Da patito di videogame, avendo ormai una certa età, posso dire di aver visto e giocato davvero un bel botto di titoli. Oggi quelli che si ritrovano a recuperare pietre miliari come i primi Super Mario, i vari Sonic, e addirittura giochi come Zelda, Tomb Raider o i primi Metal Gear vengono chiamati “retrogamer”, in quanto giovincelli troppo cccciovani per aver avuto illo tempore la possibilità di giocare a questi capolavori.
Quando penso ai titoli sopracitati (Metal Gear o Tomb Raider) penso alla mia adolescenza. Super Mario e Sonic mi fanno involvere a un bimbetto di 7-8 anni…E a quell’età, oltre alle sale giochi, ai Nintendo (super e no), ai Master System e Mega Drive…c’era la beneamata Amiga 500.
I floppy disk (piratati, ovviamente) permettevano di giocare a un numero infinito di titoli. Ce n’erano due, in particolare, che adoravo alla follia.
Robocop era il classico platform/sparatutto. Nelle vesti del poliziotto robot più amato dalle ammeregane bisognava fare piazza pulita delle gang criminali, stando attenti a non farsi colpire dalle armi dei buzzurri che ti venivano addosso e dalle pallottole che i boss avversari (spesso dei robottoni kattivi kattivi) ti esplodevano contro.
La parte più figa del gioco (una delle parti più fighe in assoluto nel mondo videoludico, per me) erano gli intermezzi tra uno stage e l’altro, che consentivano al nostro robosbirro di migliorare le proprie abilità. Tra puntatine al poligono di tiro, salvataggi di donzelle in difficoltà e direttori di OCP rapiti, ma soprattutto tra riconoscimenti facciali incrociati (bellissimo quando il nostro Robocoppo doveva ricostruire l’identikit partendo da zero), l’omino di latta diventava sempre più potente, con la vita sempre più lunga e le armi più sofisticate.
Vabbè, la grafica era quella che era, le musiche ad 8 bit pure (anche se rendevano bene i temi del film). Rimane tra i miei preferiti dell’infanzia…
International Karate Plus invece l’avevo rimosso completamente dalla memoria. È bastato un video su YouTube per gettarmi in un vortice di euforia e disperazione. Euforia per aver ritrovato un gioco che da bimbetto mi ha fatto trascorrere letteralmente ore azzeccato alla tastiera e al monitor, disperazione perché parliamo di roba di circa 20/22 anni fa.
Preistoria.
Su internetto, se fate una breve ricerca, riuscite a trovarlo per giocarci aggratisse.
International Karate Plus era (ed è) una simulazione vera e propria. Divertentissima, ma bella tosta. Si perché, per quanto semplice e intuitivo possa sembrare a primo acchitto, in realtà aveva una profondità e una serie di innovazioni che, a ben pensarci, non sono mai state (quasi) più replicate in nessun videogame di lotta.
Il piccolo karateka videoludico che si decideva di scegliere non aveva nessuna barra d’energia. Certo, se si prendevano solo mazzate il gioco finiva dopo 3 livelli, ma mantenendo un punteggio costante si andava avanti senza problemi, le abilità da karateka aumentavano, e si saliva di livello col classicissimo cambio di cintura. Timing, conoscenza dei tasti e delle mosse e un pizzico di abilità erano componenti essenziali. Se sbagliavi tecnica, lasciavi praticamente scoperto il fianco e BUM!, l’avversario ti stendeva. Occorreva quindi esercitarsi tantissimo per padroneggiare al meglio tutte le mosse (e ce n’erano davvero tantissime, tutte “reali”: dai low kick agli high kick, passando per calci volanti, sforbiciate, pugni alti e bassi, ginocchiate, testate, gomitate, e altre amenità). Insomma, un Virtua Fighter ante litteram, una simulazione in piena regola.
Ad ogni tecnica messa a segno, a seconda della difficoltà, il sensei ti assegnava un punteggio. Chi accumulava più punti nel corso del round, lo vinceva e aveva il suo encomio, in cui si sprecavano parole di saggezza e attestati di stima. Chi perdeva…si beccava l’incoraggiamento a fare meglio.
