Trama
Un ragazzo e una ragazza, segnati entrambi da vicende accadute quand'erano ancora bambini, crescono come ebeti rincoglioniti.
Mi piace guardare film italiani.
Mi piace perchè, bene o male, regia, fotografia e attori non sono tanto male. Il problema, casomai, sta nelle storie. Il 90% dei film italiani sono banali, piatti, e soprattutto noiosi.
E allora sì, alle volte mi piace farmi del male da solo. Anche per poterne parlare male, perchè no!
La solitudine dei numeri primi non sfugge a questa considerazione. Il libro era (è) di una noia mortale, impalpabile e inconsistente (e qui potrei aprire una parentesi di come anche la narrativa italiana sia, di riflesso, banale, piatta e noiosa, e di come, a parte tranne qualche rara eccezione, sembra si sia perso del tutto la voglia di fare una sana, bella, scoppiettante letteratura di "pura" evasione, a scapito di (psico)[melo]drammoni familiari ammorbanti. Già la vita normale è quello che è, perchè pure la letteratura deve ripropormi quello che è "la vita di tutti i giorni"?Mistero), e il film - purtroppo - lo segue a ruota libera.
Dico purtroppo perchè il pur bravo regista, Saverio Costanzo, ha cercato di dare una certa tensione narrativa alternando sapientemente i vari piani temporali (il film è ambientato tra il 1984, i primi anni novanta, i primi anni del duemila e i giorni nostri), e ha diretto la pellicola in maniera impeccabile, con inquadrature davvero niente male e scelte direttive molto buone; ma quando è la storia in sè ad essere scadente, il film rimane scadente.
Discorso identico per gli attori, che hanno lavorato in un film che non li ha minimamente valorizzati. Sarà che i due protagonisti (nelle loro varie fasi della vita) quasi non provano emozioni, ma è raccapricciante vedere 1 ora e mezza di film girato con la stessa, identica espressione sul volto.
Da brivido...
Un ragazzo e una ragazza, segnati entrambi da vicende accadute quand'erano ancora bambini, crescono come ebeti rincoglioniti.
Mi piace guardare film italiani.
Mi piace perchè, bene o male, regia, fotografia e attori non sono tanto male. Il problema, casomai, sta nelle storie. Il 90% dei film italiani sono banali, piatti, e soprattutto noiosi.
E allora sì, alle volte mi piace farmi del male da solo. Anche per poterne parlare male, perchè no!
La solitudine dei numeri primi non sfugge a questa considerazione. Il libro era (è) di una noia mortale, impalpabile e inconsistente (e qui potrei aprire una parentesi di come anche la narrativa italiana sia, di riflesso, banale, piatta e noiosa, e di come, a parte tranne qualche rara eccezione, sembra si sia perso del tutto la voglia di fare una sana, bella, scoppiettante letteratura di "pura" evasione, a scapito di (psico)[melo]drammoni familiari ammorbanti. Già la vita normale è quello che è, perchè pure la letteratura deve ripropormi quello che è "la vita di tutti i giorni"?Mistero), e il film - purtroppo - lo segue a ruota libera.
Dico purtroppo perchè il pur bravo regista, Saverio Costanzo, ha cercato di dare una certa tensione narrativa alternando sapientemente i vari piani temporali (il film è ambientato tra il 1984, i primi anni novanta, i primi anni del duemila e i giorni nostri), e ha diretto la pellicola in maniera impeccabile, con inquadrature davvero niente male e scelte direttive molto buone; ma quando è la storia in sè ad essere scadente, il film rimane scadente.
Discorso identico per gli attori, che hanno lavorato in un film che non li ha minimamente valorizzati. Sarà che i due protagonisti (nelle loro varie fasi della vita) quasi non provano emozioni, ma è raccapricciante vedere 1 ora e mezza di film girato con la stessa, identica espressione sul volto.
Da brivido...
Un film angosciante, non ricordo di aver visto un solo sorriso. Una raccolta del meglio del peggio della vita di due poveretti , eppure qualcosa della loro vita di allegro poteva essere raccontato. Lei si sposa, avrà sorriso al suo matrimonio? Lui è un genio della fisica, non ha ricevuto soddisfazioni dalla scienza? Due personaggi che soffrono perchè sì, un film fatto per angosciare ma che non racconta nulla.
RispondiEliminaEh sì, narrazione che campa sul nulla!
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