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Come uscire vivi dal Municipio di Napoli (una storia vera)

Quella che state per leggere è una storia vera.
Una storia avventurosa al limite delle possibilità e capacità umane.
Una storia dove l’Uomo è spinto a dare il massimo per raggiungere un obiettivo ben preciso.
Una storia dove l’Uomo si fa eroe per il bene del prossimo e dell’Umanità.
Una storia che vede protagonisti due giovani uomini, alla ricerca di una stanza segreta apparentemente irraggiungibile.
Un percorso impervio.
Un cammino irto di ostacoli insormontabili.
Un segreto oscuro, custodito da una setta addestrata alla sottile arte degli enigmi.
E scale.
Tante (troppe scale).
Riusciranno i nostri eroi a trovare la stanza segreta, risolvere gli enigmi, svelare il mistero, e uscire vivi dal Municipio di Napoli?


Giovedì mattina, con il fido Daniele, siamo andati a Palazzo San Giacomo, sede centrale del Municipio del Comune di Napoli. Si tratta di un palazzone gigantesco, in stile neoclassico, situato a pochi passi dal Maschio Angioino. Poiché sarà il fido Daniele a celebrare il mio matrimonio, avevamo bisogno di una delega per lui, così da permettergli di officiare la cerimonia e investirlo momentaneamente del potere secolare che gli consente di imporre le mani su me e la mia fidanzata e trasformarci in una copia 2.0 dei Roses.

Così, giovedì, varchiamo il portone d’ingresso di palazzo San Giacomo, presidiato dal terrore di tutti i centauri: La Municipale. Un uomo basso, tozzo, vestito di bianco e di nero – probabilmente il capo della Municipale -, ci guarda storto senza rivolgerci una parola.
È il suo sontuoso benvenuto.
«Daniè, ma dove dobbiamo andare?», domando al mio fido compagno di sventura.
«Angiolè, ma che ne so…», risponde lui, guardandosi attorno.
Ci troviamo in uno spiazzo, che si dirama in varie direzioni, ognuna delle quali si perde lontano, nell’oscurità.
«Forse», suggerisce Daniele, «Potremmo provare a chiedere alla Segretaria che sta a guardia degli Atti Comunali. In genere sa sempre tutto.»
Annuisco. «Andiamo.»


La Segretaria che sta a guardia degli Atti Comunali è seduta in uno stanzino, al sicuro dietro un vetro protettivo. Il suo volto è la sintesi di tutte le segretarie del mondo, e il suo ghigno storto è il simbolo della vittoria assoluta di chi ha rimbalzato poveri cristi per una vita intera, spedendoli ad altri uffici amministrativi per il semplice gusto di farlo.
Lei è la Via, la Verità e la Vita di Palazzo San Giacomo.
Tutto l’Universo del Municipio scorre attraverso di lei.
Perché lei ha il potere.
Anzi: È il Potere.
A capo chino, con il massimo rispetto e un filo di voce, intoniamo la nostra supplica.
«Mi scusi, Signora», domando, «Il 29 aprile mi sposo, e vorrei che il mio amico officiasse alla cerimonia. Quindi avrei bisogno di una delega per lui. Dove dobbiamo andare?»
La Segretaria che sta a guardia degli Atti Comunali stringe gli occhi, che diventano due fessure. Ci fissa col suo sguardo millenario che ha già deciso in quale ufficio verranno indirizzate le nostre colpe e i nostri affanni.
Poi alza dalla sedia, esce dallo stanzino e ci viene incontro.
Le sue labbra si increspano in una risata sinistra. «Dovete andare dal dottor Mozzi*. Quarto piano. Prendete l’ascensore in cortile. Statev’ bbuon’.»


Facciamo come ci viene detto. Prendiamo l’ascensore. E non appena entriamo, ci rendiamo subito conto che c’è qualcosa di sbagliato: l’ascensore arriva solo al Terzo Piano.
«Era tutto troppo semplice», constata Daniele.
«Vero», dico io. «Ma cosa possiamo fare? Saliamo al Terzo Piano, e poi vediamo.»
Daniele annuisce.
Saliamo.

