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YouTube è un lavoro (vero)(?)

Partiamo da un fumetto, ok?
Un lavoro vero, di Alberto Madrigal. Che è uno dei miei preferiti in assoluto – dove per assoluto intendo un piazzamento nella mia personale top 10 #totaletombale mista tra manga, comics, fumetti, bande dessinèee, graphic novels -.
Un lavoro vero è la storia di questo giovanotto che coltiva il sogno di fare un fumetto, presentarlo ad Angouleme e pubblicarlo. Solo che quando dice ad amici e familiari che fa fumetti, il giovanotto si sente dire che forse – forse – è meglio se si cerca un lavoro vero. Perché fare fumetti – quindi provare a campare con la propria passione - non equivale a lavorare.
Immagino che molti di voi la pensano così.
Vero?


Ora c’è questa storia che YouTube sta chiudendo i rubinetti della monetizzazione, perché la maggior parte delle grandi aziende ha deciso che non vuole essere associata a YouTube (o a determinati youtuber).
Il motivo? È sconveniente.
Il perché è sconveniente? Probabilmente le grandi aziende hanno scoperto (in colpevole ritardo, aggiungerei) che, al netto dei grandi numeri, c’è qualcosa di più.
La reputazione.
Perché magari è vero che “Tizio X” fa 6 miliardi di views con un suo video raggiungendo un pubblico vastissimo, ma se i suoi video hanno titoli clickbait e i contenuti che propone sono sconvenienti, forse l’azienda sponsorizzata nel video col titolo clickbait (e col contenuto sconveniente) non ci fa proprio una bella figura.


E poi, diciamolo: “è il mercato, baby!”
Vuoi fare l’imprenditore di te stesso? Ti assumi anche il rischio d’impresa mettendo in conto uno scenario del genere sin da subito.

Com’è stata accolta, però, questa notizia? Come hanno reagito le persone che fruiscono gratuitamente di YouTube tutti i giorni, ascoltando musica, vedendo filmati, divertendosi col video dello youtuber “Sempronio” al fatto che buona parte dei loro canali preferiti non guadagneranno più un euro?
Come un grido liberatorio.

“Era ora!”
“Finalmente!”
“Adesso si cercheranno un lavoro vero!”
“Andate a lavorare, barboni!”


Non faccio gli stamp di altri commenti. Tanto sono sicuro che, almeno una volta nella vostra vita, vi sarete sicuramente imbattuti in una discussione del genere.
I miei amyketty del blocco C della blogosfera, Germano e Davide, hanno dato una loro risposta al perché, dei giovanotti cresciuti a pane e social, dovrebbero essere contenti se coloro che li fanno divertire non guadagnano più nulla.

Sorvoliamo pure sul discorso base riguardante lo squallore di un certo modo di pensare – anche perché ci feci qualche tempo fa un video.



Tuttavia la domanda che mi pongo io è uguale a quella di Davide e Germano, anche se le risposte che mi do – avendo a che fare tutti i giorni con un pubblico internettiano molto variegato*, che va dal 15enne al 60enne -, sono profondamente diverse.

C’è una scollatura sconvolgente tra chi propone contenuti, e chi quei contenuti li fruisce. Chi li fruisce, spesso, pensa che il creatore di contenuti sia un nababbo pieno di soldi, che campa grazie ai video su YouTube, permettendosi il lusso di “non lavorare”.
Perché dai, checcazzocivuole a dire 4 cazzate davanti una telecamera e fare un montaggio (quantomeno) come si deve?

Allora entra in gioco l’effetto “emulazione”.
“Lo faccio pure io, lo youtuber!”
Se il tizio vuole dare una parvenza di qualità ai suoi video, pirata compra un programma di videoediting, apre un canale e inizia a “lavorare”.


Solo che il tizio, quando carica i suoi primi video, si accorge di due cose:
1)- se vuole fare un video montato bene con “la parvenza di qualità”, se gli va di culo, 1 minuto di video equivale a 1 ora di montato;
2)- non se lo incula nessuno.
Quindi, dopo 10 video, vedendo che si è fatto il culo – ma non ha raggiunto alcun risultato “concreto” (dove per concreto si intende “Raggiungere i 6 miliardi di iscritti col video: 6 ragioni per cui il culo è meglio delle zinne”), molla.
E passa dall’altra parte della barricata.

Fare video è una stronzata, meglio un lavoro vero, chi fa video di professione ha culo, la meritocrazia non esiste.
Eccetera.
Eccetera.
Eccetera.


