfrina in questi casi è sempre la stessa: in tempi di crisi, la gente preferisce ridere, piuttosto che affrontare la realtà. E questo perchè la realtà, nel bene o nel male, la gente l'affronta tutti i giorni.
Stefano Sollima ci aveva abituati bene con Romanzo Criminale.
Che fosse la miglior serie italiana mai prodotta e girata, era fuori di dubbio (tanto che i diritti se li sono comprati pure gli americani). Insomma, Sollima lo si aspettava alla prova del nove: il cinema.
E la prova è stata abbondantemente superata.
E' un film in chiaro/scuro, questo A.C.A.B. Offre allo spettatore un punto di vista ben preciso su quello che è a tutti gli effetti "un mondo".
I poliziotti, anzi, i "cellerini" sono bastardi. Ma il termine è riduttivo.
"Complessi" sarebbe probabilmente quello adatto.
Troppo facile infatti intrappolare uno come Cobra (interpretato da un Pierfrancesco Favino in uno stato di grazia) nel clichè del poliziotto duro&puro del reparto mobile, con determinate ideologie e simpatie xenofobe e pseudofascistoide, tutto dedito alla causa, ai fratelli del suo reparto, all'idea e al vincolo di sangue che lega un "cellerino" all'altro.
Troppo facile, perchè ci sono anche i vari Mazinga e Negro, persone tutto sommato "normali", con i loro guai, le loro storie, le loro famiglie.
E poi c'è Adriano, giovane borgataro, entrato nel reparto mobile perchè pagano di più. E perchè voleva un lavoro onesto.
Ed è questo il cuore del film.
Fare il poliziotto è un lavoro onesto.
Non sempre, però, a quanto pare.
Perchè in ogni strato della società, in ogni strato della politica, in ogni lavoro e in ogni ambito, c'è sempre chi abusa del suo potere in nome di un "ideale" superiore, prevaricando quello che è il senso di Stato e di Giustizia.
E i cellerini del film, sia quando agiscono in nome dello Stato, sia quando agiscono per risolvere questioni personali, essendo "bastardi" finiscono spesso e volentieri per abusare del proprio potere. Ma per ogni poliziotto Cobra, che ha un suo proprio senso di Giustizia e di Stato, un senso che lo porta a commettere, per vendicare un "sopruso", atti di "macelleria messicana" (non importa che sia la violenza esercitata nei confronti dei manifestanti accampati all'interno della scuola Diaz a Genova, o un gruppo di pischelli fascistoidi), ci sarà sempre un poliziotto Adriano, che anteporrà Stato e Giustizia a tutto, a dare un po' di speranza a noi e al nostro Paese.
Anche a costo di perdere ciò che gli piaceva fare.
Anche a costo di essere insultato e odiato.
Anche a costo di tradire i propri "fratelli".
Anche a costo di rinnegare tutto ciò che ha imparato.
Il film di Sollima però non è moralista, e non offre risposte. Anzi, solleva ulteriori domande e questioni. Come detto prima, mostra solo quelle che sono le dinamiche di un mondo.
Capolavoro.
Da vedere e rivedere.
Un pugno nello stomaco di quelli veri. Di quelli che fanno male. Di quelli che ti svegliano da un certo tipo di torpore.
Perchè, quando termina la visione in sala del film, sai che quello che hai visto è vero.
E la verità, si sa, fa male.
E di fatti, la sala era quasi vuota. Questo perchè il pubblico nostrano preferisce andare a vedere "Benvenuti al Nord".
D'altronde, la manfrina in questi casi è sempre la stessa: in tempi di crisi, la gente preferisce ridere, piuttosto che affrontare la realtà. E questo perchè la realtà, nel bene o nel male, la gente l'affronta tutti i giorni.
Stefano Sollima ci aveva abituati bene con Romanzo Criminale.
Che fosse la miglior serie italiana mai prodotta e girata, era fuori di dubbio (tanto che i diritti se li sono comprati pure gli americani). Insomma, Sollima lo si aspettava alla prova del nove: il cinema.
E la prova è stata abbondantemente superata.
E' un film in chiaro/scuro, questo A.C.A.B. Offre allo spettatore un punto di vista ben preciso su quello che è a tutti gli effetti "un mondo".
I poliziotti, anzi, i "cellerini" sono bastardi. Ma il termine è riduttivo.
"Complessi" sarebbe probabilmente quello adatto.
Troppo facile infatti intrappolare uno come Cobra (interpretato da un Pierfrancesco Favino in uno stato di grazia) nel clichè del poliziotto duro&puro del reparto mobile, con determinate ideologie e simpatie xenofobe e pseudofascistoide, tutto dedito alla causa, ai fratelli del suo reparto, all'idea e al vincolo di sangue che lega un "cellerino" all'altro.
Troppo facile, perchè ci sono anche i vari Mazinga e Negro, persone tutto sommato "normali", con i loro guai, le loro storie, le loro famiglie.
E poi c'è Adriano, giovane borgataro, entrato nel reparto mobile perchè pagano di più. E perchè voleva un lavoro onesto.
Ed è questo il cuore del film.