Quando le porte dell’ascensore si aprono, ci troviamo in una stanza quadrata. Su ogni lato della stanza c’è un’apertura, che dà su corridoi lunghissimi, sui quali si aprono innumerevoli porte. Io e Daniele ci guardiamo sconfortati. Poi il nostro occhio cade su una nicchia, quasi nascosta, dove si intravedono delle scale.
«Forse se saliamo arriviamo al Quarto Piano!», esulto.
Daniele è titubante. Sospira. «Proviamo.»

Prendiamo le scale. E dopo una salita interminabile, arriviamo al Quarto Piano.
Il corridoio è immerso nella semioscurità. Sui lati, altre porte. Col groppo in gola, bussiamo alla prima porta sulla sinistra.
«Avanti!», ruggisce dall’interno una voce cavernosa.
Io e Daniele ci guardiamo spaventati, e con la mano tremante abbassiamo la serratura e spingiamo lentamente la porta.


Un uomo irsuto, sulla quarantina, è intento a sfumacchiare una sigaretta sotto il cartello “Vietato Fumare”. Ci fissa, senza dire nulla.
Io e Daniele gli raccontiamo la storia della Delega, aggiungendo che la Segretaria che sta a guardia degli Atti Comunali ci ha indirizzato là, al Quarto Piano, alla ricerca del dottor Mozzi.
Il Fumatore continua a fissarci. Poi annuisce. «Dovete andare dall’altra parte. Sull’altro Quarto Piano. Scendete le scale, girate a destra, passate il ballatoio, girate a sinistra, e siete arrivati. Facile.»

Ringraziamo il Fumatore proferendoci in inchini ossequiosi e profondi. Seguiamo alla lettera le sue indicazioni, e ci ritroviamo in un nuovo Quarto Piano. Anche qui, corridoi su cui si affacciano porte che si aprono su altri corridoi lungo i quali si spalancano nuove porte.
È un dannato labirinto, talmente complicato che ci perdiamo.
Ad un certo punto incontriamo un uomo con in mano un gomitolo di lana rossa.
Decidiamo di fermarlo e di chiedergli informazioni. «Ci scusi…»
«Prego.»
«Per caso lei è il dottor Mozzi?»
L’uomo scuote la testa. «Mi spiace, sono il dottor Teseo. Il dottor Mozzi è sull’altro Quarto Piano.»
«Ma come? Un altro Quarto Piano?», domandiamo.
Il dottor Teseo aggrotta la fronte. «Aspettate, che domando un attimo.» Apre una porta, e dall’interno della stanza si sente un muggito. «Scusa se ti disturbo, Mino. Ma Mozzi dove sta?»
Un altro muggito.
Il dottor Teseo sorride. «Ah perfetto! Grazie!» Richiude la porta, torna da noi. «Allora, percorrete il corridoio, girate sulla destra. Vi trovate davanti un altro corridoio, percorretelo tutto. Ad un certo punto, il corridoio si biforca. Voi andate a sinistra fino in fondo, poi girate a destra, di nuovo a destra, salite le scale, girate a sinistra e più o meno Mozzi dovrebbe trovarsi da quelle parti là.»
«Più o meno?», domandiamo noi.
«Più o meno», risponde lui.


Seguiamo di nuovo le indicazioni. Saliamo altre scale. Percorriamo altri corridoi. Ci infiliamo in altre, innumerevoli porte. Dopo 90 minuti, veniamo a sapere che per accedere all’ufficio del dottor Mozzi, dobbiamo scendere al piano terra, sconfiggere i boss presenti sui vari piani, e solo dopo, in caso di vittoria, avere la possibilità di incontrare Mozzi per la Delega.
Insomma, siamo finiti dentro un fottutissimo videogame.

