Quando esce un prodotto di un qualcuno che conosci (personalmente o virtualmente, poco importa) e con il quale qualche volta hai pure collaboricchiato, ci sarà sempre quello che, nei meandri oscuri dell’internetto, andrà subdolamente a commentare cose del tipo: “Eh ma grazie che quello ci fa la recenZione: è un suo amyketto!”
Oppure: "Eccolo, il markettone! Chissà quanto l'ha pagato!"
O ancora: "E mica può parlarne male!"
Perciò io metto il disclaimer ancor prima di cominciare: conosco Dario Moccia da prima che divenisse “Dario Moccia”, quando ancora non aveva un canale YouTube e commentava i capitoli di OP sulla mia fanpage facebook.
Perciò, può questo fatto essere una discriminante?
Può questo fatto avere influito e influenzato il mio giudizio #totaletombale?
In buona sostanza: com'è questo Agorafobia?
Prima di rispondere, fatemi ribadire di nuovo il concetto: Dario Moccia è un amyketto uanpisoso e fumettoso, di cui sono a mia volta fan e di cui apprezzo tantissimo il lavoro; pertanto, quando ho saputo che aveva co-sceneggiato una storia a fumetti, e che sarebbe stata pubblicata in maniera “canonica”, sono stato felice per lui alla stessa maniera in cui sono felice ogniqualvolta altri amyketti pubblicano o autopubblicano i loro lavori.
E siccome pago moneta sonante per leggerli (sia perché mi fa piacere, sia perché sono solito incoraggiare le produzioni degli amyketti che per me valgono), in fase di lettura sono doppiamente critico.
Amyketto ok, ma poi il "me lettore" esige decisamente la sua parte.
Per dire: tutti sapete che Alessandro Girola è il mio scrittore indie preferito (oltre che amyketto e maestro bloggeroso). Questo mi ha forse impedito di dirgli che “Maciste contro Freud” l’ho trovato un brutto libro, di gran lunga inferiore a tutti quelli della sua produzione?
No.
Anche perché poi ci sono “Maciste contro l’Innominato” e “Maciste contro Thor” che sono due splendidi romanzi, che mi hanno divertito tantissimo e che consiglio a tutti di leggere.
E quindi, amyketto e buono, ho comprato questo Agorafobia, ben sapendo che era di Dario Moccia; e proprio per questo, come faccio con tutti gli altri "amyketty" che producono qualcosa, l’ho letto con il doppio del mio solito senso critico.
E quindi, alla fine della fiera, rispondiamo alla domanda fatale: com’è, questo Agorafobia?
Interessante.
Molto.
Non lo definirei “bello” (nel senso più “ampio” del termine), non lo definirei un “capolavoro”, ma è interessante.
Ci sono alcune storie (che siano racconti, fumetti, film o libri) di cui vorresti saperne di più. E questo “saperne di più” si divide in due tipi: quello che ti lascia l’amaro in bocca, e perché la storia ti ha dato un senso di incompiutezza; e quello che ti dispiace sia finita in fretta, perché la storia ti ha incuriosito e avresti gradito qualche pagina in più.
Agorafobia, per quanto mi riguarda, appartiene a questa seconda categoria. Sono arrivato al finale col fiato (immaginariamente) corto, e quando mi sono accorto che la storia era conclusa ci sono rimasto male, perché mi sarebbe piaciuto leggerne ancora un po’. E quando succede questo, vuol dire che quella che si è appena letto è decisamente un qualcosa di buono.
Quindi sì, Agorafobia mi è piaciuto, come albo.
La storia è piuttosto semplice, quasi “banale”, nonostante rappresenti il dramma di un uomo che, a causa di un incidente, non riesce più a relazionarsi col mondo esterno e alla fine si trova costretto a fare i conti (letteralmente) coi fantasmi del suo passato.
