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Romanzo Nerd - Capitolo 2

Ed eccoci arrivati al secondo capitolo del Romanzo Nerd.
Non avete letto il primo capitolo?
MALE!
Potete trovarlo e sgranocchiarlo QUA!
Fatto?
Bene!
Ora siete pronti per il seguito.
Si va?

La sala incontri era strapiena. Tutte le sedie erano occupate, ai lati non vi era il minimo spazio libero e nelle retrovie le persone erano talmente stipate che nemmeno gli ebrei sui treni in direzione Auschwitz.
Angelo, Delli e Maurizio erano in prima fila. Davanti a loro, sul palco, c’erano tre sedie vuote. E alle spalle di queste, in alto, un telone grigio per le videoproiezioni.
«Sommo com’è che a te non t’hanno invitato?», domandò Delli.
Angelo aggrottò le sopracciglia. «E che c’entro io? Faccio il blogger, mica lo Youtuber. Nel caso dovevano invitare te che sei Il Grandissimo
Delli sorrise. «Infatti questa è un’onta che verrà ripagata prima o poi col sangue degli organizzatori.»
Il blablableggio dei presenti riecheggiava tra le pareti della sala, creando un’atmosfera gioiosa, vibrante, palpabile.
«A che ora inizia?», chiese Maurizio.
Delli guardò l’orologio. «Alle due e mezza. Tra un paio di minuti. Se sono in orario…»
Angelo diede di gomito a Maurizio, alla sua sinistra. «Secondo te quanto durerà ‘sto strazio?»
Lui si strinse nelle spalle. «Ma che ne so, prima finisce, prima ce ne andiamo in giro per la fiera.»
Angelo increspò le labbra in un ghigno cattivo. «Ma come, non eravamo venuti qua esclusivamente vedere ‘sta presentazione con la scusa di fare un meeting inter nos?»
Maurizio corrugò la fronte. «Buta, che fai? Provochi?»
Dalle casse ai lati del palco, le note di Cha La Head Cha La sovrastarono il blablableggio dei presenti.
Che applaudirono.
Un tipo sulla trentina coi capelli corti neri, pizzetto, jeans, maglietta di Superman, iPad nella mano sinistra e microfono stretto nel pugno destro salì sul palco. «Benvenuti a tutti a questa presentazione e a questo incontro!», esordì. Aveva una voce stridula, con un accento romano marcatissimo. «In questi giorni, proprio qui, in questa sala, abbiamo presentato le opere più disparate. Dal nuovo lavoro di Zerocalcare su di una Rebibbia ucronica, allo spin-off di Dylan Dog firmato Recchioni con protagonista un Bloch ormai in pensione, passando per i nuovi albi della Bao e le prossime uscite della Panini. L’incontro di oggi, invece, è un po’ diverso, perché parliamo di un libro, un’autoproduzione, che ha avuto un successo strepitoso, e che affonda le sue radici in quello che è il mondo del web. E in particolare, in quello che è il mondo di YouTube.» Inspirò. «Tutti noi pensiamo a YouTube come a una piattaforma eterna, una di quelle cose nate miliardi di anni fa. Invece il celeberrimo Tubo è nato solamente poco meno di dieci anni fa, nel 2005. Forse non lo sapete nemmeno, ma il primo video caricato non è un qualcosa di elaborato, un video ad hoc, una recensione di un film o una clip musicale.» Lanciò un’occhiata al suo iPad, dove probabilmente teneva qualche appunto. «Il 23 aprile di quell’anno, l’utente jawed, al secolo Jawed Karim, ovvero uno dei creatori e fondatori di Youtube, carica il primo filmato in assoluto. Si intitola Me at the zoo, cioè Io allo zoo, e immortala lo stesso Jawed davanti alla gabbia degli elefanti dello zoo di San Diego. Pochi minuti dopo, arriva il primo commento. È dell’utente COBALTGDRUV, che scrive semplicemente “Interesting”. Chissà se COBALTGDRUV immaginava quanto interessante sarebbe diventato Youtube nel giro di pochi anni. Di sicuro, Youtube ha rappresentato una svolta epocale. In soldoni è il papà di tutti i social network attuali, poiché chiunque può mettersi davanti ad una videocamera e parlare di cose che, in buona sostanza, non interessano praticamente a nessuno.»