Fare il poliziotto è un lavoro onesto.
Non sempre, però, a quanto pare.
Perchè in ogni strato della società, in ogni strato della politica, in ogni lavoro e in ogni ambito, c'è sempre chi abusa del suo potere in nome di un "ideale" superiore, prevaricando quello che è il senso di Stato e di Giustizia.
E i cellerini del film, sia quando agiscono in nome dello Stato, sia quando agiscono per risolvere questioni personali, essendo "bastardi" finiscono spesso e volentieri per abusare del proprio potere. Ma per ogni poliziotto Cobra, che ha un suo proprio senso di Giustizia e di Stato, un senso che lo porta a commettere, per vendicare un "sopruso", atti di "macelleria messicana" (non importa che sia la violenza esercitata nei confronti dei manifestanti accampati all'interno della scuola Diaz a Genova, o un gruppo di pischelli fascistoidi), ci sarà sempre un poliziotto Adriano, che anteporrà Stato e Giustizia a tutto, a dare un po' di speranza a noi e al nostro Paese.
Anche a costo di perdere ciò che gli piaceva fare.
Anche a costo di essere insultato e odiato.
Anche a costo di tradire i propri "fratelli".
Anche a costo di rinnegare tutto ciò che ha imparato.
Il film di Sollima però non è moralista, e non offre risposte. Anzi, solleva ulteriori domande e questioni. Come detto prima, mostra solo quelle che sono le dinamiche di un mondo.
Capolavoro.
Da vedere e rivedere.
Non vedo l'ora di gustarmelo in sala. Non è il mio genere, ma da studioso di cinema non posso che esultare quando nel nostro paese esce una pellicola che non sia la classica commediola-drammino superficiale alla volemossebbene. Un pugno nello stomaco ci vuole ogni tanto.
RispondiEliminaCaro sommo, mi sa che me lo vado proprio a vedere!!!
RispondiEliminaNon vedo l'ora di vederlo.
RispondiEliminaVidi l'intervista di Pierfrancesco Favino alle Invasioni Barbariche, quello che disse mi colpì molto, anche sul modo che la gente ha percepito questo film.
Pellicola Notevole. Visto ieri... mi ha fatto venire i brividi. Ciò dimostra che qui in Italia non si è dimenticato completamente come si fanno i film seri, e in maniera superba!
RispondiElimina@Giobblin: poi mi fai sapere. Se ti fa schifo, puoi anche insultarmi pesantemente. :D
RispondiElimina@Sanji;: daje! XD
@Domenico: magari sarò di parte, ma Favino come attore mi piace un sacco.
@Glauco: infatti. Per fortuna che ogni tanto esce fuori un "Sollima" che confeziona roba del genere.
Mi trovo abbastanza in sintonia con questa analisi del film tranne che per un punto. Forse perché vivo a Roma, ma la sala del cinema era completamente piena, anche la prima fila, e così anche quelle degli altri orari.
RispondiEliminaPurtroppo qua a Napoli, cinema al centro-città, la sala era semivuota. Oltre a me e alla mia ragazza, c'era una coppia anziana, due signore e un tipo. Fine.
RispondiEliminaÈ il prossimo nella lista.
RispondiEliminaSono contento di leggere una buona recensione, perché qualcuno mi aveva instillato il dubbio che – non trattandosi di una produzione indipendente – fosse una sorta di film di propaganda per le forze dell'ordine, pur se abilmente camuffato da prodotto autoriale (e Sollima, dopo Romanzo Criminale, è uno che seguo con grande attenzione).
@CyberLuke: sono del tuo stesso avviso. Sollima è da tenere d'occhio.
RispondiEliminaLo avrei visto volentieri ma alla fine in compagnia si è deciso per J. Edgar.
RispondiEliminaE non ne è valsa la pena.
Ho sentito più commenti negativi che positivi sul film di Eastwood. A me J. Edgar non è dispiaciuto, alla fine. :)
RispondiEliminaE tra un pò dovrebbe uscire "Diaz"....
RispondiEliminaGià sono al cinema. :)
EliminaSi è assolutamente da vedere. Caro Angelo, ti faccio davvero i miei complimenti per il blog, dimostri un'intelligenza rara per un ragazzo della tua età. Se ci fossero un pò più ragazzi come te sarebbe un mondo migliore. Te lo dice uno di 36 anni che guarda e legge One Piece...(sono poco attendibile eh!?). Un saluto, cerca di non cambiare mai e anzi di evolvere sempre in questa direzione.
RispondiEliminaFinalmente l'ho visto anche io, e al cinema... a quanto pare è piaciuto così tanto che dopo un po' hanno deciso di riproiettarlo, dopo sei mesi (mentre Benvenuti al Nord che tu citi (chi? :D) non se lo ricorda più nessuno :D). Anyway, film fantastico, mostra la violenza più cruda e in qualche modo è spaventoso... e poi forse non hai colto, ma non solo i poliziotti sono "bastardi"... la parte del cattivo nel film la fanno quelli del movimento skinhead, quindi secondo questo film cerca anche di far comprendere il mondo skinhead/hooligan a chi non lo conosce...
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