La questione infatti è leggerissimamente più complessa.
Al netto di pochissime eccezioni, tutti quelli che hanno numeri altissimi su YouTube hanno iniziato a fare video diversi anni fa.
Persino gli YouTuber più odiati e vilipesi, o quelli accusati di portare “il nulla”, lavorano durissimo.
Perché volendo puntare il dito contro la categoria dei gamers, non so voi, ma io a giocare il gioco X, commentarlo in maniera logica senza impappinarmi, montare un video qualitativamente decente e iniziare da capo, per fare 3-4 video al giorno, proprio non sarei capace.
Non saprei da dove cominciare.
Non saprei come approcciarmi al “modus operandi”.
E, in tutta onestà, credo che mi romperei anche le palle**.


Solo quelli con un numero iperbolico di views campano con YouTube. Senza contare che, fondamentalmente, YouTube è una vetrina che ti permette di entrare in contatto con altre realtà lavorative. Che sono quelle, poi, che ti permettono di “campare”, se sei bravo.
Trasformando YouTube in un lavoro vero.

Questo lo sanno (più o meno) tutti.
Solo che, nel 2017, fa ancora strano che roda il culo a tanti se qualcuno riesce a campare con la sua “passione”. Un lavoro vero è solo prerogativa di quelli che si alzano alle 5 del mattino e rientrano a casa alle 7 di sera con la schiena rotta.
Giusto?

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*Sebbene i miei dati di YouTube e Facebook indicano che il 60% del mio pubblico è situato nella fascia 25/35 anni, quindi, rispetto a tanti, ho un pubblico adulto composto prevalentemente da miei “coetanei” (sorry, guys: SIAMO VECCHI).

**Poi ok, qui è dove potrei dire che credo di essere rimasto l’unico coglione sulla faccia della terra a fare video da anni senza monetizzare. Perché sì, io da YouTube non c’ho mai guadagnato un euro. E poichè i miei guadagni online derivano unicamente dai miei (schifosissimi e bruttissimi) libri, ho la presunzione di pensare che magari (magari) se realizzo un video (tutto sommato) buono, (magari, chissà, speriamo) chi lo guarda può pensare: "Però, interessante. Magari i libri di questo coglione sono altrettanto buoni. Proviamo!"

12 commenti:

  1. Penso che la logica dietro il pensiero di questi "haters" sia sempre la stessa: io so di essere bravo ma se non ho successo non è colpa mia, e se tu ce l'hai non è solo per merito tuo quindi non lo meriti.

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  2. Assolutamente d'accordo, c'è necessità di stabilire dei limiti minimi per far partire la partnership, però nel momento in cui viene demonetizzato un video solo perché parla di attualità (quindi politica, eventi di cronaca e quant'altro) be, vuol dire che qui non stiamo parlando di persone, ma di semplici tag e dati. Che poi le aziende si lamentano di YouTube, un canale che permette di ricondurre al meglio le pubblicità verso i più probabili clienti, invece che da una TV o radio dove la pubblicità non saprai mai perfettamente che effetto faccia, be, questo è un altro paio di maniche. chi dice di cercare un vero lavoro è, invece, semplicemente ignorante

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    1. Ne parlavamo anche su Facebook, sul mio gruppo.
      Credo fondamentalmente che YT in questi anni sia stata una sorta di "Bolla economica".

      Le aziende, invece di controllare i contenuti, ha preferito fidarsi dei numeri. Per cui non importa se tizio X fa video coi controcazzi e con cognizione di causa mentre Z fa video di merda ma fa 1 miliardo di views e 10 miliardi di iscritti. Quello con miliardi di views è ok.

      Poi si sono accorte che forse quello che fa i miliardi di views piazza il prodotto in un video che col prodotto non c'entra nulla - o che è motivo di imbarazzo - e quindi hanno deciso che non ne vale la pena.

      Di chi è la colpa? Del creatore di contenuti che si è venduto come influencer a causa dei numeri altissimi (continuando a proporre roba risibile perchè ha visto che "vendeva") o delle aziende che non hanno esercitato un controllo preventivo?

      Secondo me la colpa è metà e metà.

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  3. Un lavoro non è solo fatica, un lavoro è anche e soprattutto servizio. Posso fare un video dove spiego in modo comprensibile per filo e per segno per cosa si vota ad un referendum, fatto con la telecamera del telefono senza montaggio. Avrei condiviso una parte specifica e in quel momento utile della mia conoscenza ottenuta in anni di studio, magari per passione. Non sarebbe un po' il lavoro di un insegnante? Certo, l'insegnante ha ufficialmente molti altri doveri per i quali è pagato, ma non mi sembra ingiusto pagare, magari meno, chi offre un servizio simile seppur in modalità e tempistiche diverse, cose che può imporsi per legittimare i guadagni (avvicinandosi dunque ad un lavoro "vero").
    Per quanto riguarda gameplay ecc, non saranno i contenuti migliori della piattaforma ma evidentemente ad alcuni piacciono, è intrattenimento come quello offerto da altri che intrattengono per lavoro "vero"; oppure per quella gente anche l'attore e il direttore della fotografia che gli hanno permesso di vedere l'ultimo cinepanettone non andrebbero pagati?. Un servizio a un consumatore.
    ...che poi quanto guadagnerà uno youtuber? 30€ al giorno come gli immigrati?