Buona questa.
Tutti ridono.
Nuovo applauso.
Il presentatore ghignò, lasciò fare. Poi riprese a parlare. «Infatti è incredibile come cose che non interessino a nessuno, e che probabilmente interessano ancor meno gli stessi interessati, in realtà siano seguitissime. Qui al Comicon il tema centrale naturalmente è il fumetto, e l’incontro di oggi è su un qualcosa che ha a che fare con il fumetto su Youtube, e più in particolare con quella che, da qualche tempo a questa parte, viene identificata come Nerd Cultura
Secondo applauso.
Maurizio sbadigliò.
Angelo pensò che non aveva tutti i torti. Il presentatore era talmente odioso con i suoi modi finto cciovani che si sarebbe meritato una scarica selvaggia di calcagnate nelle gengive. Soprattutto adesso che agitava le braccia, si atteggiava a rockstar de noiartri e chiamava sul palco le star della presentazione.
«…ecco a voi Marco Ferraris, in arte 88Ferro; Domenico Guastafierro, in arte CavernaDiPlatone; Maria Brandeur, in arte Dario Moccia, in arte Piero Fasulli!»
I tre sbucarono da dietro le casse salutando il pubblico, salirono sul palco, si sistemarono sulle sedie. Domenico, t-shirt con Raoul seduto su Re Nero, pantalone blu e Nike grigie, occupò quella di destra; Marco, polo rossa e jeans, quella a sinistra; Dario, cappellino di Totoro, maglietta con Gengar e pantalone militare, quella al centro.
Dietro di loro, il telone grigio si accese e ripropose, ingigantendole, le immagini del palco.
Il presentatore fece l’occhiolino al pubblico, quindi, con un nuovo gesto teatrale, indicò i suoi ospiti. «Ecco i Tre Moschettieri della Nerd Cultura italiana!»
Il pubblico esplose in un boato.
Angelo gli avrebbe esploso volentieri una granata a frammentazione.
Dritta sulla faccia.
«Allora ragazzi, vi aspettavate un’accoglienza così calorosa?», domandò il presentatore ai suoi ospiti.
Marco sembrava imbarazzato, scrollò la testa.
Dario annuì come un forsennato.
Domenico portò il microfono alle labbra. «Se devo essere sincero, mi aspettavo qualcosa in più.»
Altra risatona da parte del pubblico.
Angelo sospirò. I convenevoli andarono avanti per qualche altro minuto, poi, finalmente, l’incontro iniziò sul serio.
E si rivelò un supplizio.
Un supplizio vero.
Il presentatore poneva domande idiote e inutili su argomenti che Marco, Domenico e Dario avevano già ampiamente discusso sui loro canali YouTube. E, purtroppo, i tre moschettieri della Nerd Cultura italiana erano costretti a ripetere per la ventordicimillesima volta le stesse identiche cose.
«Dario, cosa ne pensi di Naruto ora che è finito?»
«Domenico, perché hai scelto come nickname il curioso “CavernaDiPlatone”?»
«Marco, ma “88Ferro” sono le dimensioni di ciò che pensiamo tutti?»
Angelo cercò di concentrarsi sulle risposte simpatiche dei tre companeros, ma il dibattito gli venne così a noia che, nonostante il volume all’interno della sala sfiorasse i 2700 decibel, fece la fine di Dante come uom cui sonno piglia.
Morfeo lo risucchiò in un vortice oscuro, lo catapultò su di un terreno polveroso. Qualcuno, che non riusciva a vedere, gli teneva le braccia bloccate in alto.
«Inchiodate e alzate!», ordinò una voce, che ad Angelo sembrò leggerissimamente familiare.
Ma che cazz…
Angelo avvertì il tocco gelido di due punte metalliche all’altezza dei suoi polsi. Sperò che non fossero quello che pensava che fossero, ma un attimo dopo, i chiodi lo trapassarono da parte a parte, penetrando carne e ossa.
Dolore indicibile.
Agonia estrema.
Il tempo smise di esistere.
Poi, dopo quella che gli sembrò un’eternità, il suo tormento si mitigò.
