Probabilmente, se non avete Sky, ieri sera eravate assatanati come me nel cercare su Google Gomorra la serie 2 streaming. Gli episodi della nuova stagione di Gomorra, i download, le puntate viste “aumma aumma”, i tormentoni, gli “stai senza penzier”, le estenuanti indagini per trovare una versione di Gomorra 2x01 2x02 decenti, sono ufficialmente tornate.
Dopo ben due anni.
Ed era anche ora.
E ritorna anche la “solita” domanda: Gomorra miglior serie italiana*?
Miglior serie italiana.
Anche (e di nuovo) dopo aver visto queste due inquietantissime puntate.
Nella quale si affoga nella cronaca, perché quello che si vede non è emulazione o esaltazione del “Sistema”, bensì disvelamento e dimostrazione di come funzionano certi meccanismi.
E questi meccanismi reali, spesso, superano qualunque fantasia.
Pronti per l’ennesimo giro all’inferno?
Se vi fate un giro sui social network sono già in tanti quelli che stanno dicendo che la prima puntata della seconda stagione di Gomorra è stata potentissima, mentre la seconda “sotto tono”.
Personalmente non sono d’accordo.
Anzi: la seconda puntata è quella che, personalmente, ho trovato più interessante.
Prima di tutto perché assistiamo a un confronto generazionale inevitabile: il vecchio boss a confronto col nuovo; entrambi che, a causa delle loro storie personali, sono radicalmente cambiati.
Pietro Savastano, che un tempo era la roccia sulla quale si fondava l’omonimo impero camorrista, è ormai vecchio, stanco e (al momento) detronizzato. Sembra quasi che, al netto di quanto diceva nella prima stagione (ovvero che non vedeva l’ora di cedere il posto al figlio) fosse invece contento della sua condizione di “scemo”, perché gli permetteva di essere saldo al timone della sua “barca”, senza avere nessuno in grado di metterlo in discussione.
Ora però le cose sono cambiate, dato che “Genny bello”, oltre ad aver conservato la ferocia che lo aveva contraddistinto dal suo ritorno in Honduras, sembra aver sviluppato uno spiccato senso degli affari e si sia tramutato in un cervello finissimo, in grado di calcolare in maniera rapidissima quali sono gli “alleati” di cui ci si può fidare, e quali sono quelli che possono rappresentare un problema.
Le capanne dell’Honduras, evidentemente, regalano la scienza malavitosa infusa.
Ad ogni modo, quello che mi ha colpito (di nuovo) della serie è la stretta aderenza alla realtà dei fatti. Non è possibile identificarsi con uno che conduce una vita come quella di Ciro – che messo sotto stress finisce per compiere quella azione incredibile -, ma soprattutto il cervello della persona normale fatica a credere che quello che vede nella fiction succede davvero tutti i giorni a Napoli.
Nei primi dieci minuti muoiono tre persone innocenti. Gente che svolgeva normalmente il proprio lavoro, e che si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.
A Napoli capita.
Se non ci credete, fate un salto sui principali quotidiani nazionali, cliccate su Napoli e andatevi a leggere i fatti di cronaca.
La fiction, in questo caso, ci è andata giù piuttosto leggera.
Dove invece ha letteralmente copiato la realtà dei fatti è nella questione dei diamanti. Lo racconta, con dovizia di particolari, Maurizio Prestieri, potentissimo boss del clan Di Lauro (la cui storia è stata la “base” per la creazione della famiglia Savastano). Prestieri infatti dice che il clan, grazie al narcotraffico, faceva talmente tanti soldi che, ad un certo punto, non si sapeva più dove stiparli. E se si nascondevano, le banconote, col tempo, si ammuffivano. Perciò Paolo Di Lauro, il celeberrimo “Ciruzzo ‘o Milionario”, ovvero il capo #totaletombale del clan, decise di investire buona parte dei ricavi provenienti dal mercato della droga in diamanti e smeraldi.
Questi venivano riposti all’interno di bottiglie di plastica, per lo più di Coca Cola, e sepolti in zone segrete attorno Scampia e Secondigliano.
I clan secondiglianesi infatti avevano capito che case, automobili e conti bancari potevano essere sequestrati: perciò, se avessero avuto bisogno di danaro liquido per comprare armi e sfuggire ai controlli, facendo ricorso a pietre preziose non solo si servivano di un mercato che non si svalutava mai, ma potevano rivenderle facilmente in tutto il mondo.
