L’infanzia, la giovinezza, la scoperta del mondo e l’età adulta dell’uomo dal multiforme ingegno, Odisseo, fino alla conclusione della guerra di Troia.
Sinossi un po’ stringata, lo ammetto.
Ma parlare di uno dei personaggi più importanti dell’epica classica sembra sempre quasi “scontato”. Non lo è, per fortuna. Ne “Il mio nome è Nessuno – Il Giuramento” Valerio Massimo Manfredi è tornato a scrivere (finalmente! – Aggiungo -) un buonissimo romanzo, degno dei suoi migliori. Lo ha aiutato certamente il canone classico della mitologia, essendo il romanzo pregno fino al midollo di miti, storie e leggende del mondo greco antico.
Per gli amanti di Iliade, Odissea e amenità simili è un romanzo imprescindibile, di quelli che ti acchiappa dall’inizio alla fine.
Manfredi è bravo a tratteggiare la figura di Odisseo, facendocelo conoscere sin da bambino e seguendolo in tutto il suo percorso di crescita e maturazione. A differenza di tutto il mondo acheo, dominato dalla gloria, dall’eroismo e dalla violenza, Odisseo si pone sin da subito come un unicum, come un personaggio che ammira e adora il posto in cui vive, ma che, a differenza degli altri eroi, subito pronti ad estrarre la spada, privilegia “la mente” al “braccio”.
Vediamo perciò Odisseo imparare ad essere Odisseo, ad esercitare il suo talento e il suo ingegno, ad allenarsi giorno dopo giorno, a fare conoscenza di re, sovrani e principi che un giorno potrebbero essere suoi alleati.
Da questo punto di vista sono fortissime le influenze che i padri esercitano sui figli. Odisseo capisce sin da bambino che suo padre, il re Laerte, è un uomo straordinario perché ha compiuto imprese straordinarie (una su tutte: la conquista del vello d’oro assieme a Giasone e agli altri argonauti), e uno degli imperativi categorici che si impone è quello di perpetrare l’amicizia tra i figli degli Argonauti. Perché come i padri sono stati capaci di rimanere uniti nelle difficoltà, anche i figli dovranno rimanere uniti per non sconquassare il regno Acheo con inutili lotte.
Da questa convinzione, e dall’idea di unione imperitura, nascono alcuni degli stratagemmi più conosciuti: dal suggerimento a Tindaro sull’accordo generale per la “salvaguardia” di Elena, alla prima ambasciata a Troia, sino alla guerra (Perché se non si è potuta evitare, pensa Odisseo, allora la si deve assolutamente vincere. Tutti assieme, come sempre).
Grande rilevanza viene data alla famiglia di Odisseo, soprattutto al padre Laerte, vero e proprio ispiratore del nostro eroe con i suoi racconti epici e i suoi consigli saggi e puntuali, e al nonno Autolico (da cui riceverà gli insegnamenti più “brutali”).
Probabilmente la parte più debole di tutto il romanzo è quella finale, quella relativa alla Guerra di Troia. Se in tutto il romanzo Manfredi si è sforzato nell’inventare una formazione credibile di Odisseo con il poco che si sapeva, riuscendo ad ottenere un risultato più che ottimo, con la guerra sotto le mura di Ilio ricade negli erroracci (o almeno, in quelli che io reputo tali) compiuti sia ne “L’armata perduta” che ne “Le idi di marzo”.
E’ vero che sappiamo già come andrà a finire la faccenda, ma ricopiare paro paro l’Iliade (anche se vista con gli occhi di Odisseo) non mi è sembrata una buona idea. Per carità, l’epos è sempre alto, il tasso di gradimento pure, ma ritengo sarebbe stato molto più interessante sorvolare sui fatti “noti” e indagare quelli poco conosciuti. E infatti i punti più interessanti della guerra ci vengono dati da Odisseo che penetra nella città di Ilio, e dalla disputa delle armi di Achille. Se avesse inserito anche il furto del Palladio – cosa che avviene, ma a posteriori nel romanzo senza la consapevolezza di cosa sia in realtà quel manufatto – e il recupero dell’arco di Eracle, il romanzo sarebbe stato il top dei top.