Al piano terra incontriamo il capo della Municipale. È facile sconfiggerlo, ci appelliamo a un “Lei non sa chi sono io!”. E il capo della Municipale, a un mese dalla pensione, fa spallucce e ci fa passare.
Il boss del Primo Piano è la Segretaria che sta a guardia degli Atti Comunali. La sua risata maligna echeggia nei corridoi del Municipio, rimbalzando sulle pareti. Ma riusciamo a capire che il suo Immenso Potere deriva dai timbri ufficiali del comune, così è facile gabbarla e avere la meglio su di lei quando riusciamo a toglierle tutto l’inchiostro disponibile dal suo stanzino.
I boss del Secondo e del Terzo Piano ci vengono incontro in tandem. Sono il dottor Teseo e il dottor Mino, un signore di mezza età che è stato appena lasciato dalla moglie per una storia di corna. Io e Daniele decidiamo quindi di tagliare la testa al toro e affrontare i due di petto. Che se la danno a gambe non appena intuiscono che siamo decisi ad arrivare allo scontro fisico.


Stanchi e provati, ma soddisfatti di aver battuto i boss dei vari Piani, sentiamo una voce provenire dall’alto. È De Magistris in persona. «Bravi ragazzi!», si congratula il Sindaco di Napoli. «Avete combattuto bene, e vi siete distinti per forza d’animo, perseveranza e insistenza. Ecco, quindi, il vostro premio!»
Un fascio di luce illumina il corridoio, suggerendoci la strada.
Lo seguiamo.
Il fascio indica una porta. Sulla targhetta d’ottone è inciso un nome: “Dottor Mozzi”.

Io e Daniele ci guardiamo. Sorridiamo. Ci diamo il cinque. Siamo arrivati.
Bussiamo.
Una voce inquietante, che sembra l’insieme di mille altre voci, tuona e rimbomba dall’interno della stanza: «AVANTI!»

Io e Daniele ci irrigidiamo.
Cosa diavolo ci aspetta dietro la porta?

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*Nome di fantasia

11 commenti:

  1. Sommo non puoi finir l'articolo cosi, troppa suspense XD. Essendo abituato all'efficienza Inglese, queste storie sono più surreali del "dovuto" e non più quotidianità haha

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  2. Partendo dal presupposto che tutto è vero al 100% (per esperienza personale, mi fido), solo io ho immaginato Angelo e Daniele trasformarsi in Asterix & Obelix?
    Complimenti Sommo, ne mancano altre 11!

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    1. Non conoscevo quel pezzo di Asterix (dato che non sono un fan). Ma ieri me lo hanno mandato tutti. Meraviglioso. XD

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  3. Per fortuna io non ho avuto gli stessi problemi quando mi sono sposato. Vivendo in un piccolo comune (tremila persone) anche la sede del municipio è piccola, e l'ufficio principale è uno solo. Per dire, per il matrimonio ho parlato con lo stesso impiegato che mi ha fatto la carta d'identità nuova :D . Del resto, io non smetterò mai di sostenere quanto la vita nei piccoli paesi di campagna sia migliore di quella di città :) .

    In compenso però sconsiglio a chiunque di aprire un locale, ovunque esso sia - si incontrano gli stessi problemi ovunque, penso. Ci vogliono mesi e mesi di carte, cartine, cartacce, di firme e controfirme su miliardi di documenti e centinaia di euro spesi per questioni burocratiche - ossia per il nulla più totale. Ci vogliono nervi davvero d'acciaio: più che altro, non so come ho fatto io a sopravvivere :D .

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    1. Sì, sapevo che per aprire un'attività è un dramma.

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  4. Era più facile prendere il Lasciapassare A38 ! xD

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  5. Sommo non fatico a credere a questa tua avventura :D ...due anni fa prima di sposarmi in Svizzera, luogo in cui vivo, son dovuto andare al comune dove sono nato: PALERMO...e niente non aggiungo altro, più o meno il tuo stesso calvario prima di ottenere i documenti che necessitavo

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  6. Fantastico, cioé tristissima ma assai divertente, mi ricorda troppo questa fantastica scena:
    https://www.youtube.com/watch?v=ih7hCTenAPs

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