Angelo riprese il controllo delle sue sensazioni. Sentiva un gran caldo all’altezza dell’inguine, un caldo bagnato che si allargava e scendeva, inzuppandogli i pantaloni. Si era pisciato addosso e, paradossalmente, gli faceva più schifo quello che non il sangue che gli zampillava fuori dai polsi.
Ma dove diavolo sono?
Lo capì solo quando qualcuno, - O qualcosa? -, lo sollevò da terra, e si ritrovo con le gambe penzolanti a diversi metri dal terreno.
L’avevano inchiodato al braccio orizzontale di una struttura che raffigurava le sette stelle dell’Orsa Maggiore.
Tra la prima e la seconda stella, cazzo…Ho fatto la fine di Kenshiro!
Kaioh, il suo carnefice, stava ai piedi della croce di Hokuto, rinchiuso ermeticamente nella sua armatura oscura. Con le braccia conserte e lo sguardo fisso su di lui, sembrava godersi lo spettacolo.
Anche i lacchè nerboruti che gli stavano intorno parevano divertirsi un mondo. Schiamazzavano, lo sbeffeggiavano, lo indicavano con le loro dita tozze. I loro volti erano talmente deformi che Angelo non potè fare a meno di pensare che avrebbero fatto la felicità di uno come Lombroso.
Kaioh lasciò sfogare i tirapiedi per una decina di minuti, poi all’improvviso alzò il braccio, impose il silenzio e i suoi uomini si zittirono.
Il maestro dell’Arcana Arte di Hokuto appoggiò le possenti mani sulla calotta del suo elmo, lo sollevò, scoprì il suo volto. E sghignazzò. «Ao’, a coso! Svejati, che nun ce stanno santi! Te devi da sorbi’ tutto er dibbattito!»
Angelo spalancò gli occhi.
Non è possibile!
Quei capelli corti neri.
Quel pizzetto.
Kaioh aveva assunto le fattezze dello stramaledettissimo presentatore.
«Waaah!»
Angelo ritornò alla realtà agitandosi sulla sedia.
Delli lo accolse con uno scappellotto. «Bentornato nel mondo dei vivi, Sommo.»
Angelo si stropicciò gli occhi, portò la mano davanti alla bocca, sbadigliò. «Quanto ho dormito?»
«Dieci minuti al massimo. Russavi.»
Bene, ennesima figura di merda.
Indicò il palco con un cenno del capo. «Che stanno dicendo, Domì?»
«Bah, hanno parlato del libro di Moccia, di cosa vuol dire Nerd Cultura in generale, poi sono passati a esaminare e a decantare le virtù dei loro fumetti preferiti. Cose così.»
«Cazzate così, vorrai dire», si intromise Maurizio, l’espressione di chi, come si diceva a Napoli, s’era fatto la palla.
Angelo appizzò le orecchie, cercò di stare attento.
Marco stava presentando un volume di Ratigher uscito qualche anno prima, intitolato Trama, e stava raccontando cosa gli era piaciuto. «Penso che sia uno dei migliori fumetti italiani in circolazione, perché ha una storia coinvolgente e terrificante, perché è un fumetto che ha soddisfatto appieno la mia esigenza, dato che ha superato qualsiasi mia aspettativa. È tutto ciò che si può desiderare da una storia dell’orrore, ha personaggi assurdi e dialoghi del tutto decontestualizzati. Senza tener conto dello storytelling geniale, basato su continui flashforward, che sono la vera chiave di lettura per decifrare il finale della storia. Certo, è uno di quegli albi che va letto con attenzione, e non solo per il gusto di godere di un facile intrattenimento. Parecchie persone che mi seguono infatti mi hanno contattato perché, dopo aver visto il video in cui ne parlavo, hanno letto Trama ma non ne hanno capito il finale. Il problema è che»
«Scusa se ti interrompo», disse il presentatore, sovrapponendo la sua voce a quella di Marco, «Ma quest’ultima cosa mi dà modo di farvi un’ulteriore domanda. Il rapporto con i vostri utenti, com’è? Chi sono e come sono i ragazzi che vi seguono?»
«Sono una manica di stronzi, di ladri e di coglioni», sentenziò Domenico.
Boato in sala.