Geniale il fatto che i combattenti sullo schermo non fossero due, bensì tre. Questo rendeva il videogame ancora più vario, sfaccettato e – ovviamente – difficile. Un conto è doversela vedere contro un singolo avversario, ben diverso invece è doversi scontrare con altri due karateki. Niente male, anche qui, gli intermezzi per aumentare punteggi e abilità. Armati di scudo, bisognava non farsi colpire da delle palline vaganti e rimbalzanti, molto pericolose…
Probabilmente sarà la nostalgia, ma a ben pensarci trovo questi due giochini ormai datatissimi molto più divertenti di alcuni prodotti videoludici di oggi. Per dire, International Karate Plus è tutt’oggi validissimo. Provare per credere.
Quando penso ai titoli sopracitati (Metal Gear o Tomb Raider) penso alla mia adolescenza. Super Mario e Sonic mi fanno involvere a un bimbetto di 7-8 anni…E a quell’età, oltre alle sale giochi, ai Nintendo (super e no), ai Master System e Mega Drive…c’era la beneamata Amiga 500.
I floppy disk (piratati, ovviamente) permettevano di giocare a un numero infinito di titoli. Ce n’erano due, in particolare, che adoravo alla follia.
Robocop era il classico platform/sparatutto. Nelle vesti del poliziotto robot più amato dalle ammeregane bisognava fare piazza pulita delle gang criminali, stando attenti a non farsi colpire dalle armi dei buzzurri che ti venivano addosso e dalle pallottole che i boss avversari (spesso dei robottoni kattivi kattivi) ti esplodevano contro.
Robocoppo vs Robot: chi vincerà?
La parte più figa del gioco (una delle parti più fighe in assoluto nel mondo videoludico, per me) erano gli intermezzi tra uno stage e l’altro, che consentivano al nostro robosbirro di migliorare le proprie abilità. Tra puntatine al poligono di tiro, salvataggi di donzelle in difficoltà e direttori di OCP rapiti, ma soprattutto tra riconoscimenti facciali incrociati (bellissimo quando il nostro Robocoppo doveva ricostruire l’identikit partendo da zero), l’omino di latta diventava sempre più potente, con la vita sempre più lunga e le armi più sofisticate.
Vabbè, la grafica era quella che era, le musiche ad 8 bit pure (anche se rendevano bene i temi del film). Rimane tra i miei preferiti dell’infanzia…
International Karate Plus invece l’avevo rimosso completamente dalla memoria. È bastato un video su YouTube per gettarmi in un vortice di euforia e disperazione. Euforia per aver ritrovato un gioco che da bimbetto mi ha fatto trascorrere letteralmente ore azzeccato alla tastiera e al monitor, disperazione perché parliamo di roba di circa 20/22 anni fa.
Preistoria.
Uattà!
Su internetto, se fate una breve ricerca, riuscite a trovarlo per giocarci aggratisse.
International Karate Plus era (ed è) una simulazione vera e propria. Divertentissima, ma bella tosta. Si perché, per quanto semplice e intuitivo possa sembrare a primo acchitto, in realtà aveva una profondità e una serie di innovazioni che, a ben pensarci, non sono mai state (quasi) più replicate in nessun videogame di lotta.
Il piccolo karateka videoludico che si decideva di scegliere non aveva nessuna barra d’energia. Certo, se si prendevano solo mazzate il gioco finiva dopo 3 livelli, ma mantenendo un punteggio costante si andava avanti senza problemi, le abilità da karateka aumentavano, e si saliva di livello col classicissimo cambio di cintura. Timing, conoscenza dei tasti e delle mosse e un pizzico di abilità erano componenti essenziali. Se sbagliavi tecnica, lasciavi praticamente scoperto il fianco e BUM!, l’avversario ti stendeva. Occorreva quindi esercitarsi tantissimo per padroneggiare al meglio tutte le mosse (e ce n’erano davvero tantissime, tutte “reali”: dai low kick agli high kick, passando per calci volanti, sforbiciate, pugni alti e bassi, ginocchiate, testate, gomitate, e altre amenità). Insomma, un Virtua Fighter ante litteram, una simulazione in piena regola.
