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Uncharted 3 - L'inganno di Drake

Dopo Eldorado e Shambala, questa volta l'avventuriero Nathan Drake è alla ricerca della città di Ubar, l'Iram dei Pilastri, la celeberrima città ricercata da sir Francis Drake e da Lawrence d'Arabia. Coadiuvato come sempre dal suo mentore Victor Sullivan, dalla sua fidanzata, Elena Fisher e dagli amici Chloe e Charlie, deve vedersela contro Katherine Marlowe, una ricca avventuriera a capo di una società segreta operante sin dai tempi di Elisabetta I, e contro Talbot, il suo attendente.

Questa è la trama, ridotta proprio ai minimi, ma proprio minimi termini.
E mi rendo perfettamente conto che parlare di un prodotto come Uncharted 3 in questi termini è riduttivo.

Uncharted 3 non è un semplice gioco.
E' alla stregua di un'esperienza cinematografica interattiva. Da un certo punto di vista, il semplice "giocare" passa in secondo piano rispetto all'impatto visivo. E non sto parlando della qualità grafica eccelsa, ma dei minimi particolari che ti immergono in un mondo virtuale che sembra a tutti gli effetti "reale".
L'avventura ci catapulta alla scoperta dei sotterranei di Londra, di uno chateau nascosto nelle foreste francesi, di una cittadella in pietra in Siria, passando per deragliamenti di treni, incidenti aerei, sparatorie, cimiteri di navi, colpi di scena, scoperte archeologiche, inseguimenti a cavallo, "passeggiate" nel deserto infuocato e altre amenità simili (da antologia la visita alla mostra di sir Francis Drake presente all'interno del museo di Cartagena, durante il flashback di Nathan).

Quello che davvero colpisce è la cura dei dettagli: le statue antiche, le tombe, i palazzi, i vicoli delle città, le singole bancarelle del mercato in Siria, le vetrine del museo, la tempesta di sabbia...
E' un brand, quello di Uncharted, che mi piace molto. Di sicuro è diventata la mia saga preferita della Playstation 3 (sarà che mi ricorda i fasti dei primi Tomb Raider), ma agli sviluppatori di Naughty Dog non si può fare altro che applaudire per un prodotto così eccelso.

Gli unici difetti, a mio avviso, sono riconducibili alla bassa IA dei nemici (che sono piuttosto stupidini, anche se  nelle ultime fasi, essendo presenti in un numero sempre più elevato, danno dei grattacapi) e alla poca caratterizzazione dei due villain. Non sarebbe stato male, ad esempio, approfondire la storia della società segreta capeggiata da Katherine Marlowe, dato che vede come capostipite nientedimeno che John Dee.

Tolto questo, Uncharted 3 promette e garantisce divertimento. E divertimento. E divertimento.

Discorso a parte per l'online, che è praticamente un gioco a sè stante...La versione beta proposta quest'estate era davvero un succulento antipasto.

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