Angelo increspò le labbra in un ghigno satanico, conosceva il cinico sadismo di Domenico. I presenti non capivano, o forse non sapevano, che cavernadiplatone era stato dannatamente serio, e che quindi stavano ridendo di loro stessi. Per un istante, i volti dei lacchè lombrosiani di Kaioh che aveva visto in sogno si sovrapposero ai loro.
«Ma no, non è vero che sono stronzi e coglioni», stava dicendo Dario. «Ladri sì, ma stronzi e coglioni no.»
Ennesimo scroscio di applausi.
«Per ladri cosa intendete?», domandò il presentatore.
«Che sono degli stronzi ladri pezzi di merda perché rubano i fumetti leggendo solo le scan. E poi non capiscono un cazzo di quello che leggono.»
«Cioè?»
Domenico si schiarì la voce. «Io consiglio un fumetto su Facebook, oppure faccio un video su YouTube, e puntualmente arrivano i soliti quattro stronzi che piagnucolano.» Cambiò il tono in falsetto. «Caverna, ma io non ho capito questa cosa! Ehi, ma perché questo personaggio agisce così? Sì, ma io non comprendo perché l’autore non ci ha spiegato come ha fatto il cattivo a manipolare il buono!» Tornò al suo tono di voce normale. «Sono degli stronzi perché bastava leggere il fumetto con più attenzione. C’è gente, e non sto scherzando, che compra i volumi e guarda solo le immagini per poter dire che l’ha letto e gli ha fatto schifo. Anche solo per fare i bastian contrari.» Si alzò dalla sedia, si avvicinò al bordo del palco, si accovacciò. «Cioè, ragazzi, siete malati. Fatevi vedere da un medico bravo!»
Il dibattito si trascinò per altri settantacinquelunghissimiminuti, tra altre futilità e diverse domande del pubblico. Poi il presentatore decise che era venuto il tempo dei saluti, ringraziò Dario, Marco e Domenico, e diede appuntamento per l’indomani. «Non mancate, avremo come ospite nientepopòdimenochè…»
Le casse risputano fuori Cha La Head Cha La, e Marco, Domenico e Dario, assieme al presentatore, si volatilizzarono dietro le casse.
Angelo, Maurizio e Delli, attesero che la maggior parte del pubblico se ne fosse andata, quindi raggiunsero i tre moschettieri della Nerd Cultura italiana dietro il telone.
«Che presentazione di merda», disse Maurizio.
«Iorio ma falla finita, stai sempre a rompere il cazzo te!», gli rispose Dario.
«Oh, ma perché non ci andiamo a fottere qualche Red Bull al chioschetto che sta fuori, vicino l’ingresso?», propose Domenico. «C’ho ‘na sete di pazzi.»
Furono tutti d’accordo.
Fuori c’era il sole, e nonostante fosse fine aprile, Angelo pensò che faceva già troppo caldo per i suoi gusti.
Impiegarono poco per raggiungere l’agognata meta, ma quando il furgoncino con la riproduzione deluxe della famigerata lattina biancoblu fu in vista, Dario sgranò gli occhi, alzò il braccio, e indicò il cielo. «E quello cos’è?»
Angelo si ritrovò a guardare in alto, la bocca spalancata, le braccia penzoloni lungo i fianchi. Avvertì un formicolio alle mani, le sue dita persero sensibilità, le due buste bianche coi volumi di Sin City e Swamp Thing piombarono al suolo con un tonfo.
Cazzo, non è possibile!
Qualche minuto dopo, gli alieni sferrarono l’attacco.

[TO BE CONTINUED...]

4 commenti:

  1. C'è vò il seguitooooooooooooooooo! :)
    Chissà come sarebbe la copertina del romanzo...

    P.S. ma il post di One punch man è tornato alla ribalta con l'anime?

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  2. Non per essere cattivo, ma parlando a titolo personale preferisco leggere le tue opinioni o i tuoi saggi.
    Non entro nel merito della storia ma personalemente ti apprezzo per altro che mi auguro tornerai a fare. ;)

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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