Stando a quanto dice l’autore, ha tenuto conto dei canoni mitologici classici. Cosa vera (ma in parte): il giorno in cui vedrò un romanzo con Neottolemo, il figlio di Achille, che scorazza sulla piana di Ilio non come adulto, ma come bambino prodigio e assassino di 10 anni, sarò completamente soddisfatto*.
Al di là di tutto, comunque, “Il mio nome è Nessuno – Il giuramento” è un gran bel volumazzo. La mia paura, con il secondo volume, è che Manfredi si lasci trascinare nel raccontare unicamente l’Odissea e “solo” l’ultimo viaggio del nostro eroe. Farebbe un errore colossale…
*Il canone epico dei poemi epici non pervenuti (dei quali abbiamo tracce grazie a scrittori e drammaturghi antichi che avevano avuto modo di leggerli) dice testualmente che Neottolemo è nato praticamente alla vigilia della Guerra. Ciò vuol dire che quando Odisseo lo va a recuperare a Sciro, Neottolemo ha 10 anni. E io subisco il fascino di questo marmocchio di dieci anni, assetato di sangue, che fa scorribande davanti alle porte Scee…
Sinossi un po’ stringata, lo ammetto.
Ma parlare di uno dei personaggi più importanti dell’epica classica sembra sempre quasi “scontato”. Non lo è, per fortuna. Ne “Il mio nome è Nessuno – Il Giuramento” Valerio Massimo Manfredi è tornato a scrivere (finalmente! – Aggiungo -) un buonissimo romanzo, degno dei suoi migliori. Lo ha aiutato certamente il canone classico della mitologia, essendo il romanzo pregno fino al midollo di miti, storie e leggende del mondo greco antico.
Per gli amanti di Iliade, Odissea e amenità simili è un romanzo imprescindibile, di quelli che ti acchiappa dall’inizio alla fine.
Manfredi è bravo a tratteggiare la figura di Odisseo, facendocelo conoscere sin da bambino e seguendolo in tutto il suo percorso di crescita e maturazione. A differenza di tutto il mondo acheo, dominato dalla gloria, dall’eroismo e dalla violenza, Odisseo si pone sin da subito come un unicum, come un personaggio che ammira e adora il posto in cui vive, ma che, a differenza degli altri eroi, subito pronti ad estrarre la spada, privilegia “la mente” al “braccio”.
Vediamo perciò Odisseo imparare ad essere Odisseo, ad esercitare il suo talento e il suo ingegno, ad allenarsi giorno dopo giorno, a fare conoscenza di re, sovrani e principi che un giorno potrebbero essere suoi alleati.
Da questo punto di vista sono fortissime le influenze che i padri esercitano sui figli. Odisseo capisce sin da bambino che suo padre, il re Laerte, è un uomo straordinario perché ha compiuto imprese straordinarie (una su tutte: la conquista del vello d’oro assieme a Giasone e agli altri argonauti), e uno degli imperativi categorici che si impone è quello di perpetrare l’amicizia tra i figli degli Argonauti. Perché come i padri sono stati capaci di rimanere uniti nelle difficoltà, anche i figli dovranno rimanere uniti per non sconquassare il regno Acheo con inutili lotte.
Da questa convinzione, e dall’idea di unione imperitura, nascono alcuni degli stratagemmi più conosciuti: dal suggerimento a Tindaro sull’accordo generale per la “salvaguardia” di Elena, alla prima ambasciata a Troia, sino alla guerra (Perché se non si è potuta evitare, pensa Odisseo, allora la si deve assolutamente vincere. Tutti assieme, come sempre).
Grande rilevanza viene data alla famiglia di Odisseo, soprattutto al padre Laerte, vero e proprio ispiratore del nostro eroe con i suoi racconti epici e i suoi consigli saggi e puntuali, e al nonno Autolico (da cui riceverà gli insegnamenti più “brutali”).
Probabilmente la parte più debole di tutto il romanzo è quella finale, quella relativa alla Guerra di Troia. Se in tutto il romanzo Manfredi si è sforzato nell’inventare una formazione credibile di Odisseo con il poco che si sapeva, riuscendo ad ottenere un risultato più che ottimo, con la guerra sotto le mura di Ilio ricade negli erroracci (o almeno, in quelli che io reputo tali) compiuti sia ne “L’armata perduta” che ne “Le idi di marzo”.
