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Il giorno prima della felicità

Il napoletano è fatto apposta, dici una cosa e ti credono. In italiano c’è il dubbio: ho capito bene? L’italiano va bene per scrivere, dove non serve la voce, ma per raccontare un fatto ci vuole la lingua nostra che incolla bene la storia e la fa vedere. Il napoletano è romanzesco, fa spalancare le orecchie e pure gli occhi.

Non avevo mai letto nulla di Erri De Luca. L'avevo sempre e solo sentito parlare in televisione o per radio, e mi aveva sempre colpito la pacatezza e la precisione con cui parla e sceglie le parole.

Il giorno prima della felicità è un buonissimo racconto lungo, uno spaccato di vita diretto, dove il protagonista affronta il passaggio dall'adolescenza all'età adulta, "impara la vita" da un vero e proprio filosofo metropolitano (tale Don Gaetano, di professione portiere condominiale) e (ri)scopre l'amore.

Sarebbe molto bello se questo racconto (che racconta di racconti al cui interno vengono raccontati ulteriori racconti) divenisse un monologo teatrale recitato in napoletano, proprio perchè Il napoletano è fatto apposta, [...] è romanzesco, fa spalancare le orecchie e pure gli occhi.

Più di tutte però mi hanno impressionato le pagine in cui De Luca, attraverso le parole di Don Gaetano, rivive le Quattro Giornate di Napoli.

Sono poche pagine intense, crude, vere.
Nel leggerle, sembrava di ascoltare mia nonna e i suoi fratelli quando raccontano di quei terribili giorni. Anche loro, quand'erano bambini, con le magliette lacerate, i pantaloni corti e i piedi scalzi, correvano su e giù per i vicoli di Napoli aiutando i grandi ad alzare le barricate per fermare i carri armati dei tedeschi.

Vi incollo una piccola parte, che spero leggerete.
Ne vale la pena.
Poichè è importante ricordare certe cose del nostro (recente) passato.

I carri armati tedeschi riuscirono a passare lo sbarramento di via Foria, scesero a piazza Dante e si avviarono per via Roma. Là sono stati fermati. Giuseppe Capano, di anni 15, si è infilato sotto i cingoli di un carro armato, ha disinnescato una bomba a mano ed è riuscito da dietro prima dell’esplosione. Assunta Amitrano, anni 47, dal quarto piano ha tirato una lastra di marmo presa da un comò e ha scassato la mitragliatrice del carro armato. Luigi Mottola, 51 anni, operaio delle fogne, ha fatto saltare una bombola di gas spuntando da un tombino sotto la pancia di un carro armato. Uno studente di conservatorio, Ruggero Semeraro, anni 17, aprì il balcone e attaccò a suonare al pianoforte La Marsigliese, quella musica che fa venire ancora più coraggio. Il prete Antonio La Spina, anni 67, sulla barricata davanti al banco di Napoli gridava il salmo 94, quello delle vendette. Il barbiere Santo Scapece, anni 37, tirò un catino di schiuma di sapone sul finestrino di guida di un carro armato che andò a sbattere contro la saracinesca di un fioraio. La mira dei nostri cittadini era diventata infallibile nel giro di tre giorni. Le bottiglie incendiarie facevano il guasto ai carri armati, li accecavano di fiamme. Ero diventato esperto nel farle, ci mettevo dentro qualche scaglia di sapone per fare attaccare meglio il fuoco. Il diesel ce lo avevano dato i pescatori di Mergellina, che non potevano uscire per mare a causa del blocco del golfo e delle mine.
Sei persone in mezzo a una folla pronta inventavano la mossa giusta per inguaiare un reparto corazzato del più potente esercito che da solo aveva conquistato mezza Europa. Non era la prima volta che sei persone riuscivano nell’impresa. Già nel 1799 le armate francesi, le più forti del tempo, erano state fermate all’ingresso della città da un’insurrezione di popolo, dopo che si era sciolto l’esercito borbonico. Sei persone dotate di nome, cognome, età, mestiere, fermavano la riconquista tedesca della città.
Sei persone tirate a sorte dalla necessità risolvono la situazione mentre intorno gli altri fanno tante mosse generose ma imprecise. Quando spuntano sei persone, tutte in una volta, allora si vince.

3 commenti:

  1. Sì, Angelo, concordo sul dialetto Napoletano. Alcuni amici mi hannno raccontato cose straordinario che soltando in dialetto si comprendono appieno.
    Probabilmente a teatro questo brano come tu dici farebbe faville:-)

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  2. Sì, difatti mentre leggevo provavo a immaginare proprio l'eventuale pièce teatrale.

    Niente male De Luca.

    Appena riesco, proverò a recuperare qualche altro suo scritto...

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  3. Non ho mai letto nulla di suo, ma è una mancanza a cui vorrei rimediare presto... questo tuo commento rinforza il mio pensiero.

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