Le tavole di Fubi, molto ruvide e dai tratti molto pesanti, riescono a sottolineare benissimo il disagio, le ansie e le paure del protagonista, che teme la vita e qualsiasi aspetto del mondo che lo circonda. Anche alzarsi dal letto e raggiungere l’accendino per fumarsi una sigaretta, per lui, diventa un’azione in grado di mettere alla prova la sua fragilissima volontà.
Il lato emotivo del protagonista, che grazie alle tavole claustrofobiche di Fubi – in grado di amplificare visivamente i suoi pensieri depressivi – è sicuramente il vero interprete del fumetto, dato che si ha la sensazione di avere di fronte un vero e proprio di flusso di coscienza, che detta i tempi della narrazione e non lascia respiro al lettore.
Tutto rosa e fiori, dunque?
Non proprio.
Se funzionano benissimo i patemi del protagonista, ammetto di aver trovato confusionarie le tavole riguardanti il flashback che "mostra" l'origine dei suoi problemi, così come ho trovato estremamente artificiali e poco convincenti i suoi dialoghi (anzi, monologhi) “ad alta voce” e quelli riguardanti il “litigio finale”.
Mi sono sembrati, personalmente, finti e posticci.
Non mi sono sembrati reali e convincenti, soprattutto se quelle parole le metto in bocca ad una persona disturbata che litiga a voce alta in quella maniera. Mi sono sembrate addirittura “troppo ragionate”. Cosa che ci può stare in una fase di lettura interiore, ma non in quei momenti concitati.
Ma è l’unica critica che mi sento di muovere ai due autori.
E comunque è un parere personale.
Non conoscevo Fubi (al secolo Giovanni Guida) prima di questo Agorafobia, ma sono molto curioso, a questo punto, di vederlo all’opera su altre cose. Così come sono curioso di vedere Dario Moccia alle prese con Tuono Pettinato e la graphic novel su Freddie Mercury.
Ultima nota: ho preso l’edizione digitale. 2 euro. Costa quanto un caffè e mezzo.
Non facciamo i tirchi. Se 4 euro per l’edizione cartacea vi sembrano “troppi”, compratevi quella digitale, che tra pdf e cbz e cbr in HQ non potete proprio lamentarvi.
Io comunque mi aspetto di ricevere una copia cartacea dedicata, sketchata e autografata dal Fubi e da Moccia.
Cioè, checcavolo, se non me la mandate mi incazzo. Sennò che amyketty siete? XD
Voi, comunque, l’avete letto?
Che ve ne pare?
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Perciò io metto il disclaimer ancor prima di cominciare: conosco Dario Moccia da prima che divenisse “Dario Moccia”, quando ancora non aveva un canale YouTube e commentava i capitoli di OP sulla mia fanpage facebook.
Perciò, può questo fatto essere una discriminante?
Può questo fatto avere influito e influenzato il mio giudizio #totaletombale?
In buona sostanza: com'è questo Agorafobia?
Prima di rispondere, fatemi ribadire di nuovo il concetto: Dario Moccia è un amyketto uanpisoso e fumettoso, di cui sono a mia volta fan e di cui apprezzo tantissimo il lavoro; pertanto, quando ho saputo che aveva co-sceneggiato una storia a fumetti, e che sarebbe stata pubblicata in maniera “canonica”, sono stato felice per lui alla stessa maniera in cui sono felice ogniqualvolta altri amyketti pubblicano o autopubblicano i loro lavori.
E siccome pago moneta sonante per leggerli (sia perché mi fa piacere, sia perché sono solito incoraggiare le produzioni degli amyketti che per me valgono), in fase di lettura sono doppiamente critico.
Amyketto ok, ma poi il "me lettore" esige decisamente la sua parte.
Per dire: tutti sapete che Alessandro Girola è il mio scrittore indie preferito (oltre che amyketto e maestro bloggeroso). Questo mi ha forse impedito di dirgli che “Maciste contro Freud” l’ho trovato un brutto libro, di gran lunga inferiore a tutti quelli della sua produzione?