E’ vero che sappiamo già come andrà a finire la faccenda, ma ricopiare paro paro l’Iliade (anche se vista con gli occhi di Odisseo) non mi è sembrata una buona idea. Per carità, l’epos è sempre alto, il tasso di gradimento pure, ma ritengo sarebbe stato molto più interessante sorvolare sui fatti “noti” e indagare quelli poco conosciuti. E infatti i punti più interessanti della guerra ci vengono dati da Odisseo che penetra nella città di Ilio, e dalla disputa delle armi di Achille. Se avesse inserito anche il furto del Palladio – cosa che avviene, ma a posteriori nel romanzo senza la consapevolezza di cosa sia in realtà quel manufatto – e il recupero dell’arco di Eracle, il romanzo sarebbe stato il top dei top.
Stando a quanto dice l’autore, ha tenuto conto dei canoni mitologici classici. Cosa vera (ma in parte): il giorno in cui vedrò un romanzo con Neottolemo, il figlio di Achille, che scorazza sulla piana di Ilio non come adulto, ma come bambino prodigio e assassino di 10 anni, sarò completamente soddisfatto*.
Al di là di tutto, comunque, “Il mio nome è Nessuno – Il giuramento” è un gran bel volumazzo. La mia paura, con il secondo volume, è che Manfredi si lasci trascinare nel raccontare unicamente l’Odissea e “solo” l’ultimo viaggio del nostro eroe. Farebbe un errore colossale…
*Il canone epico dei poemi epici non pervenuti (dei quali abbiamo tracce grazie a scrittori e drammaturghi antichi che avevano avuto modo di leggerli) dice testualmente che Neottolemo è nato praticamente alla vigilia della Guerra. Ciò vuol dire che quando Odisseo lo va a recuperare a Sciro, Neottolemo ha 10 anni. E io subisco il fascino di questo marmocchio di dieci anni, assetato di sangue, che fa scorribande davanti alle porte Scee…
Non conoscevo Neottolemo, avendo affrontato Iliade e Odissea solo a ''livello scolastico'' . Il tuo modo di immaginarlo però è troppo cool! xD E quasi quasi mi leggo pure il romanzo. In genere date spesso ottimi suggerimenti ;)
RispondiEliminaEretico! ;)
EliminaMolto molto interessante, a me il personaggio di Odisseo piace moltissimo e penso che mi leggerò volentieri questo romanzo.
RispondiEliminaPiacevolissima lettura. :D
EliminaE' da un pò che non leggo Manfredi. Questo romanzo mi invoglia non poco (Odisseo è sempre stato uno dei miei preferiti)... già che ci siamo, mi fai una Top 5 spiccia dei romanzi di Manfredi che più ti sono piaciuti? :D
RispondiEliminaVolentierissimo. Te li metto in ordine di gradimento.
Elimina1)- Lo scudo di Talos;
2)- Il figlio del sogno(il primo della trilogia di Alexandros);
3)- Le paludi di Hesperia;
4)- Il Tiranno
5)- L'Ultima Legione
Consiglio spesso di recuperare anche i saggi. Akropolis, Mare Greco, I Greci d'Occidente e La tomba di Alessandro sono molto buoni.
Lo Scudo di Talos e' l'unico romanzo di Manfredi che adoro integralmente e che divoro regolarmente.
EliminaIo aspetto ancora che qualcuno ridossi l'armatura del re degli Iloti. :D
se devo dirti la verità non mi è piaciuto molto, lo vedo un po' buttato li..opinione personale..
RispondiEliminaNeottolemo e' davvero un fijo de na mignotta. :D
RispondiEliminaE perciò ci piace!
EliminaPIu' di Aiace sicuramente.