Esattamente come si vede nella seconda puntata di Gomorra.
La strage in Germania, invece, ricorda da vicino la strage di Duisburg, nella quale cinque persone vennero uccise perché implicate in un giro di traffico di armi con le ‘ndrine calabresi e la mafia jugoslava.
Infine gli assetti “geopolitici” della malavita telefilmica post-Savastano sono esattamente quelli che il Sistema si è ritrovato ad avere dopo la caduta del clan Di Lauro e la guerra degli Scissionisti.
Nessun padrone o clan egemone, bensì una sorta di confederazione formata da un numero variabile di clan “medi”, che gestiscono in proprio le rispettive piazze di spaccio comprando droga dallo stesso canale (o da canali “comuni”). Questa situazione parcellizzata è quella tutt’oggi esistente a Napoli (e non solo), tanto che ogni giorno, a causa di questo vuoto di potere, nascono nuovi clan (spesso formati anche solo da ragazzini) che, attraverso l’intimidazione e l’apertura di nuove piazze, cercano di affermarsi sul territorio conquistando a poco a poco, vicoli, strade, quartieri.
In pratica, a leggere le cronache, per quanto la fiction affondi le proprie radici nel “reale”, purtroppo il reale è ancora (e di gran lunga) più spaventoso e inquietante della finzione.
Ad ogni modo, almeno per una settimana, godetevi “solo” lo spettacolo: State senza pensieri.
E fatemi sapere che ne pensate di queste due prime puntate di Gomorra 2.
--------
*Assieme a Romanzo Criminale, Boris e Coliandro, naturalmente…
Dopo ben due anni.
Ed era anche ora.
E ritorna anche la “solita” domanda: Gomorra miglior serie italiana*?
Miglior serie italiana.
Anche (e di nuovo) dopo aver visto queste due inquietantissime puntate.
Nella quale si affoga nella cronaca, perché quello che si vede non è emulazione o esaltazione del “Sistema”, bensì disvelamento e dimostrazione di come funzionano certi meccanismi.
E questi meccanismi reali, spesso, superano qualunque fantasia.
Pronti per l’ennesimo giro all’inferno?
Se vi fate un giro sui social network sono già in tanti quelli che stanno dicendo che la prima puntata della seconda stagione di Gomorra è stata potentissima, mentre la seconda “sotto tono”.
Personalmente non sono d’accordo.
Anzi: la seconda puntata è quella che, personalmente, ho trovato più interessante.
Prima di tutto perché assistiamo a un confronto generazionale inevitabile: il vecchio boss a confronto col nuovo; entrambi che, a causa delle loro storie personali, sono radicalmente cambiati.
DOOON!
Pietro Savastano, che un tempo era la roccia sulla quale si fondava l’omonimo impero camorrista, è ormai vecchio, stanco e (al momento) detronizzato. Sembra quasi che, al netto di quanto diceva nella prima stagione (ovvero che non vedeva l’ora di cedere il posto al figlio) fosse invece contento della sua condizione di “scemo”, perché gli permetteva di essere saldo al timone della sua “barca”, senza avere nessuno in grado di metterlo in discussione.
Ora però le cose sono cambiate, dato che “Genny bello”, oltre ad aver conservato la ferocia che lo aveva contraddistinto dal suo ritorno in Honduras, sembra aver sviluppato uno spiccato senso degli affari e si sia tramutato in un cervello finissimo, in grado di calcolare in maniera rapidissima quali sono gli “alleati” di cui ci si può fidare, e quali sono quelli che possono rappresentare un problema.
Le capanne dell’Honduras, evidentemente, regalano la scienza malavitosa infusa.
Piccoli Escobar crescono...
Ad ogni modo, quello che mi ha colpito (di nuovo) della serie è la stretta aderenza alla realtà dei fatti. Non è possibile identificarsi con uno che conduce una vita come quella di Ciro – che messo sotto stress finisce per compiere quella azione incredibile -, ma soprattutto il cervello della persona normale fatica a credere che quello che vede nella fiction succede davvero tutti i giorni a Napoli.
Nei primi dieci minuti muoiono tre persone innocenti. Gente che svolgeva normalmente il proprio lavoro, e che si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.
A Napoli capita.
Se non ci credete, fate un salto sui principali quotidiani nazionali, cliccate su Napoli e andatevi a leggere i fatti di cronaca.
La fiction, in questo caso, ci è andata giù piuttosto leggera.