No.
Anche perché poi ci sono “Maciste contro l’Innominato” e “Maciste contro Thor” che sono due splendidi romanzi, che mi hanno divertito tantissimo e che consiglio a tutti di leggere.
E quindi, amyketto e buono, ho comprato questo Agorafobia, ben sapendo che era di Dario Moccia; e proprio per questo, come faccio con tutti gli altri "amyketty" che producono qualcosa, l’ho letto con il doppio del mio solito senso critico.
E quindi, alla fine della fiera, rispondiamo alla domanda fatale: com’è, questo Agorafobia?
Probabilmente a lui non sarebbe piaciuto...
Molto.
Non lo definirei “bello” (nel senso più “ampio” del termine), non lo definirei un “capolavoro”, ma è interessante.
Ci sono alcune storie (che siano racconti, fumetti, film o libri) di cui vorresti saperne di più. E questo “saperne di più” si divide in due tipi: quello che ti lascia l’amaro in bocca, e perché la storia ti ha dato un senso di incompiutezza; e quello che ti dispiace sia finita in fretta, perché la storia ti ha incuriosito e avresti gradito qualche pagina in più.
Agorafobia, per quanto mi riguarda, appartiene a questa seconda categoria. Sono arrivato al finale col fiato (immaginariamente) corto, e quando mi sono accorto che la storia era conclusa ci sono rimasto male, perché mi sarebbe piaciuto leggerne ancora un po’. E quando succede questo, vuol dire che quella che si è appena letto è decisamente un qualcosa di buono.
Quindi sì, Agorafobia mi è piaciuto, come albo.
La storia è piuttosto semplice, quasi “banale”, nonostante rappresenti il dramma di un uomo che, a causa di un incidente, non riesce più a relazionarsi col mondo esterno e alla fine si trova costretto a fare i conti (letteralmente) coi fantasmi del suo passato.
Le tavole di Fubi, molto ruvide e dai tratti molto pesanti, riescono a sottolineare benissimo il disagio, le ansie e le paure del protagonista, che teme la vita e qualsiasi aspetto del mondo che lo circonda. Anche alzarsi dal letto e raggiungere l’accendino per fumarsi una sigaretta, per lui, diventa un’azione in grado di mettere alla prova la sua fragilissima volontà.
Il lato emotivo del protagonista, che grazie alle tavole claustrofobiche di Fubi – in grado di amplificare visivamente i suoi pensieri depressivi – è sicuramente il vero interprete del fumetto, dato che si ha la sensazione di avere di fronte un vero e proprio di flusso di coscienza, che detta i tempi della narrazione e non lascia respiro al lettore.
Tutto rosa e fiori, dunque?
Non proprio.
Se funzionano benissimo i patemi del protagonista, ammetto di aver trovato confusionarie le tavole riguardanti il flashback che "mostra" l'origine dei suoi problemi, così come ho trovato estremamente artificiali e poco convincenti i suoi dialoghi (anzi, monologhi) “ad alta voce” e quelli riguardanti il “litigio finale”.
Mi sono sembrati, personalmente, finti e posticci.
Non mi sono sembrati reali e convincenti, soprattutto se quelle parole le metto in bocca ad una persona disturbata che litiga a voce alta in quella maniera. Mi sono sembrate addirittura “troppo ragionate”. Cosa che ci può stare in una fase di lettura interiore, ma non in quei momenti concitati.
Ma è l’unica critica che mi sento di muovere ai due autori.
E comunque è un parere personale.
Non conoscevo Fubi (al secolo Giovanni Guida) prima di questo Agorafobia, ma sono molto curioso, a questo punto, di vederlo all’opera su altre cose. Così come sono curioso di vedere Dario Moccia alle prese con Tuono Pettinato e la graphic novel su Freddie Mercury.