Le parole del sensei erano legge
Ad ogni tecnica messa a segno, a seconda della difficoltà, il sensei ti assegnava un punteggio. Chi accumulava più punti nel corso del round, lo vinceva e aveva il suo encomio, in cui si sprecavano parole di saggezza e attestati di stima. Chi perdeva…si beccava l’incoraggiamento a fare meglio.
Geniale il fatto che i combattenti sullo schermo non fossero due, bensì tre. Questo rendeva il videogame ancora più vario, sfaccettato e – ovviamente – difficile. Un conto è doversela vedere contro un singolo avversario, ben diverso invece è doversi scontrare con altri due karateki. Niente male, anche qui, gli intermezzi per aumentare punteggi e abilità. Armati di scudo, bisognava non farsi colpire da delle palline vaganti e rimbalzanti, molto pericolose…
Probabilmente sarà la nostalgia, ma a ben pensarci trovo questi due giochini ormai datatissimi molto più divertenti di alcuni prodotti videoludici di oggi. Per dire, International Karate Plus è tutt’oggi validissimo. Provare per credere.
In realtà sommo anche metal gear dovrebbe farti pensare a quando eri un bimbetto: il primo episodio era per nes e custodisco gelosamente la cartuccia!
RispondiEliminaIl retrogaming è più in generale la pratica di giocare videogame di vecchie generazioni, fatto da coloro che le hanno conosciute al tempo o che cominciano solo ora perché troppo ccciovani.
RispondiEliminaDisperazione e euforia sono i due termini che descrivono perfettamente la sensazione che provo quando ripenso a questi giochi. Sommo ho addirittua un progetto bolle in pentola proprio riguardo al retrogaming che svelerò prestissimo ;D
In IK+ c'era anche una serie di cheat per fare scherzetti o cambiare fondali. Hai mai fatto cadere i pantaloni all'avversario?
RispondiEliminaIl tasto T :D
EliminaE ricordi il suono tremendo che faceva lo scudo ogni volta che veniva colpito da una palla? Sembrava di usare il coperchio di un bidone dell'immondizia.
quel gioco mi faceva imbestialire e ridere al tempo stesso. E splendida colonna sonora.
Quanti ricordi...
Eh, l'Amiga, io sono passato da floppetaro del fruttivendolo a fanatico con il sistema espanso, hd, giochi e programmi originali, ecc.
RispondiEliminaInternational Karate Plus l'ho scoperto su Commodore 64 in versione edicola (chissà con quale degli splendidi nomi! :D ), Robocop l'avevo addirittura su cartuccia, sempre del C64!
Ce li avevo tuttie due sl commodore 64! Su nastro! Ore e ore per caricare un gioco, poi magari si piantava...
RispondiEliminaIl Moro
Esatto! :-D
EliminaDopo 1 ora di attesa, il gioco non partiva e iniziavano le bestemmie...
(e per rimediare, ti mettevi col cacciavite a regolare la testina del registratore)
Ricordo che mio papà si segnava il numerino di riferimento (visualizzato sul registratore), delle tracce della cassetta dei giochi, così potevi scegliere quale gioco caricare, piuttosto che "scorrerli" tutti.
Possiedo ancora il Commodore 64, i giochi, le riviste e tutto quello che avevo.
Mio papà (e io) ricorda ancora oggi le B-E-L-L-E giornate trascorse davanti la TV.
Nostalgia al 100% (modalità ON)
Antonio Monteleone,
RispondiEliminaqual è questo tuo progetto che bolle in pentola?
sono curioso.. :-p
Ricordo che mio cugino aveva un computer con vari giochi e ogni volta che ci andavo me li faceva vedere e magari pure ci giocavo. Poi se lo tolse! Uff!
RispondiEliminaRicordo quelle consolle a basso prezzo che potevi trovare al supermercato in cui c' erano memorizzati vari giochi! XD C' era pure la pistola simile zapper! XD Le facevano vedere pure nelle televendite locali! XD Poi da come ho capito la Nintendo pare abbia fatto causa e sono state tolte dalla circolazione. Confermate?
A fine anni 90 comprammo il PC e prendevo giochi tra edicola e mediaworld. Non molti a dir la verità. Dal 2002-2003 la mia anima videoludica si è alquanto spenta e si è riaccesa solo a tratti.