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Il paese degli idioti

Secondo questo articolo de La Repubblica, gli italiani non solo non sanno parlare più in un italiano comprensibile, ma non riescono nemmeno a comprendere testi che non siano superiori a quelli "basilari".
Di certo non ci voleva il professore De Mauro per constatare l'ovvio (basta fermarsi un momento per strada e tendere l'orecchio), ma il fatto di vivere in un paese "di idioti" fa pensare. Figuratevi che io vivo in una città dove, quando mi sento parlare un "normale" italiano, mi danno o del milanese, o mi chiamano riccastro, oppure mi appellano figlio di papà.

C'è questo film di qualche anno fa, Idiocracy, ambientato nel 2505 in cui l'umanità è sprofondata in una sorta di medioevo culturale e istupidimento generale, dove l'evoluzione non ha premiato l'intelligenza (cosa di cui si auguravano la scienza e la fantascienza del ventesimo secolo, che prevedevano un  futuro in cui l'umanità fosse divenuta perfetta e più civile), e dove il presidente degli Stati Uniti è un ex-wrestler pornodivo, i suoi assistenti sono degli emeriti imbecilli, le persone parlano in un idioma condito da parolacce e grugniti, i campi vengono innaffiati con una bevanda energetica al posto dell'acqua(!) provocando un impoverimento del terreno (che non produce piante) e i processi vengono trasmessi in tv in modo da fare audience.


Il protagonista di Idiocracy alle prese con i ministri degli Stati Uniti d'America

Quando vidi Idiocracy qualche anno fa mi feci qualche risata. Rivisto domenica pomeriggio, quelle risate sono state molto amare, soprattutto perchè - paradossalmente - il nostro mondo vive un imbarbarimento collettivo oggettivo. Che magari non arriva a quegli eccessi, ma che sotto certi aspetti ci si avvicina paurosamente. Chiamatemi vecchio e retrogrado, ma il linguaggio da sms, con abbreviazioni, "k" e cose simili l'ho sempre trovato una bruttura.

Faccio fatica a pensare che immagini come quella riportata qui sopra siano vere, e mi trafiggo con 1241245 katane quando sento un condizionale al posto di un congiuntivo (e viceversa).
Il nostro linguaggio si è impoverito a tal punto, che stiamo tornado a grugniti e versi primordiali.
Speriamo non sia così.
Anche se la strada intrapresa sembra proprio quella...

10 commenti:

  1. Triste ma vero,pensa che io al liceo venivo preso in giro perchè mi espirimevo in un italiano corretto e non in slang...

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  2. Bel post.
    In effetti l'italiano sta diventando sempre più la prima lingua straniera, i ragazzi lo parlano davvero male e gli insegnanti non sono abbastanza severi riguardo a questo.

    Ma la cosa peggiore è che i miei professori dell'università parlano (e scrivono) male! Come se il fatto di occuparsi di materie scientifiche li esulasse da un uso corretto della lingua...

    Il linguaggio da SMS poi l'ho sempre odiato, non mi piace usare le abbreviazioni (tipo x al posto di per) neanche quando prendo appunti...

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  3. "Soltanto il 29% degli italiani è in possesso degli strumenti linguistici per padroneggiare l'uso della lingua italiana."
    Caspita, 29 percento! Siamo tantissimi! :D


    No, in realtà è terribile. Le cose che più mi intristiscono sono 1) i congiuntivi massacrati quotidianamente e 2) le persone che si esprimono in linguaggio sms anche su Internet, dove non c'è limite di caratteri. Poveri noi...

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  4. Purtroppo è vero.
    Per esempio nel mio paese la maggior parte delle persone si esprime con il dialetto locale.
    Devo ammettere che anche io spesso uso il dialetto. In alcune situazioni lo ritengo più adatto dell'italiano.
    Quando parlo con altre persone comunque cerco sempre di usare l'italiano.

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  5. Sommo ti ho anticipato di qualche anno sulla previsione dell'imbarbarimento del popolo italiano mettendo come esempio Idiocracy.

    http://kameilkane.altervista.org/lex-ignorantia-negat/

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  6. Post interessante, ma bisogna fare qualche distinguo:

    - il professor de Mauro avrà pure ragione, certo, ma i testi definiti "di quinto livello" sono assolutamente incomprensibili. I miei libri di Linguistica Generale sono un'accozzaglia di supercazzole scritte con parole di senso compiuto, giri e giri di parole per esprimere concetti totalmente astratti e dati già per scontato. Per non parlare dell'uso estremo dei termini tecnici, che o li sai o non li sai.

    "descrivere o raccontare una sequenza temporale di illustrazioni puo' essere considerata una attivita' di transcodificazione? o questa riguarda esclusivamente abilita' ricettive di comprensione (scritta/orale)?"
    Ecco, già questa domanda posta da una mia compagna di corso ha un che di straniante. Io la potrei capire, ma mia sorella che ha studiato Giurisprudenza ha strabuzzato gli occhi. Allo stesso modo, anche io troverei difficoltà a leggere i suoi manuali giuridici.
    Questo è per dire che sì, la colpa è anche dell'ignoranza generale, ma anche ai pieni alti non è che facciano chissà cosa per livellare il divario, anzi...


    - il dialetto: okay, dipende dalla situazione. Tra amici, tra conterranei si può anche usare, è comunque parte di un bagaglio culturale della tradizione che si tramanda anche oralmente, non solo attraverso le ricette tipiche o le processioni religiose per le stradine.
    Lo trovo dannoso in certi ambienti, come nell'insegnamento. Io, per esempio, ho fatto un tirocinio a Pisa di insegnamento di italiano agli stranieri. L'insegnante che mi aveva preso con sé non lesinava toscanismi come l'uso esasperato del "Sicché" (che ci può pure stare, ma non in ogni frase, dài) e il "Noi SI VA al mare", dove quel Noi seguìto da un verbo al singolare è la cosa più sbagliata di questo mondo, soprattutto se detta di fronte a una persona straniera che dall'ascolto impara le varie strutture linguistiche dell'italiano. Glielo feci notare, mi rispose con un sorriso imbarazzato. Anzi, si stupì del fatto che io non parlassi con la cadenza di Bari (io sono della provincia di Bari) sostituendo la E alla A, a mo' di Lino Banfi. Evidentemente, l'italiano standard fatica a farsi strada in un ambito dove dovrebbe farla da padrone.


    - Per le abbreviazioni: io sono il primo a incazzarmi con i miei amici per il loro uso smodato. Odio leggere quel "sts k s fà?", per di più su Facebook dove non c'è limite di caratteri. E anche se fosse un sms, hai comunque altri 130 caratteri da utilizzare a pieno. Pian piano ci sto riuscendo, poi verrà il momento di insegnare a usar loro le virgole... e lì saranno dolori.

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  7. @Sensei: secondo me non si può "livellare il divario", nel senso che i testi specifici e specialistici devono esistere. Purtroppo, quando si va nello specifico, non ci si può limitare a frasi con "soggetto, verbo e complemento oggetto". Quindi sta all'individuo cercare di migliorarsi per comprendere meglio. :)

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  8. Concordo con tutto ciò che hai detto, soprattutto sulla scrittura abbreviata degli sms, spero comunque che non diventeremo come nel film Idiocracy...

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  9. Sì però hai scritto "sento" invece di "sentono"! hihi

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