Ultima nota: ho preso l’edizione digitale. 2 euro. Costa quanto un caffè e mezzo.
Non facciamo i tirchi. Se 4 euro per l’edizione cartacea vi sembrano “troppi”, compratevi quella digitale, che tra pdf e cbz e cbr in HQ non potete proprio lamentarvi.
Io comunque mi aspetto di ricevere una copia cartacea dedicata, sketchata e autografata dal Fubi e da Moccia.
Cioè, checcavolo, se non me la mandate mi incazzo. Sennò che amyketty siete? XD
Voi, comunque, l’avete letto?
Che ve ne pare?
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Holly e Benji; lo spokon che ha rivoluzionato il calcio
L'ho visto oggi in edicola e non l'ho preso...!
RispondiEliminaDomani ci torno e lo prendo, voglio fidarmi ;)
Moz-
Dario mi sta simpatico e tutto ma, in tutta sincerità, non me la sentivo di comprare il suo fumetto così sulla fiducia. Dopo questa tua recensione, potrei provare la versione digitale e se mi garba prendere la cartacea :)
RispondiEliminaMiracolosamente da me arriva la settimana prossima!
RispondiEliminaQuindi me lo leggerò come si deve...
In ogni caso, hai fatto bene a mettere i "puntini sulle I" ad inizio post...
Di rompicojoni ce ne sono un fottio sull'internet
Finalmente mi è arrivato a casa!
EliminaL'ho letto tutto di un fiato...
Pensavo all'ironia della cosa: io soffro di claustrofobia. Mi ha fatto "davvero strano" leggere la storia criptica di un'agorafobico.
Scriverò anch'io qualcosa a riguardo, ma prima penso che lo rileggerò meglio :D
Sono sicuro che qualche simbolismo mi sarà sicuramente salvato
Tavole stratosferiche, storia... cioé, non è una storia, è uno sfogo.
RispondiEliminaPer fortuna non sono l'unico a lamentarsi degli "spiegoni" da film americano per lo spettatore scemo
>ho trovato estremamente artificiali e poco convincenti i suoi dialoghi (anzi, monologhi) “ad alta voce” e quelli riguardanti il “litigio finale”.<
Io lo ritengo una delle cose più brutte che mi sia capitato di leggere.
RispondiEliminaI dialoghi sono imbarazzanti da leggere, soprattutto nel momento "sotto la coperta" in cui sembrava di leggere le storie che si scriveva in terza media. Il tutto è farcito da un'ignobile sensazione di star leggendo qualcosa che è stata scritta con la pretesa di essere intellettualoide, misteriosa o quant'altro. Questo è dimostrato anche dal fatto che Moccia sulla sua pagina facebook chiede ai suo fan se hanno capito il senso della storia o suggerisce di doverlo leggere più volte per capire il protagonista.Secondo me invece non ce n'è bisogno, è abbastanza spiattellata la situazione e gli unici dubbi sorgono, come hai detto tu, da una scarsa qualità narrativa dei flashback.
Per il resto, non so, a quanto pare sono l'unico al mondo a cui non è piaciuto, perchè in ogni dove leggo solo recensioni positive e quindi presumo che il tuo vada a gusti. Però oh, veramente, boh.
In realtà di pareri negativi ne ho letti tantissimi, anche sotto gli status di Dario. Poi ovviamente c'è da dire che i pareri positivi hanno sempre più "risonanza". E, come sempre, io parlo per me. ;)
EliminaSi si, certo! Non intendevo assolutamente sminuire la tua posizione. L'ho compresa e la rispetto, ma non riesco proprio ad essere d'accordo.Più che altro mi sorprendeva vedere così tanti pareri molto positivi e sentirmi l'unica voce stonata.
EliminaPs. Nel commento precendente c'è scritto "che il tuo vada a gusti", ma dovrebbe essere "che il tutto vada a gusti". Ho la T della tastiera assai deficitaria e ogni tanto scappa.