EliminaCaro sommobuta, io penso che se proprio devo leggere l'epica, ho dove andare a leggere, non te la prendere, perchè tanto la mia opinione non vale niente per due motivi: primo non l'ho letto ma sfogliato, che non è per nulla la stessa cosa, mi ha dato l'impressione di un pastone rimestato e allora non l'ho comprato, secondo per me l'epica è POESIA e la poesia non si scrive come fa Manfredi, ma anche questa è un'opinione, terzo....no, non c'era il terzo. CONSIGLIO PERO' A TUTTI QUELLI CHE NON SI SONO SPARATI TUTTI I VERSI IN LINGUA(non fatelo sennò vi sparate davvero) DI LEGGERE IL NUOVO ROMANZO DI MANFREDI. Ok, ciao Sommo, to the next. SMUAKKETE.
RispondiEliminaAbbiamo studiato assieme, quindi lo sai cosa mi piace e cosa non mi piace. Sai che sono di parte, e immaginavo che a te una cosa del genere poteva non piacere.
Elimina"mi ha dato l'impressione di un pastone rimestato e allora non l'ho comprato"
E tecnicamente lo è. E per chi di noi ha avuto la fortuna di leggere certe cose, non è nulla di nuovo (anzi, è tutto fin troppo scontato).
Però essendo di parte non ci posso fare niente: mi piace, proprio perchè sono di parte. :D
Non fosse così, non perseverei nel leggere tutto ciò che è "derivato" di opera omerica (che sia Baricco, Manfredi, Malouf, Simmons, e compagnia cantante). Francamente non mi basta l'epica classica, nè mi bastano dizionari mitologici o critica all'epica. :D
e perciò tu sei Sommobuta ed io la signora nessuna. <3
EliminaE non è vero! :*
EliminaNella famiglia di Achille dovevano essere tutti fenomenali. Neottolemo a 10 anni trucidava i troiani e schiavizzava la moglie di Ettore. Se poi si pensa al fatto che pure Achille non poteva essere un uomo molto maturo, anagraficamente parlando, dato che Paride ricevette la mela d'oro della dea Discordia durante il matrimonio di Peleo e Teti (quindi Achille doveva ancora nascere)e l'ha data ad Afrodite.
RispondiEliminaIo ho sempre pensato che "a conti fatti", la maggior parte dei re achei in partenza per Troia fossero più o meno tutti poco meno di ragazzini sui 15/16 anni. A rigor di logica, all'epoca, erano uomini fatti e finiti.
EliminaSul pomo della discordia, è vero che Eris lo lanciò durante il banchetto nuziale, però è vero che la scelta della più bella (tecnicamente parlando) non avviene subito dopo. :D
E sulle teorie che vedono Iliade ed Odissea svoltesi nel Baltico anziche nel Mediterraneo; che ne pensi?
RispondiEliminaHo letto qualche articolo sulle teorie di Vinci, non il saggio in cui espone il suo pensiero. Affascinanti, comunque. Anche se secondo me, poco credibili e praticabili, nel senso che quella dei poemi omerici era una tradizione ben radicata nel tessuto greco arcaico.
EliminaQuando leggo queste conversazioni così interessanti ringrazio zio di conoscerti: it's dissemination time!!!!! che bello :D
EliminaUh, come son contento che ti piaccia!^^
RispondiEliminaNon so se ti ricordi, ma una delle nostre prime "interazioni" fu il tuo massacro di Idi di Marzo... ;D
Questo non l'ho ancora letto, ma dopo questa recensione recupererò al più presto.
Sono contento anch'io, finalmente un buonissimo romanzo made in Manfredi. L'ultimo suo scritto che avevo gradito era "La tomba di Alessandro", ma trattavasi di saggio...
EliminaPovero Menelao, che bbbbrutta reputazione.
RispondiEliminaIn effetti... :D
EliminaC'è anche un "nessuno" di un autore misconosciuto eccolo qua:
RispondiEliminahttps://www.facebook.com/NessunoDanieleLeone
Se volete leggere un'anteprima:
http://danieleleone.altervista.org/fp-content/attachs/nessunodanieleleone44pgg.pdf
Un vecchio aedo è prossimo alla fine. Riflette sulla sua esistenza, ripercorre le storie che ha raccontato. Durante la notte, nell'attesa dell'alba e della morte, gli appaiono delle ombre. A voi scoprire chi è.
NB
Spero non me ne vogliate per il parassitismo. Spero comprendiate che un "nessuno" come me ha ben pochi mezzi e deve necessariamente ricorrere anche a questi. Perdonate.
In spam we trust, insomma. ;)
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