Scene di repertorio: ritratto di famiglia
Dove invece ha letteralmente copiato la realtà dei fatti è nella questione dei diamanti. Lo racconta, con dovizia di particolari, Maurizio Prestieri, potentissimo boss del clan Di Lauro (la cui storia è stata la “base” per la creazione della famiglia Savastano). Prestieri infatti dice che il clan, grazie al narcotraffico, faceva talmente tanti soldi che, ad un certo punto, non si sapeva più dove stiparli. E se si nascondevano, le banconote, col tempo, si ammuffivano. Perciò Paolo Di Lauro, il celeberrimo “Ciruzzo ‘o Milionario”, ovvero il capo #totaletombale del clan, decise di investire buona parte dei ricavi provenienti dal mercato della droga in diamanti e smeraldi.
Questi venivano riposti all’interno di bottiglie di plastica, per lo più di Coca Cola, e sepolti in zone segrete attorno Scampia e Secondigliano.
I clan secondiglianesi infatti avevano capito che case, automobili e conti bancari potevano essere sequestrati: perciò, se avessero avuto bisogno di danaro liquido per comprare armi e sfuggire ai controlli, facendo ricorso a pietre preziose non solo si servivano di un mercato che non si svalutava mai, ma potevano rivenderle facilmente in tutto il mondo.
Esattamente come si vede nella seconda puntata di Gomorra.
Blood Diamonds
La strage in Germania, invece, ricorda da vicino la strage di Duisburg, nella quale cinque persone vennero uccise perché implicate in un giro di traffico di armi con le ‘ndrine calabresi e la mafia jugoslava.
Infine gli assetti “geopolitici” della malavita telefilmica post-Savastano sono esattamente quelli che il Sistema si è ritrovato ad avere dopo la caduta del clan Di Lauro e la guerra degli Scissionisti.
Nessun padrone o clan egemone, bensì una sorta di confederazione formata da un numero variabile di clan “medi”, che gestiscono in proprio le rispettive piazze di spaccio comprando droga dallo stesso canale (o da canali “comuni”). Questa situazione parcellizzata è quella tutt’oggi esistente a Napoli (e non solo), tanto che ogni giorno, a causa di questo vuoto di potere, nascono nuovi clan (spesso formati anche solo da ragazzini) che, attraverso l’intimidazione e l’apertura di nuove piazze, cercano di affermarsi sul territorio conquistando a poco a poco, vicoli, strade, quartieri.
(cit.)
Ad ogni modo, almeno per una settimana, godetevi “solo” lo spettacolo: State senza pensieri.
E fatemi sapere che ne pensate di queste due prime puntate di Gomorra 2.
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*Assieme a Romanzo Criminale, Boris e Coliandro, naturalmente…
Puntate molto avvincenti,il susseguirsi delle azioni è diventato molto più rapido nell'azione dando spazio agli aspetti umani.L'unica vera pecca è stata all'inizio del secondo episodio.Una scritta 'UN ANNO DOPO' leggermente più grande non avrebbe guastato,ho dovuto usare Facebook per recuperare questa mia disattenzione.
RispondiEliminaNon sei il primo che leggo che non si è accorto della scritta. :)
EliminaChe dire: tanta roba. Come ti ho già scritto mi hai davvero sorpreso.
RispondiEliminaNon tanto con la questione dei diamanti, seppure interessantissima, che è fondamentalmente un "riciclo" di denaro sporco (termine non precisissimo ma credo renda cosa intendo) quanto con la riforma della gerarchia di Secondigliano-Scampia dopo la faida, che come dici rende ancora più inquietante la situazione rispetto alle altre situazioni nel paese ed in europa: del resto un potere centrale forte garantisce perlomeno che non ci siano bagni di sangue interni alle organizzazioni o comunque li limita.
Sì, è inquietante.
EliminaHo trovato il secondo episodio davvero Molto più profondo e avvincente del primo...
RispondiEliminaLa scena in cui Jenny trscina Pietro dentro il capannone, quella ripresa lontanissima, volontaria, di tutto quello spazio vuoto attorno ai due soggetti, fa capire subito della perdita del potere dalla parte della fam Savastano, rimasti solo due immezzo a un mondo di nemici...Incredibile la tenchina di regia portata all'interno del secondo episodio(spero di essermi espresso bene), sono stato moolto colpito dal rapporto, anche se a volta scontroso tra padre(ex(?)boss colonna portante) e figlio, futuro del patrimonio camorrista...spero di essere stato chiaro :)buonanotte :D
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