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    1. Tutto giustissimo.
      E secondo me gli immigrati guadagnano di più degli youtubers. E stanno pure negli alberghi.
      Col wi-fi.
      A mangiare pasta al tonno.
      :3

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  4. Personalmente, avendo fatto un corso semi(moltopoco)professionale di montaggio, sono consapevole di cosa ci sia dietro ad un singolo video come ore e fatica quindi prima di tutto considero lavoro a tempo pieno quello di chi sforna un video al giorno e capisco quanto lo sia comunque (un lavoro) per chi ne fa uno a settimana e simili; il problema, come sempre, è avere chiari i termini e dialogare sugli stessi: come hai scritto è evidente che lavoro non sia solo andare in cantiere alle 5:00 e rirntrare a casa alle 19:00 ma per motivi soprattutto di cultura (come sei stato educato? Ti è stato detto che senza fatica fisica non c'è lavoro? e via discorrendo), ma alle volte anche di invidia ci ai riduce ad una visione limitatissima della realtà.
    Tutto qui. Ci vorrebbero, ma lo sai benissimo, delle campagne di sensibilizzazione (scusate la struttura errata ma mi serve per l'enfasi xD) per permettere di capire come anche un'attività piacevole o che viene fatta con passione prima che per utilità possa essere un lavoro. Non dimentichiamoci che siamo sempre quel paese (anche se non solo noi) in cui quelle 10 persone ogni 100 a cui non piace il calcio ogni due minuti ti raccontano come sia assurdo che "22 tizi vengano pagati cifre folli per correre dietro ad un pallone" che è una questione più ampia ma non lontana da quella discussa fin ore.
    Ok, wall of text finito.

    PS: sono davvero sotto età media del tuo pubblico? incredibile.

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    1. Diciamo che fa pensare comunque che gente che mastica youtube dalla mattina alla sera si lamenti di quelli che fanno youtube perchè ci guadagnano. :)

      Sull'età media: le percentuali sono quelle. Nella fascia 18-25 il mio pubblico è del 25%. il rimanente 15 è tra i 14-18 e i 40-finoallamorte. XD

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  5. Se di alcuni video si può criticare il contenuto,allo stesso tempo non si può fare a meno di notare che il montaggio sia il più delle volte ben eseguito. Montaggio che-come hai detto nell'articolo-richiede discrete abilità e soprattutto TEMPO.
    Non sono contro chi guadagna con la propria passione-a meno che quella passione non sia moralmente ed eticamente una "cacata"-e chi spara a zero su quelle persone da l'idea di essere un frustrato o un "brontolone".
    Ben venga fare della propria passione un lavoro,sono pochissimi quelli che ci riescono ma se fanno bene il loro lavoro possono regalare un genuino e ben accetto svago ai "comuni mortali" che ne usufruiscono.
    Bella sommo(alias il grandissimo MoneyGrabber dei saggi su e-book ; ) )

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    1. Quando qualcuno tira fuori la frase populista dello "YouTube merda, i contenuti non esistono", tiro fuori, come esempio, il video di Diprè, quello con la Tommasi dove sniffano coca (nel mio privè). Che dal punto di vista del montaggio è una cosa allucinante, che richiede un lavoro ENORME.

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  6. Io magari 1 € lo pagherei pure, per te.
    Ma seguo si e no 25-30 youtubers, significa che, nel caso tutti monetizzassero i loro video, dovrei pagare 20-30 € per vedere dei cideo o leggere degli altricoli molto interessanti, si, ma di cui potremo sempre fare a meno.
    Non voglio sminuire il tuo lavoro, credi davvero che se una persona sia brava a fare qualcosa debba farsi pagare per farla.
    Il discorso cambia quando pensi che c'è gente, che a discapito della qualita che metti tu, lo fa comunque gratis.
    Quella nel campo dei blogger e di youtube è una concorrenza sleale.
    Apprezzo invece di piu le pubblicita.
    A me, per esempio, non frega un cazzo se si mettono pubblicita velate ( o esplicite) di probotti di societa che ti pagano.
    Non mi importa se recensisci un prodotti ( che effettivamento però ti piaccia e che venga spiegato bene l'utilizzo) e vieni pagato per questo.
    Me li guardo pure le pubblicità a inizio video o a meta se questo mi da la possibilita di continuare a guardarti, no?
    Si, non è un problema, come non lo è l' 1€ per te, ma i 20-30€?
    Beh se permetti un po lo sono

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    1. Perdonate gli errori ma scrivere ba una mini tastiera del cellulare nob mi riesce molto bene

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